Medina Roma Arte nel suo riuscito intento di promuovere e diffondere grandi idee sulla valorizzazione dell’arte e della cultura in generale, si appresta venerdì 29 settembre alle ore 18:00, ad inaugurare, nella prestigiosa galleria di Via Merulana 220 a Roma, la nuova esposizione di un promettente artista capace di esprimersi in varie discipline. Infatti, fino al 5 Ottobre 2023 sarà presente “Metamorfosi dell’amore”, mostra personale di Massimo Falegnami artista toscano che è anche scrittore e operatore olistico. L’evoluzione verso una meritata maturità artistica è stata data da una vasta produzione che ha visto Falegnami protagonista nel luglio 2022, della mostra personale “Viaggio nell’evoluzione dell’essere” presso il casale Il Casotto e nel 2021 la mostra collettiva “Galleria Dantebus” a Roma in via Margutta.
Come sottolineato dalla curatrice della mostra Eleonora Pallotta, l’artista insegna a riconoscersi come parti di un tutto, attraverso un sentire che spinge a trovare il legame profondo tra corpo e mente. La connessione è frutto di un processo che porta a scavare nell’animo, educando ad un “ascoltare” intimo. Le opere di Massimo Falegnami si concentrano sull’esperienza dell’innamoramento e sul dolore della perdita dell’amore. La matericità abilita la condivisione delle sensazioni di ogni vissuto. Il primo ciclo di sette opere ha come protagonista l’amore karmico, ove lo stucco denso o liquefatto con tessuto, carta e frammenti di spacchi, sprigiona l’energia luminosa che abbraccia il pubblico. L’amore ha la forma di due spirali di luce che si uniscono, quasi a diventare una cosa sola.
Il secondo ciclo, sempre di sette opere, si interessa al tormento causato dalla perdita; è visibile la fine del senso di appartenenza presente nel primo spazio. La sofferenza viene narrata attraverso la materia viva: vegetali vengono lasciati decomporre e la relativa muffa, metafora del morire, innesca la metamorfosi successiva. Il deterioramento della materia e l’utilizzo di colori cupi concettualizzano il “lasciarsi andare” che qui viene considerato fondamentale per il “ritrovarsi”. Ogni opera trae l’ispirazione da una poesia. Le parole scelte entrano quasi in simbiosi con la produzione visiva. I versi sono dolci, rincuoranti, a tratti malinconici, ma speranzosi; mettono in evidenza l’amore non solo per l’altro, ma soprattutto per sé stessi. Il rapporto con l’altro spinge ad un mutare intenso fino a raggiungere, grazie allo struggimento, la versione più pura: la speranza del ritrovarsi non solo con l’altro, ma con la parte più autentica di sé. In antitesi si può riscontrare il dolore interiore, ove le parole manifestano un’atmosfera metafisica, surreale a tratti inquietante e distopica, accompagnata da versi nonsense, astratti o onirici.
La produzione artistica di Massimo Falegnami si muove sul terreno della materia e del “riuso” di materiali quotidiani: sentiamo l’eco di artisti celebri che hanno spezzato le leggi della cultura dell’Arte dello scorso ‘900. Piero Manzoni che tra i neodadaisti europei, si distinse per la creazione della serie Achromes, tele raggrinzite lasciate asciugare dopo l’immersione nel gesso o nel caolino liquido. Le tele di iuta di Alberto Burri e in generale tutta quella corrente artistica che definiamo “Informale”, nella quale le emozioni sono trasmesse dal movimento degli artisti. L’Arte di Massimo Falegnami si inserisce in questo panorama. Il gesto dell’artista, l’utilizzo di materiali ricercati, trasporta il pubblico all’interno di un sentimento autentico. Il percorso permette poi di rivivere le sensazioni che vengono interiorizzate ed elaborate, educando verso la crescita e la consapevolezza.
Rosario Schibeci
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