Come hanno fatto un insieme di appunti a diventare uno dei testi più letti al mondo, capace ancora oggi di restituire in modo così forte e incisivo la memoria storica?
Anne Frank era una giovane ebrea che, insieme ai genitori e alla sorella, fuggì dalla Germania nazista per rifugiarsi nei Paesi Bassi, dopo che il terzo reich di Adolf Hitler iniziò la persecuzione che portò all'olocausto. Per il suo tredicesimo compleanno, Anne ricevette in dono un diario. Inizialmente, fu il custode dei pensieri legati alla sua adolescenza, agli amici, alla quotidianità che può vivere una ragazzina della sua età. Poi, nel 1942, quando l'occupazione tedesca arrivò ad Amsterdam e Anne fu costretta a nascondersi, insieme alla sua famiglia, il diario divenne un vero e proprio spaccato sulla guerra che stavano vivendo.
Tenuta nascosta ad Amsterdam da Miep Gies, in quello che divenne il suo nascondiglio, Anne continuò a descrivere nel suo diario la sua vita di tutti i giorni e la vita degli altri "nascosti" come lei.
Quando venne catturata, Anne aveva già scritto buona parte del diario e fu proprio Miep Gies a ritrovarlo. Dopo l’arresto dei Frank, Miep andò nella soffitta dove erano stati nascosti e notò, in un angolo a terra, il diario insieme a molti altri fogli.
Prese così la decisione di conservare tutto, in attesa del ritorno di Anne; cosa che non sarebbe mai avvenuta.
A pochi mesi dall’arresto, infatti, Anne morì di fame e stenti nel campo di concentramento di Bergen-Belsen.
Quando Miep capi che Anne era morta, decise di consegnare il diario al padre, unico sopravvissuto all’olocausto. Dopo alcune revisioni del testo, Otto Frank iniziò così a condividere quelle memorie, inizialmente fra gli amici e famigliari, che lo incoraggiarono a pubblicarlo.
Ma, all’epoca, non fu facile trovare un editore; nessuno era convinto che la gente potesse appassionarsi al racconto di una ragazzina che parlava di una guerra che tutti avevano fretta di dimenticare.
Poi, nel 1947, un editore accettò la sfida e usci la prima edizione de “Il diario di Anne Frank”.
Ancora oggi, resta il testo più conosciuto sull’olocausto; è stato tradotto in più di 70 lingue e in alcune scuole è una lettura obbligatoria.
Benedetta Zibordi
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