Fino al prossimo 4 dicembre al Teatro Vascello di Monteverde a Roma va in scena “Cirano deve morire” di Leonardo Manzan, Rocco Placidi, regia Leonardo Manzan, in una rivisitazione molto contemporanea ed inedita del classico Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand.
Difficile dare uno definizione univoca allo spettacolo teatrale: uno spettacolo-concerto? Un musical? Una pièce teatrale con annesso dj-set?
Secondo me è essenziale mettere l’accento su un fattore inequivocabile, al di là della definizione, lo spettacolo è eccezionale, gli attori sul palco tra prosa, rime e soprattutto rap sono strepitosi, complimenti a Paola Giannini, Alessandro Bay Rossi, Giusto Cucchiarini e alla musica dal vivo eseguita da Filippo Lilli (le musiche originali sono di Franco Visioli e Alessandro Levrero).
Uno spettacolo che ci ha incuriosito subito visto che era già vincitore del Bando Biennale College indetto dalla Biennale Teatro di Venezia 2018, per registi under 30.
Sul palco una tecnostruttura metallica che simboleggia una palazzina nella periferia romana dove si consuma il più tragico triangolo della prosa teatrale: Cirano ama Rossana che ama Cristiano; la celebre storia si sussegue a ritmo incalzante tra poesia romantica e rap.
Costumi d’epoca che si mischiano a fumogeni, laser, luci strobo e bombolette spray per ricordare a tutti la grande forza dell’amore, ma di quello dichiarato, né celato né immaginato.
Le rime sono taglienti, a volte molto sopra le righe, ma questo è il rap, la sua forza, il suo punto di rottura, inutile fare i perbenisti e i puritani.
Un Cirano ribelle, estremamente polemico, che coinvolge in una sfida a colpi di rima rap anche il pubblico presente.
Ma la vera stella è lei, la splendida Rossana che dal suo primo piano della palazzina di periferia decide di raccontarci la sua storia.
Assolutamente fantastica Paola Giannini fasciata in abiti d’epoca, in netta contrapposizione con Cirano che sfoggia felpa e cappuccio calato in viso mentre il bel Cristiano ha un look quasi da ragazzo cool e fin troppo perbene “bello ma scemo” come lui stesso si definisce.
In un triangolo che alla fine diventa un gioco al massacro le vite dei tre protagonisti si intrecciano, si scontrano, si scambiano, fino al tragico e noto epilogo finale.
Uno spettacolo che tolto l’attacco iniziale calmo e quasi disarmante, è a tutto ritmo, grazie anche alla musica live di Filippo Lilli che piomba sugli spettatori a martello.
Uno spettacolo che ci ha convinto, che ci ha entusiasmato e ci è piaciuto moltissimo, complice una indubbia originalità del tutto, che porta una sferzata di indubbia vitalità e novità in un testo teatrale fin troppo classico.
Applauso a tutti, sincero, lo consiglio a chi vuole 90 minuti di adrenalina pura, di recitazione e di musica e rap a “palla di cannone”.
Stefania Vaghi
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