Abdou Mbacke Diouf

Lo chiamo “Il tempo per te”. Il tempo che una persona, nonostante i mille impegni, seppur breve, decide di dedicare a te.

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Il nome Abdou Mbacke Diouf ai più distratti forse non dirà nulla ma il suo diminutivo sì. Ab è l’autore di una delle pagine Facebook più seguite e sulla quale ognuno di noi avrà messo almeno un like, commentato o condiviso un post. “Accettare con serenità che certe cose non le accetterai mai con serenità” è una frase con la quale prima o poi, tutti, nella vita, ci siamo dovuti confrontare. Con un sorriso naturalmente.

Il titolo di questa pagina è diventato quasi un mantra. La prova di quanto un social, se usato con intelligenza e soprattutto se si hanno cose belle da raccontare, mettendoci dentro anche un po’ di sé, ti dia la possibilità di creare una grande comitiva virtuale. Abdou si è spinto oltre e questi appunti sono diventati un libro, “E’ sempre estate”.

Abdou Mbacke Diouf nasce a Cotonou il 7 agosto 1989, da genitori senegalesi. Cresce in Senegal dove resta fino all’età di cinque anni per poi trasferirsi in Italia, ad Arezzo, con tutta la famiglia. È il più grande di cinque figli, tre sorelle e un fratello. Frequenta tutte le scuole nella città aretina e prosegue il suo percorso formativo all’Ateneo di Firenze. Si laurea in Biologia nel 2013, proseguendo poi con la specializzazione in Biologia molecolare. Ha giocato a pallavolo tra Arezzo, Firenze e Pisa. E proprio qui, a Pisa, come passatempo tra un allenamento e l’altro, ha iniziato a scrivere le pagine di questo libro col titolo iniziale di “Appunti di un libro che non ho mai scritto.”

Ab catalizzare l’attenzione di oltre 84.000 persone non è cosa poca. Come è nata questa idea?

Per caso. I primi tempi su FB andava di "moda" collezionare pagine fan, quelle pagine di cui diventavi fan solo per il nome divertente/originale e non per i contenuti. Diventò quasi una sfida quotidiana con alcuni miei amici. Arrivammo a qualcosa tipo tremila pagine-fan: la situazione ci era un po' sfuggita di mano. Un giorno lessi sulla home un aggiornamento di stato (Anastasia) e, modificandolo, è nato il nome della mia attuale pagina. I primi anni l'ho trascurata, condividevo ogni tanto. Ho iniziato ad usarla attivamente solo negli ultimi due anni. E da lì in poi è diventata una piacevole abitudine, condividere.

Parlando sempre della tua pagina fb, credo che ciò che la diversifichi da tutte le altre sia, oltre i contenuti postati, l’interazione che si è creata con i tuoi fan. Ti aspettavi questo seguito?

No, inizialmente, come poi molti mi hanno scritto, i fan avevano messo il "mi piace" alla pagina solo per il nome, poi soffermandosi di più e scorrendo i contenuti, si sono accorti che oltre al nome c'era altro. Un sorriso. Il mio. E' un'interazione reciproca, quella che c'è tra me e loro. Consigli su libri, film, canzoni, belle storie. Ho imparato tanto attraverso la pagina. Non è una perdita di tempo come molti potrebbero pensare.

Da “Appunti di un libro che non scriverò mai” al libro “E’ sempre estate”. Raccontaci questo percorso…

Inizio con una frase di Alessandro Baricco "La sconcertante scoperta di quanto sia silenzioso il destino quando, d'un tratto, esplode". Ed è proprio così. All'inizio condividevo solo musica, libri letti, film visti e ogni tanto qualche parentesi sugli esami universitari. Non voti, ma qualcosa per sdrammatizzare l'ansia pre-esame. Negli ultimi due anni, invece, sono andato oltre. Ho reso la pagina più personale, iniziando a raccontare attimi di vita quotidiana. A modo mio. Piacevano! E da lì, piano piano, mi è venuto in mente una storia ed ogni tanto condividevo un capitolo sulla pagina. Un giorno, e non un giorno a caso, mi è arrivato sulla pagina un messaggio del tutto inaspettato "Ciao Ab, che ne dici di trasformare i tuoi appunti in un libro?" Era la Professoressa Ileana, nella foto con me, che poi è diventata editor del libro e che mi ha seguito e consigliato per tutto il percorso fino ad arrivare a "E' sempre estate". Ci ho messo un po' a rispondere alla sua domanda, ma poi ho risposto "Sì". E' bastato metterci l'unica cosa che serve in questi casi: tanto coraggio. E con l'entusiasmo di Ileana, dei fan della pagina e della mia famiglia è stato semplice mettercelo. Il coraggio. Un ringraziamento va alla goWare, editore del libro.

