Al Teatro Lo Spazio Di Roma La Fisarmonica Verde

Al Teatro Lo Spazio Di Roma La Fisarmonica Verde

Una memoria storica sull’olocausto, raccontata dal figlio di un deportato

stampa articolo Scarica pdf

E’ andato in scena al Teatro Lo Spazio di Roma, “La fisarmonica verde” una memoria storica sull’olocausto, raccontata dal figlio di un deportato.

Andrea racconta la storia del padre, Gavino S., sardo, nato a Logusantu in Gallura, dove egli si reca con la nave e la sua bicicletta.

Gavino s. ha una gavetta della guerra del 1943 che Andrea custodisce. È un vecchio cimelio che per Andrea vuol dire molto.

Andrea si ricorda del nonno Pietro, di suo fratello che aveva delle terre, fino a quando un incendio a Tempio Pausania non distrusse tutto. Si ricorda di quando il padre fece passare un greco, Maurus, attraverso la radura, contro i Tedeschi, salvandogli la vita. Successivamente Gavino S. diventò un professore di francese e si sposò andando a vivere in una casa con un camino in granito che Andrea ricorda.

Davanti al camino si raccontavano storie, come quella dei due Calabresi, Nazareno e Olympia, due innamorati, e di quando Nazareno rimase nudo nella pineta, i bambini ridevano e i comunisti lo avvolsero nella bandiera per coprirlo.. ma lui non c’entrava con i comunisti, era solo uno che aggiustava biciclette. Ed era fascista.

L’8 Settembre 1943 Gavino S. non aderì alla repubblica sociale. Costruiva armi per i bombardieri ma venne deportato a Lengefeld.

Andrea ricorda… il Valzer delle candele, il maggiolino dei nazisti e Silent Night. Davanti alla stufa di amianto Gavino S. esponeva la sua cicatrice e ricordava gli orrori della guerra.

Andrea arriva a Tavolara, una donna gli parla, sembra conoscerlo. E lui ricorda di non sapere molto ma trova una lettera, del comando Americano di Dresda.

Il 15 aprile il Fuhrer costringeva i condannati a rientrare tra le baracche e appiccava un incendio. Ci furono 40 morti .. ma poi i Nazisti andarono via, lasciando aperto il capannone. e i prigionieri sciamarono via, compreso Gavino S., fino al posto di blocco russo. Gavino S. ha una fisarmonica verde che ha imparato a suonare in Grecia. Deve suonare, per quel russo che lo guarda, per essere libero.

Ad Hoff, vicino Dresda, Gavino S. incontra Joseph Altmann, il boia di Lengefeld. Potrebbe farsi giustizia da solo, come Pietro Paolo suo zio, ma si avvicina ad Altmann e lo accompagna al comando Americano di Dresda per farlo processare regolarmente.

Arriva a San Lorenzo, con un cappotto Russo, una fisarmonica verde e una denuncia contro Altmann. il cappotto di un eroe, un eroe normale, di cui Andrea non sa abbastanza, non ha chiesto abbastanza.

Andrea non sa suonare quella fisarmonica che il padre gli ha regalato, anzi se l’è fatta rubare.. L’ha poi ricercata ovunque senza trovarla, poteva farsi insegnare a non farsi rubare anche la terra.

Andrea allora parte, con il figlio Lao, verso il campo di concentramento. E trova a Raumthauser una biblioteca tedesca, una stanza con l’archivio di guerra. E una lettera, con la mappa del campo.

Arriva a Mullerwech, la passeggiata sulla collina del mulino, e gli sembra di sentire bambini che giocano, in lontananza, Lao ha paura, chiede al padre se può succedere ancora. Andrea non risponde.

Andrea ha una fisarmonica Grasselli verde smeraldo, diventa musicista e quando viene rubata, decide che canterà per suo padre, per Gavino S. della Gallura, nato a Logusantu… che non chiederà più della fisarmonica.

Monica Pecchinotti

© Riproduzione riservata