In una pausa prima delle prove dello spettacolo di stasera incontriamo un bravissimo attore : Nicola Canonico.
Nicola: abbandoni la carriera in banca per dedicarti alla tua più grande passione: la recitazione. Di sicuro bisogna riconoscerti una grande propensione al rischio. C’è mai stato un momento in cui hai rimpianto questa scelta? Quanto è pesato il supporto di familiari ed amici in questo drastico cambio di rotta?
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Ho sempre ribadito che, anche nei momenti di maggiore difficoltà della vita, dell’amore, di qualsiasi situazione, non ho mai avuto il rimpianto della scelta che ho fatto, quindi sono felice, anzi sono un fortunato perché fare il lavoro che si ama è un grande privilegio! Per quanto concerne invece le amicizie, diversi amici anche di infanzia vivevano già qui a Roma, per cui c’è stata una sorta di continuità. Conservo comunque un bellissimo rapporto con tutti i miei amici di giù, infatti sabato prossimo verrà mezza Campania qui a Roma per vedere lo spettacolo e saremo tutti insieme. Un po’ mi piace frequentare gli amici di sempre, alimentarmi di persone che facciano anche un lavoro diverso dal mio, da cui poter attingere e con cui confrontarsi, coccolarsi e sentirsi anche un po’ “blindati e protetti” da questo mondo particolare.
Ci racconti il tuo ingresso nel mondo dello spettacolo?
Ho iniziato a Napoli con Accademia Maxima Film ed ho debuttato con “La bottega dell'orefice” di Karol Wojtyła a Pompei. Debuttare a teatro con un’opera del Papa è stata per me una sorta di benedizione. Da lì ho lasciato tutto, ho lasciato la banca, mi sono laureato in Economia e Commercio, mi sono trasferito qui ed ho iniziato il mio percorso. Poi il debutto cinematografico, con “Il mio miglior nemico” di Verdone. Ecco come è iniziato questo percorso lungo, bello, affascinante, difficile, tortuoso, complicato, fatto di luci e meno luci come qualsiasi viaggio che si fa nella vita.
Che differenze ci sono tra recitare per il cinema, per il teatro e per la televisione e dove ti senti più a tuo agio?
Il teatro richiede tanto lavoro, tanto sacrificio. Sono anche produttore quindi ho un doppio ruolo e mettere giù uno spettacolo teatrale è terrificante, i ritmi sono di 8 ore di prove al giorno. Il teatro è bello perché tra te il pubblico non c’è filtro, è un po’ come nell’amore: lo senti se è con te, lo senti se lo spettacolo piace, è uno scambio di energia, non puoi sbagliare. È un’adrenalina continua, ogni sera uno spettacolo diverso.
Il cinema.. Una fiction, è più immagine. Una scena la giri, è molto più tecnica, davanti alla macchina da presa devi avere una certa impostazione, postura, cambia anche il codice, il linguaggio. Sono due sensazioni diverse: con il cinema hai un feedback in maniera differita, quando il pubblico va al cinema ti rendi conto di quello che hai fatto. Il teatro è imminente, c’è il calore umano. Sicuramente in termini di emozione il teatro è quello che mi dà di più, mi arricchisce di più. Mi reputo comunque un attore a 360°, dal cinema al teatro. Poi se possiedi una buona base teatrale tutto ti viene un po’ più semplice, anche per il cinema, bisogna solo cambiare il codice.
Nel 2007 partecipi come concorrente al reality show “L'isola dei famosi”, classificandosi al terzo posto. Credi che la partecipazione ad un programma di questo tipo possa essere una buona vetrina per chi, come te, intende lanciarsi nello spettacolo?
Secondo me il reality, che io ho fatto e non rinnego, porta ad una visibilità, ad una popolarità, ma non necessariamente porta lavoro come attore, quello è un altro discorso, diventa una situazione più commerciale, ti porta a fare serate, porta a “capitalizzare”. Però il percorso dell’arte richiede comunque studio, un’adeguata formazione per avere delle possibilità. Diciamo che i reality aprono un altro tipo di mercato, più “commerciale” che prettamente “lavorativo-attoriale”.
Dagli esordi ad oggi, hai fatto molta strada e tagliato traguardi importanti. Ricordiamo che sei Produttore Artistico dell’associazione culturale “Good Mood” di Roma e Direttore Artistico del Teatro Biancardi di Avella (AV). Questo rivela uno spiccato senso imprenditoriale, probabilmente dovuto anche alla fusione tra l’esperienza bancaria e di marketing e le tue doti artistiche. Quali progetti riserva il futuro?
Chi l’avrebbe detto?! Riuscire ad unire i miei studi universitari, in economia e commercio, a quelli dell’arte, secondo me è il miglior connubio che potessi fare, esprimere le mie giovani capacità imprenditoriali e quelle dell’arte, mi sembra che sia una grande fusione: insomma sono presidente della “Good Mood”, che è una giovane produzione teatrale nata 4 anni fa, siamo già al nostro sesto progetto teatrale, iniziamo anche il primo anno di tournèe teatrale. Sicuramente il progetto è quello di continuare a lavorare nel mondo del teatro e di iniziare piano piano con corto metraggi per poi, magari, passare al cinema. Quest’anno abbiamo anche un altro progetto: “Una goccia tira l’altra” e “Papà al cubo” che faremo ad aprile, quindi due produzioni teatrali nel giro di sette-otto mesi, in un periodo particolare non è male. Tutto nasce un po’ dalla follia, diciamo che il mio rapporto col rischio è molto alto, ho lasciato un posto in banca, il certo per l’incerto, produco in periodi particolari, per cui il coraggio unito a questa follia mi permette di osare.
