Antico Egitto. La Vita Oltre La Vita Luigi Ballarin All’Accademia D’Egitto

Antico Egitto. La Vita Oltre La Vita Luigi Ballarin All’Accademia D’Egitto

La personale dell'artista per i 200 anni dell'Egittologia

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Fino al prossimo 1 giugno l’Accademia di Egitto a Roma, ospita la mostra personale di Luigi Ballarin “Antico Egitto. La vita oltre la vita”.

Otto opere di grande formato, ispirate al tempio di Abu Simbel, che fondono le antiche e tradizionali forme decorative dei tempi egizi con tecniche contemporanee, per riproporre in chiave moderna memorie e ricordi, emozioni e racconti, simboli e spiritualità.

Acrilico e smalto illuminano le opere di Ballarin che invita i presenti anche ad un’esperienza tattile sulle sue tele, per un contatto diretto con la sua arte.

Una full immersion nell’Egitto voluto da Ramses II, che è stata preceduta da una conferenza sui 200 anni dell’Egittologia.

Giallo, oro, ocra, rosso, blu i colori dominanti, in un mix & match tra acrilico e smalto di indubbia forza e carica espressiva, che lascia il visitatore letteralmente “a bocca aperta”.

Abbiamo voluto chiedere proprio all’artista qualcosa in più per meglio comprendere la sua esposizione.

Come nasce questa esposizione all’Accademia d’Egitto?

Nel 2021 ero stato invitato dall’Accademia di Egitto di Roma per una mostra sui 99 anni dalla scoperta della Tomba di Tutankhamon, la mostra è stata un successo. E quest’anno la Direttrice Heba Youssef mi ha ricontattato per ricreare una mostra sui 200 anni dell’Egittologia. E’ stato difficile per me creare queste opere perché espongo molto oltre i confini nazionali e sono sempre in viaggio, ma la location è molto bella, il pubblico è estremamente interessato ho accettato e sono riuscito a creare poche opere, sono solo 8 opere, di grande formato. La particolarità è che sono modulari, 30X30 posso creare delle opere all’infinito, come ho già fatto per altre esposizioni.

Lavorando molto all’estero ed esponendo molto, i modulari mi aiutano a sintetizzare i costi.

Ho voluto ricreare un ambiente consono al territorio ospitante e quindi ho pensato al tempio di Abu Simbel, ricreando un effetto non piccolo, ricreando proprio il luogo. Ho dovuto modificare alcune cose, perché alcuni visi sono mancanti.

La tecnica che utilizzo è acrilico e smalto su tela, i fondali e i corpi sono acrilico molto acquerellato, mentre uso gli smalti per i particolari.

Io dipingo su tela, perché gli smalti, soprattutto i metallici, colano e quando ho dovuto ricreare l’esposizione a casa, quando sono andato a montare su una parete, devo dire che l’effetto “riempiva molto”.

Tempo tecnico per la realizzazione di queste opere?

Diciamo lungo, ma sono abbastanza veloce nella realizzazione, dipingo di notte, di mattina; sono impegnato moltissimo all’estero. Per l’opera monumentale che riproduce il tempio di Abu Simbel ci è voluto un mese intero, a tempo abbastanza pieno. Lavorando su piano mi permette anche di lavorare a più pannelli contemporaneamente.

Ora a Roma, prima in Turchia, e in che altri paesi è arrivata l’arte di Luigi Ballarin dove andrà prossimamente?

Io come sai vivo spesso all’estero, l’ultima mostra in ordine di tempo è stata in Romania, da novembre dell’anno scorso ha girato molte mete sempre in Romania ed approderò anche a Bucarest. Altre due mostre tra aprile e maggio, poi sarò a Sarajevo per la festa della Repubblica il primo giugno e porterò la mostra che ho fatto a Siena “La mossa del Cavallo” a Luglio, infine la Nigeria.

Quando lavori con gli organi pubblici, Accademie, Ambasciate ed Organizzazioni, succede questo. Chi ci ospita, l’Accademia di Egitto a Roma, è l’unica Accademia del mondo islamico: non ne esistono altre.

Come nasce la sua passione per l’arte?

Nasce da piccolissimo, mi dilettavo poi ho fatto altro nella vita. Vengo da studi linguistici e ho lavorato nel turismo, per cui non c’entravo nulla col mondo dell’arte.

A 40 anni ho deciso che avrei fatto quello che mi piace. Ho provato e con grande fatica, perché ho ricevuto tante porte sbattute in faccia, fino all’altro ieri, e chissà quante ancora ne riceverò. Però ho cominciato anche ad avere piccole soddisfazioni che innalzano il cuore e l’autostima.

Che cosa ti regala l’arte, il dipingere, che sensazione ti dà quando stai per cominciare un’opera e la tela è ancora immacolata?

Sicuramente mi dà una forte emozione, mi dà energia, mi dà adrenalina, un pensiero di pace. Io dipingo l’Islam fondamentalmente questa è una mostra che esula da quello che io dipingo. Sicuramente il fatto di abitare all’estero mi dà una forte scissione tra oriente ed occidente, cerco di costruire ponti tra culture e di unire i popoli. L’arte mi dà tutto, ed è per questo che la mia ricerca non si ferma mai, mi propongo e quindi riesco a non stare fermo mai. Mi piace dipingere, mi piace avere i contatti, cercarmeli, dipingere è la mia anima.

Comunico a mezzo delle mie opere, invito a toccarle. Quando la tocchi, l’opera ti dà delle emozioni diverse da quando la guardi soltanto, proprio come avviene con una persona. Non solo assolutamente geloso delle mie opere e anche se tu avessi delle “mani nere” è una contaminazione dell’arte, quindi perché non ci deve essere?

Ad esempio, l’opera con i simboli egizi blu in campo nero era già stata esposta nell’altra mostra, sempre qui in Accademia d’Egitto. Quando l’esposizione è finita, l’ho messa in cantina, quando sono andato a riprenderla l’ho trovata un po' ammuffita, cosa che accade normalmente ai geroglifici nelle tombe egiziane. Non l’ho voluta toccare, va bene così: l’arte si trasforma è vita, quindi va bene così.

Una mostra spettacolare così come la location ospitante, che è visitabile dal lunedì al venerdì, ad ingresso gratuito, dalle 10 alle 16 a Via Omero 4 nella sede dell’Accademia di Egitto a Roma.

Stefania Vaghi

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