La rassegna teatrale a tematica LGBTQ+ “ARTEMIA+” è stata arricchita con un significativo evento artistico ospitando nella “Sala Lydia Biondi” del Centro Culturale di via Amilcare Cucchini a Roma, la mostra personale antologica di Giovanni Palmieri. Con il titolo #ARTISTFASHIONERD, l’artista plastico ha avuto modo di ripresentare una selezione delle sue opere più significative che già in precedenti esposizioni hanno trovato il favore del pubblico per un particolare estro che si traduce, comunque, nella capacità di trasmettere benessere ed equilibrio. Merito di un’espressione fatta di tratti e linee che si intersecano in una forma sempre molto elegante facendo delle opere di Palmieri un’espressione di raffinatezza. Anche con i nuovi lavori, in mostra per la prima volta, si conferma un racconto di sensazioni che spesso si manifestano con piccoli particolari destinati a rendere grande tutto l’insieme. Abbiamo incontrato l’artista proprio al Centro Culturale Artemia che con la sua innata classe, ci ha rivelato qualcosa in più del suo modo di fare arte.
Da dove nasce l’estro artistico di Giovanni Palmieri? Ti senti più pittore astratto o figurativo?
La mia vena artistica nasce dalle radici, dal luogo da cui provengo Napoli. I tanti colori, le grandi passioni e la tanta arte presente in quella grande città mi ha stimolato e come l’energia del vulcano che la protegge così la mia arte è emersa. Decisamente mi considero un artista più astratto anche se con una grande tendenza al grafico.
Al Centro Culturale Artemia torni ad esporre dopo un periodo di riflessione e ricerca. Quale è il risultato più importante di questa pausa?
I periodi di riflessione servono sempre per poter crescere, evolvere ed ampliare i propri orizzonti e con questa pausa di riflessione ho fatto anche io lo stesso facendo raggiungere alla mia arte un nuovo livello di consapevolezza che adesso ho il piacere di condividere sia con il pubblico che mi segue da sempre e sia con tante nuove persone che stanno apprezzando i miei lavori .
Gli elementi che arricchiscono i tuoi lavori richiamano alcuni aspetti di una realtà ispirata a un certo Meridione: un'esigenza reale per rimanere ancorato alle tue origini partenopee?
Sicuramente si, come ho già avuto modo di dire sono molto legato alle mie radici, sono molto grato alla mia “meridionalità” per avermi permesso di attingere ad un bacino pressoché illimitato di emozioni ed ogni volta cerco di portare una diversa sensazione in una nuova tela.
Le tue opere sono espressione di una progettualità mentale predefinita oppure si realizzano ad istinto mentre dipingi?
Sono assolutamente analitico, quindi la mia arte si basa su una lunga fase preparatoria che si trasforma, solo al termine del percorso, nell’opera compiuta. non creo all’impronta ma ... ovviamente mai dire mai
Quali sono i messaggi che è possibile leggere nei tuoi tre nuovi lavori “Onestà”, “Fede” e “Vanità” della serie “Gioie”?
Cerco di essere molto diretto nelle mie opere. Il messaggio principale deve essere chiaro e lampante poi, come in ogni cosa, ci sono vari livelli di lettura, quindi … ad ognuno il suo!
Nella serie “Contenuti” la cornice non raccoglie mai tutto il dipinto. Segno di un’arte che sfugge o che è troppo libera per essere rinchiusa in dei confini?
I “Contenuti” nascono dal desiderio di poter non solo confermare che l’arte è oltre che non è riconducibile in un solo punto e non è contenibile in un solo spazio, ma contemporaneamente vogliono raccontare a chi ha la convinzione di guardare nella direzione giusta che esiste tanto altro, forse anche più bello di quello che si è deciso di guardare, e che è comunque sempre a portata di mano.
Oltre alla pittura, sei anche attivissimo nel campo della comunicazione. Quanto sono importanti i social nella tua vita di artista?
Come viene detto oggi l’artista è il mecenate di se stesso per questo è importante la comunicazione. Ecco perché con Andrea Alessio Cavarretta, il curatore della mostra nonché mio marito abbiamo creato Kirolandia la corrente culturale che portiamo avanti con dedizione e fatica da oltre 10 anni e che vuole essere una vetrina per l’arte tutta in modo trasversale ed assolutamente paritario.
La tua mostra coincide con una rassegna teatrale a tematica LGTBQ. Quali possono essere gli elementi in comune fra le tue opere e gli importanti argomenti che altri artisti esprimeranno in scena?
L’arte è inclusione, l’arte non mostra differenze, non giudica, l’arte accoglie! Permette a tutti di potersi esprimere liberamente ed allo stesso modo permette a tutti poter assorbire le sensazioni di cui ha bisogno, così come il teatro. Le mie opere hanno questo in comune con gli spettacoli della rassegna in corso, a maggior ragione se i diritti sono quelli umani o LGBTQ.
Rosario Schibeci
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