Dal 23 al 26 ottobre e dal 30 ottobre al 2 novembre andrà in scena al Teatro Ambra Garbatella di Roma “Una bugia tira l’altra”, commedia scritta e diretta da Luigi Russo, prodotta da “Good Mood”. Si tratta di una vera e propria commedia degli equivoci, i cui temi ricorrenti sono il tradimento, l’inganno.. Come sta andando?
Si, è una commedia in uno stile quasi inglese, fatta di intrecci, di bugie continue, di tradimenti continui, una matassa di bugie che viene piano piano sciolta, infatti “solo quello che non si fa non si sa”! È una commedia che sta andando benissimo qui a Roma, il pubblico la sta apprezzando, risponde molto bene. Una commedia molto originale, non volgare, una comicità molto arguta.
Esistono bugie a fin di bene ?
Le cosiddette “bugie bianche” … Magari mentre rispondo sto dicendo un’alta bugia. Le bugie le abbiamo dette tutti, a volte per tutelare la nostra immagine, a volte per non fare del male all’altro. L’importante, però, è che la bugia non rechi danno ad un terzo, in questo caso diventa una cattiveria, si trasforma in qualcosa di cattivo e diventa molto pericolosa.
Il calcio per scopi umanitari. Ricordo la tua partecipazione a “La partita del Cuore” e le tua esclamazione molto sentita: “A vincere è la beneficenza!”. A questo punto sono curiosa di conoscere i valori a cui ti ispiri nel quotidiano ed i tuoi riferimenti nella vita e nel lavoro.
Le partite nella nazionale attori per noi sono un modo per divertirci e al tempo stesso fare del bene a chi ne ha bisogno. Ho sempre avuto una grande sensibilità nei confronti delle persone che hanno bisogno, quindi laddove ci sono delle iniziative cerco di dare il mio contributo. Comprendo che alcuni eventi richiedano di essere sponsorizzati per attrarre gente, ma credo anche che alcune cose si debbano fare nell’ombra.. Ho un buon rapporto con la Chiesa, sono stato anche a Lourdes. Il rapporto con la fede mi fa capire quanto a volte si è fortunati, privilegiati e quanto sia giusto, nelle proprie possibilità, fare qualcosa di buono per l’altro.
Curiosità: si dice che gli attori siano le persone più superstiziose al mondo e che ogni artista, per proteggersi della malasorte utilizzi metodi molto personali. Tu ne hai uno? Cosa fai prima della messa in scena di uno spettacolo? Ci sono aneddoti che ti va di raccontare?
Più che aneddoti da raccontare, ho un rito particolare: chi è di scena, prima che inizi lo spettacolo, sta nei camerini. A me piace iniziare prima. Mi piace stare da solo sul palco, col sipario chiuso, iniziare a respirare. Chiudo gli occhi, sento il profumo del legno del palco, gli odori, i rumori, il pubblico. Inizio a toccare gli oggetti, quasi a volermi compenetrare in questo viaggio per poi divertirmi. Mi piace stare da solo sulla scena prima che inizi il viaggio.
Stanislavskji diceva: ”Gli artisti che non vanno avanti vanno indietro”. Quanto è importante la formazione da una parte e quali sono, dall’altra, le caratteristiche e le doti innate che dovrebbe possedere un Attore?
È un po’ un mix di tutte e due. Lo devi inevitabilmente avere nel sangue. C’è chi ha un grande istinto naturale, il cosiddetto “talento”, ma questo va arricchito, per cui la formazione è fondamentale per la crescita e per l’arricchimento. Poi la vera esperienza è quella fatta sul campo di battaglia, come quando tu studi all’università e poi inizi a lavorare. La formazione è importante, unita al talento deve sfociare nella pratica: più lavori, più cresci, più acquisisci esperienza, più migliori come attore.
La vita di ogni giorno: secondo Goffman “non facciamo che recitare una parte sempre e dappertutto”. Mi domando: c’è una grande differenza tra il Nicola della “scena” ed il Nicola del “retroscena” nella vita quotidiana?
Questa è la domanda tipica che mi fanno quando conosco una donna, cioè “quanto sei attore con me, quanto stai fingendo”? Io ti rispondo semplicemente che il processo è inverso, l’attore è un grande catalizzatore, una grande spugna che attinge dalla realtà per portare quella verità sul palcoscenico, nel cinema o al teatro, quindi non è che “fa” l’attore nella vita, “ruba” dalla vita! Quindi Nicola è semplicemente Nicola!
Un’ultima domanda sull’attualità: “La terra dei fuochi”. Di sicuro una questione che sta destando l’attenzione di tutti gli italiani. Da campano, quale reazione ti suscita sentire parlare di emergenza e quindi di roghi di rifiuti e di morti collegate tra le province di Caserta e Napoli?
Quello che mi sento di dire è che bisogna essere più coraggiosi nel cercare di uscirne fuori, non ci dobbiamo nascondere e aver paura della malavita, che rimane una realtà, un’impresa. Questo però non deve nemmeno essere oggetto di strumentalizzazione. Nel turismo questa cosa non ci aiuta, io sono anche uno sportivo ed assistere a scontri ed insulti tra tifoserie allo stadio è molto spiacevole. La Campania è una terra bellissima per quanto riguarda l’aspetto patrimoniale e culturale. Abbiamo tanto da raccontare!
So che non sono ammessi gli "auguri" e che gli "in bocca al lupo" sono considerati inutili, quindi è il caso di dire: “Tanta gente!!!”.
Grazie a Nicola per la sua collaborazione. Vi ricordiamo l’appuntamento al Teatro con “Una bugia tira l’altra”,
Mariangela Sapio
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