Ha inaugurato ieri sera da ArtSharing Roma la mostra dell'artista messicano Hèctor Vargas Salazar, Incubo en la via Appia, alla sua prima volta in Italia, la terza in Europa. Un progetto artistico che ha richiesto 15 mesi di lavoro, nato a diecimila chilometri di distanza dalla curatrice Penelope Filacchione usando ogni mezzo tecnologico possibile. Prendendo spunto dal terrore che i romani dovettero provare alla vista degli elefanti di Annibale alle porte di Roma, esplora in realtà i terrori ancestrali dell'umanità, che prendono forme di demoni, streghe e figure metamorfiche nate direttamente dall'inconscio collettivo. Un linguaggio formalmente sofisticato, che adotta tecniche anche tradizionali, che affonda le radici nel filone storicizzato del Surrealismo messicano, ma risale indietro fino a Goya e al mondo inquietante di Bosh. La violenza visiva delle immagini porta a galla il disagio che tutti noi viviamo in una società sempre più aggressiva, rivestita apparentemente dalla nostra presunta civilizzazione. Lo stesso tema sarà affrontato attraverso la performance Segni opposti di Monica Argentino, che si svolgerà nella mostra e sarà visibile anche dalla vetrina Sabato 29 ottobre alle 17.30, ultimo giorno della kermesse dell'arte contemporanea a Roma per quest'anno. Prima che le opere tornino in Messico definitivamente, la mostra di Hèctor Vargas Salazar proseguirà comunque fino al 5 novembre, visibile a via Giulio Tarra 64 dal martedì al sabato dalle 17 alle 20.00.
Marco Dal Puppo
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