Il Palazzo Bonaparte in Roma ospita: Van Gogh capolavori dal Kroller-Muller Museum. Questa è stata senza dubbio la più attesa mostra dell'anno.
Tante sono le figure pubbliche e private che hanno reso possibile questo evento, come l'Assessorato della Cultura, l'Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, il patrocinio della Regione Lazio e del Comune di Roma, della produzione di Arthemisia e di tutti gli sponsor, i partener, alla realizzazione, con il prestito dei lavori custoditi nel Kroller-Muller Museum, ma il grande merito, se Van Gogh è ammirato, studiato, amato, anche in questa straordinaria mostra, va a quattro speciali donne.
La prima a credere nel suo talento, non cedendo alle difficoltà e ai rifiuti fu Johanna, la vedova di Theo. Sarà lei ad esporre, promuovere i quadri e pubblicarne le toccanti e profonde lettere, carteggio tra Van Gogh e l'amato fratello.
L'altra fondamentale donna, per la divulgazione e il successo di Van Gogh, fu Helene Kroller-Muller, anticipatrice visionaria di un modo di apprezzare l'arte. Traghettò, anticipando i tempi, la società verso il futuro, espandendo il mondo delle opere d'arte oltre il concetto del bello. Fu lei, acquisto dopo acquisto, a collezionare le opere del pittore olandese, creando un patrimonio secondo solo al Museo di Amsterdam. In comune con Van Gogh, condivideva la sensibilità tormentata, la visione dolorosa della vita. Il museo che porta il suo nome è il frutto rivoluzionario di una visione artistica di una vita, 11.500 opere d'arte che formano la più grande collezione privata, costruita come dono alla collettività. Con questo spirito, il prestigioso museo olandese ha "prestato" a Roma e all'Italia, 50 capolavori di inestimabile valore. Opere come l'Autoritratto, recentemente restaurato e numerosi dipinti su carta che raramente si riescono a vedere.
Due donne sono le curatrici della mostra, Francesca Villanti e Maria Teresa Benedetti. Quest'ultima dalla vitalità che non conosce i segni del tempo, racconta di Van Gogh partendo dalla sua umanità, dalla sensibilità estrema segnata da una vita tormentata, fatta di follie e disperazione che si concluse nel modo più cruento: con il suicidio.
La mostra ricostruisce la vicenda umana ed artistica, con un percorso cronologico espositivo riferito ai luoghi dove il pittore olandese ha vissuto. Le lettere, i suoi pensieri accompagnano la visita permettendoci di entrare in tutte le pieghe e le ferite di un genio incompreso, sopraffatto dalla vita. Pur amando il mondo che lo respinge, Vincent van Gogh riesce a mantenere un alto valore etico, una sincerità assoluta e una carità infinita. In costante ricerca di affetto, amicizia e approvazione, si paragona a un cane che ha per compagno di vita solo il dolore. Cerca l'amore nella sua modella, una giovane prostituta, con lei insegue una semplice quotidianità ma non è in grado né di salvarla né di salvarsi. Cade in un altro dolore e abbandono. Sono i suoi stati d'animo a segnare un percorso che in ordine temporale viene riportato in mostra.
Le sezioni che scandiscono il ritmo della mostra e il suo percorso museale sono cinque.
La prima è inerente alla conoscenza di Helena Kroller-Muller, moglie e madre di quattro figli, inquieta e tormentata, attratta dalle grandi questioni che attraversano e scandiscono la vita umana. Il momento di svolta della sua vita lo raggiunge con la conoscenza del mentore di sua figlia. L'amicizia e il raffinato scambio intellettuale, porterà la ricca ereditiera a collezionare le opere di Van Gogh, dedicando gran parte della sua vita alla realizzazione del museo.
La seconda si riferisce al periodo olandese del pittore. La sacrale attenzione all'umile lavoro della terra fa prediligere a Van Gogh i toni scuri, ne cattura il "carattere" dei soggetti raffigurati, afferrandone l'essenza ed esprimendo non una malinconia sentimentale ma un dolore vero. Di questo intervallo sono i grandi capolavori come: il Seminatore, il raccoglitore di patate, i tessitori, i boscaioli, e le donne nella penombra domestica, tutti sono accumunati da una goffa dolcezza.
Il terzo periodo è incentrato sul soggiorno parigino, in esso vi è un appassionato studio del colore, un linguaggio immediato sulla scia impressionista. In questa fase creativa dipinge 25 autoritratti. Vuole lasciare un segno di sé, ma una traccia pittorica e non fotografica, come la moda e la novità consiglia. Intende lasciare un ricordo intimo e introspettivo, l'opera come specchio dell'anima. In mostra un meraviglioso autoritratto su fondo blu in cui le pennellate si ricorrono, piatte, spesse, orizzontali e verticali. Appare un Van Gogh penetrante, tumultuoso, fiero e indagatore. La teca che lo contiene, grazie alla sua trasparenza ci riporta nel luogo ospitante, il bellissimo palazzo Bonaparte, fresco di restauro e per un attimo mondi passati si uniscono davanti ai nostri contemporanei occhi.
L'esigenza di analisi interiore, lo distacca definitivamente dalla corrente impressionista e nella quarta parte in cui lascia Parigi e i suoi eccessi, si ritrova attratto alla terra. Descrivendo la campagna vuole esprimere allegre sensazioni, dipinge opere luminose e questa sua interiorizzazione lo avvicinerà più ai post-impressionisti. Un piacevole intermedio immersivo ci permette di rivivere, grazie a sapiente giochi di specchi, la "Notte stellata" che raffigura il paesaggio notturno di Saint-Remy-De Provence poco prima del sorgere del sole.
Nell'ultima parte della mostra, vi è l'epilogo della vita del pittore, i suoi cambi d'umore e la follia lo porteranno alla morte suicida, mettendo fine alla sua sofferenza, ma spalancheranno le porte alla conoscenza del suo talento geniale, unico e irripetibile. Questa bellissima mostra ci restituisce l'artista fuori da tutti gli schemi. Nonostante la sua tragica esistenza, regala capolavori di eccezionale valore artistico ed emotivo. Con la forza delle sue pennellate, l'idea di realtà pura e incontaminata, trasmette sentimenti e suggestioni, commozioni sempre attuali che seducono ancor oggi l'immaginario collettivo.
Chiara Sticca
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