Mettere su carta i pensieri fino a farli diventare un libro. Cos’è per te la scrittura: un rifugio o un mezzo per farti conoscere?

La scrittura è tante cose per me. Ho iniziato a scrivere su un diario "per gioco e per il gusto di potermi sfogare", Guccini trova sempre le parole giuste. Quindi, è prima di tutto uno sfogo. Un modo per non scoppiare dentro, per liberarsi, sentirsi leggeri. E' anche un rifugio, però. Non sempre vieni capito da chi ti sta intorno e per uno come me, che a voce non riesce mai a dire tutto, scrivere è come parlare con qualcuno che ti capisce completamente. Senza bisogno di dare spiegazioni. Attraverso la pagina poi ho capito che scrivere è anche un modo silenzioso per dire "Ciao, ci sono anch'io", ma soprattutto è un modo per dire a chi è come me, ma non si espone "Non aver paura di esporti, vedo il mondo come lo vedi te. Succede anche a me e reagisco come te. Non sei solo."

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Il libro si apre con la dedica al tuo Senegal dal quale sei partito a soli cinque anni. Cosa ricordi della tua terra? Pensi mai di ritornarci?

A parte l'estate che mi porto dentro? La "Teranga". Una parola bellissima che mi sono dimenticato di usare nel libro. Intendo questo quando scrivo "Sono distratto!". E come tutte le parole belle non è facile da spiegare, proprio perché le cose belle non andrebbero spiegate, ma faccio un'eccezione. "Teranga" è condividere: fare e augurare agli altri quello che vorremmo fosse fatto ed augurato a noi. Il Senegal è detto anche paese della Teranga. Provo con un esempio: se te, Sara, sei in Senegal ed è l'ora di pranzo, puoi fare due cose, o fermarti a mangiare in un bar/ristorante oppure bussare alla prima porta che trovi. La famiglia che vive lì dentro ti aprirà col sorriso, ma sopratutto ti chiederà di fermarti per pranzo. Sarai loro ospite per quanto tempo tu lo desideri ed in cambio non ti chiederanno niente. Ecco cos'è la Teranga! Fare del bene senza aspettarsi nulla in cambio. Questo, insieme all'estate delle persone che ci vivono, è il ricordo più bello che ho del Senegal e che porterò sempre con me. In qualunque parte del mondo mi troverò. Un altro ricordo del Senegal è la grande tolleranza del paese. Tutto si può sintetizzare con un episodio. Nel 1960 il Senegal ottenne l'indipendenza da parte della Francia, diventando di fatto la Repubblica del Senegal. Il primo presidente del Senegal eletto dal popolo fu Leopold Sedar Senghor, senegalese cresciuto in Francia. Il 90% della popolazione senegalese è musulmana, Senghor era cristiano. Oltre che uomo politico è stato anche un grande scrittore. E questo è un altro ricordo che porto con me: la tolleranza. Ah, il successore di Senghor era un mio omonimo, questo non c'entrava, ma si sa, sono distratto.

Per coloro che non lo hanno ancora acquistato, vuoi raccontarci brevemente cosa racchiudono queste 287 pagine?

L'estate! Non come stagione, ma come stato d'animo.

Uno dei protagonisti, Modou, nel capitolo 2, si offre di pagare il biglietto del bus ad un vu cumprà. Nel nostro Paese pensi ci sia piena integrazione o c’è ancora emarginazione?

Mi dispiace dirlo, ma l'emarginazione c'è ancora e la cosa più grave è che non riguarda solo il bianco e il nero, l'italiano e lo straniero. Riguarda tutti. Siamo tutti emarginati in qualcosa e credo stia a noi uscire da quel recinto che ci hanno disegnato intorno gli altri. Io ne esco scrivendo. Modou, per esempio, nel romanzo, ne esce dimostrando che, con lo studio e lo sport, gli stranieri, se ne hanno la possibilità, possono integrarsi pienamente in un paese non loro. Comunque è un argomento troppo complesso. Servirebbe un altro romanzo per parlarne.

Nel libro così come nei post che pubblichi c’è tanta musica: Lorenzo, Guccini, Cremonini giusto per citarne alcuni. Che ruolo ha la musica nella tua vita? L’ultimo concerto che hai visto e l’ultimo cd che hai acquistato?

