Cosa accomuna un’artista che crea con il legno lasciato dalla risacca, uno scultore che crea viaggiando e una pittrice che cerca il “suono” dell’acqua? Concerti Tattili, un dialogo armonioso tra ferro, pittura e materia organica. La mostra collettiva con le opere di Giulia Crotti, Angelica De Rosa e Giuliano Cataldo Giancotti si è tenuta a Milano in occasione della XII Giornata del Contemporaneo presso il Lab Art Studio che ha aperto le porte al pubblico con un progetto culturale fecondo.
I tre artisti ci hanno guidato all’interno dell’atelier invitandoci ad osservare non solo i loro lavori, ma anche i materiali e gli strumenti con cui li hanno realizzati.
Le opere in mostra scavano le viscere del mondo interiore e della realtà che ci circonda prendendo forme differenti.
Ad accogliere il visitatore sono le sculture di Giulia Crotti. Difficile classificare l’opera di questa artista dalla curiosità onnivora. Le sculture sono, infatti, un’eterogenea composizione di materiali disparati: legno, ossa, stoffa, piume e petali. Raccolti nel corso del tempo giacciono in attesa nel suo studio fino a quando non trovano una loro ragione. La filosofia dell’artista nasce da un profondo rispetto per la materia organica che suggerisce alla sua mente come vuole essere plasmata. «La forma esiste in se stessa. Quando inizio a creare ho un’idea solo abbozzata di ciò che vorrei realizzare. È poi la forma che suggerisce come vuole essere conclusa. Da un’opera bisogna sempre imparare qualcosa». Ci mostra quindi sculture zoomorfe realizzate con rami lasciati dalla risacca sulla battigia. La grande libertà creatrice di Crotti si accompagna a una buona dose di ironia: la scultura più singolare è forse Rudolph, un trofeo di caccia in legno con petali che prende il nome dalla celebre renna di Babbo Natale.
Diverso è il percorso di De Rosa. L’artista rende pittura il suono che vive nella materialità delle cose. «Voglio ricreare visivamente il suono di quando ci si immerge nell’acqua. Ovviamente non possiamo guardare il suono, ma ricreare l’emozione associata ad esso». Per questo l’oggetto della rappresentazione figurativa è vorticoso e non immediatamente riconoscibile. I titoli dei dipinti possono essere un indizio per lo spettatore, ma si tratta solo di una traccia di ciò che l’artista ha pensato nel realizzarli.
La pittrice ci mostra, ad esempio, un quadro in cui una sagoma ieratica emerge dal turbinio di colori e ci chiede di indovinarne il tema. A noi sembra che evochi la Tour Eiffel e, infatti, De Rosa ci svela che il titolo dell’opera è Omaggio a Parigi. La potenza delle sue pennellate vigorose è particolarmente vivida in Energia, un quadro in cui la forza evocatrice della realtà emotiva indagata trova completa realizzazione.
Dall’astratto pittorico di De Rosa passiamo poi alla personale ricerca estetica di Giancarlo Cataldo Giancotti, uno dei giovani pionieri italiani nella lavorazione del metallo. In mostra presenta due scudi di ferro corrosi artificialmente e forati. Gli interventi a combustione trasformano la superficie monocorde del metallo, trasfigurando gli scudi in una galassia di colori. Quello che appare normalmente un materiale monolitico grazie a Giancotti si svela essere un microcosmo, un mondo sfaccettato da esplorare e modellare. La ricerca estetica e umana di Giancotti trova nel viaggio la sua quintessenza: un viaggio fisico ed interiore modulato dalla sua eclettica sensibilità. Giancotti ci spiega che iniziando da un bisogno interiore si è spinto nei luoghi più disparati, suscettibile a svariati richiami, in particolare architettonici e paesaggistici. L’amore per l’architettura è ben visibile nelle sue istallazioni. In mostra presenta anche un’altra opera scultorea dove un edificio simbolico, simile ad una piramide a scaloni, si poggia su una superficie vitrea, grazie alla quale l’immota piramide viene messa in discussione, rivelando una realtà più ampia e virtualmente infinita.
La musica degli Highlands and Karno’s Brothers ha concluso l’inaugurazione rendendo Concerti Tattili un’esperienza completa.
Michele Cella
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