Arte e scienza sono realtà dicotomiche o interconnesse? Nel 1959, Charles Percy Snow denunciò la separazione tra la cultura scientifica e la cultura umanistica e la necessità di recuperare questa scissione. A distanza di sessant’anni cosa è cambiato? Purtroppo, ancora oggi arte e scienza sono percepite come realtà dicotomiche. Una netta cesura tra i due mondi è subentrata in epoca moderna, da Descartes in poi, con l’epoca dell’illuminismo. Meno di un secolo prima, il talento universale del Rinascimento italiano, Leonardo Da Vinci, celebrava, con la sua opera geniale e poliedrica, la coincidenza massima tra arte e scienza. Ancor prima, in epoca classica non esisteva una vera e propria contrapposizione tra la dimensione estetica e quella scientifica, basti pensare alla poetica di Aristotele, dove la poesia non è affatto svincolata da un insieme di regole, o alle dottrine di Pitagora, dove il mondo della natura, quello della matematica e della musica sono interconnesse. Un altro indizio significativo della originaria assenza di ogni dualismo tra arte e scienza è rinvenibile nel termine greco di “techne”, l’equivalente del latino “ars”, che significa “arte”, ma anche “tecnica”. Tutt’oggi, la rottura tra le due culture non è sanata e, adesso più che mai, dobbiamo assumere l’approccio di Primo Levi se davvero esiste una schisi tra arte e scienza, si tratta di una schisi innaturale, in quanto l’arte e la scienza sono manifestazioni diverse ma interpenetrate, di un’unica cultura, la cultura umana. Andrea Forges Davanzati nel suo percorso artistico riflette su questo stereotipo dicotomico e vuole mostrare quanto il processo creativo artistico e scientifico non possano dirsi realtà a sé stanti ma anzi, tra arte e scienza c’è una continua osmosi attraverso la membrana della cultura.
Appassionato di biologia, Forges Davanzati con uno studio meticoloso, mediato da un disegno accurato, ingigantisce piccole forme di vita come se fossero osservate con una lente d’ingrandimento. Questi esseri viventi, con abilità certosina, vengono forgiati nell’acciaio inossidabile e, seguace della tendenza minimalista e ammiccando ai mobiles di Calder, vengono ridotti alle loro forme più essenziali privandole di ogni ornamento e citazioni superflue.
Forges Davanzati dalle esperienze dei grandi maestri quali Bruno Munari, Carlo Mo, Kengiro Azuma e Giancarlo Marchese, trae la sua ricerca visuale e l’interesse per il movimento e la luce indagati in stretta relazione con il mondo naturale. Quest’ultimo rappresenta, per l’artista, la musa ispiratrice dalle quale trarre forme, luci e movimento.
La serie Mosquitos è composta da pezzi unici, realizzati a mano da un pezzo pieno d’acciaio inossidabile modellato tramite lavorazioni industriali e rifinite manualmente con tecniche artigianali di oreficeria. Queste forme scultoree, riflettenti e specchianti, rappresentano i suoi studi morfologici di piccole forme viventi modellati nella forza dell’acciaio. Alcune di queste sono sorrette da esili zampette in filo inox, che rendono la scultura oscillante, elastica e tremolante al tatto. Questo effetto plastico è studiato per valorizzare l’aspetto ludico, omaggio al suo maestro Bruno Munari, e celebrare il senso di bilico ed equilibrio che contraddistingue molte sue opere.
La serie Trips, nasce dall’interesse verso le ricerche medico - scientifiche compiute su particolari specie di ragni per capire quale effetto hanno le droghe psicotropiche sul loro comportamento. Gli esperti hanno dimostrato che i ragni seguono uno schema prefissato e geometricamente rigoroso a seconda il tipo e la quantità di droga che gli viene somministrata. Alla luce di queste indagini, condotte per la prima volta dallo zoologo Hans Peters e in ultima battuta dalla NASA, si è in grado di identificare i livelli di tossicità e la tipologia di sostanza a seconda il tipo di deformazione della trama della ragnatela. Andrea Forges Davanzati, affascinato dalle forme generate, ha elaborato questa serie scultorea in cui possiamo vedere sei tipi di trame di ragnatele diverse ed ha scelto ironicamente il titolo Trips.
Testo critico di Federica Fabrizi
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