Fondamentale! Come il titolo di una canzone di Jova. Non esco mai di casa senza le cuffie. Ogni momento della mia vita ha una colonna sonora ed ogni persona della mia vita ha una sua canzone. Mi piace molto ascoltare le parole delle canzoni, e Guccini, il mio preferito in assoluto, con le parole... è un Maestro. Ho dedicato quasi tutte le sue canzoni ad un momento della mia vita o ad una persona, tranne una: Farewell. Troppo bella. Troppo bella. Così bella che ad oggi continuo a tenerla per me. Chissà, un giorno... L'ultimo concerto che ho visto per me resta quello di Guccini a Pistoia, era il suo penultimo concerto in assoluto e per me resta il concerto. Di recente, invece, l'ultimo concerto coincide con l'ultimo cd che ho comprato: Jovanotti. E un capitolo del libro s'intitola proprio come la canzone che più mi è piaciuta del cd: Pieno di vita. "E' un'estate bellissima che comincia di già...". Concludo dicendo che se potessi riavere indietro tutti i soldi che ho speso in concerti e libri, un'altra mia grande passione, li rispenderei in concerti e libri.

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Da Il Piccolo Principe: “Sei distratto da un mondo dove si ha paura di creare legami perché si ha paura che finiscano” . I social hanno contribuito secondo te ad allontanare le persone, favorendo amicizie virtuali a discapito di una chiacchierata vis a vis?

Nel libro parlo di guardare le cose da angolazioni diverse. Ed anche in questo caso bisognerebbe fare così. Penso che i social da una certa angolazione possono allontanare le persone, mentre dall'altra le possa avvicinare. Penso alla mia pagina, al libro ed ai miei amici che per un motivo o l'altro sono all'estero e confermo che i social ci hanno avvicinati. Poi, però penso a chi, pur potendo prendere un caffè con una persona, preferisce fare lunghe chiacchierate davanti ad uno schermo ed intuisco che i social hanno contribuito a rendere più pigre le persone e ad allontanarle. Dipende dall'uso che se ne fa. Io, ho solo una certezza: preferirò sempre il vis a vis. Lo chiamo "Il tempo per te". Il tempo che una persona, nonostante i mille impegni, seppur breve, decide di dedicare a te (adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});  

Qual è stato il momento in cui hai sentito il tuo FRAN...il rumore improvviso del quadro che cade?

Quando Novecento dedide di scendere dalla nave, poi, per fortuna cambia idea. Quello fu la prima volta che sentii "FRAN!". Il mio primo primo vero "FRAN" invece l'ho sentito il 13 Dicembre 2011. A due passi da casa mia. La strage che ci fu in Piazza Dalmazia, dove morirono due venditori ambulanti senegalesi. Quel giorno ho sentito il mio primo vero "FRAN!" ed è rimasto in un angolo di cuore. Comunque "FRAN!" è un suono che uno sente più o meno tutti i giorni, basta imparare a conviverci. Ed io ho imparato a farlo anche grazie alla pagina ed il titolo della pagina sintetizza tutto "Accettare con serenità che certe cose non le accetterai mai con serenità" che non va confuso con la rassegnazione, anzi è proprio l'opposto. Per me. Ed è diventato una filosofia di vita che ancora mi accompagna ogni volta che sento... FRAN!

Cos’è per te la felicità?

Qualcosa che le parole non riescono a descrivere ma, nel momento in cui la vivi, la riconosci. La senti.

Ab hai trovato il tuo posto nel mondo?

Sì. E l'ho trovato quando ho capito che il posto nel mondo di cui tutti parlano, in realtà non è un posto. E' troppo grande il mondo e noi saremmo troppo egocentrici a pensare che davvero esista un posto fatto apposta su misura per noi. Ho trovato il mio posto nel mondo in camera mia quando ho consegnato la versione definitiva del libro all'editore. Ho trovato il mio posto nel mondo ogni volta che, dopo settimane, rientravo a casa dalla mia famiglia e incontravo i sorrisi dei miei fratelli. Ho trovato il mio posto nel mondo quando ogni tanto, vado a far colazione con l'editor. L'ho trovato a scuola o in palestra in mezzo ai bambini. Tra le pagine di un libro o dentro a un film. Ho trovato il mio posto nel mondo subito dopo la proclamazione della mia laurea. In un ristorante cinese col mio migliore amico. Tra le note di una canzone. O tra le braccia di una persona a cui voglio bene. Sì, ho trovato il mio posto nel mondo, o meglio, ho trovato il mio momento nel mondo. E l'ho trovato ogni volta che mi sono sentito felice. In quest'ora appena trascorsa, il mio momento nel mondo l'ho trovato rispondendo a queste domande.

Grazie. Un sorriso. Il mio.

Sara Grillo


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