QUANDO IL BALLETTO CONQUISTA I GIOVANI

QUANDO IL BALLETTO CONQUISTA I GIOVANI

Al Teatro dell’Opera di Roma “Il Corsaro” con le coreografie di José Carlos Martínez appassiona il pubblico per una fluidità capace di innovare senza alterare il valore tradizionale del contesto originale

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Quanto ancora può affascinare il mondo da favola di emiri, pirati e odalische soprattutto se viene rappresentato al Teatro dell’Opera di Roma con “Il Corsaro” il balletto nato dall'opera The Corsair di Lord Byron del 1814, che, musicato da Adolphe Adam, debuttò, nella sua versione più famosa, nel gennaio del 1856.

L’opera, che nel corso degli anni ha avuto diverse revisioni, è arrivata al Massimo della Capitale nella sua versione in due atti con il corsaro Conrad che si innamora di Medora mentre viene venduta come schiava al Pascià presso il mercato del villaggio. Tradito dal compagno Birbanto che lo stordisce con un filtro magico, Conrad viene privato della sua donna che sarà rivenduta per i piaceri del sultano. Ma l’intrepido corsaro riesce con i suoi uomini più fedeli a liberare Medora e a depredare il palazzo del capo dei turchi anche se il veliero con il ventre gonfio di bottino rimane vittima di una tempesta.

Bastano i primi tocchi del Direttore Alexei Baklan per inondare il palco con un tripudio di colori che Francesco Zito ha saputo rendere nelle scene e nei costumi come parte integrante di ogni momento della storia. Infatti, se a prevalere sono quasi sempre le tinte pastello, la carica degli aranci e degli azzurri sembra aumentare la passione fino all’esplosione dei rosso bordeaux per un trionfo del pathos. Come non ammirare poi i fondali che riportano alla veridicità dei luoghi della storia immergendo lo spettatore nei clamori di un mercato, nella sensualità di un harem, su una spiaggia in riva al mare con i colori del tramonto fino alla genialità di riprodurre il naufragio del veliero che lascerà comunque vivere il corsaro e la sua bella coronando il loro sogno d’amore.

Una perfetta simbiosi con la coreografia di José Carlos Martínez che riesce a colpire per una fluidità senza precedenti. Infatti, il ballerino e coreografo spagnolo, Danseur Étoile del Balletto dell'Opéra di Parigi dal 1997 al 2010, è riuscito a sdoganare uno dei balletti classici della tradizione senza tradirne la spiritualità. Ecco che allora la narrazione diventa continua senza eccessivi momenti di stasi in una perfetta armonia con l’opera della direzione d’orchestra.

E questa forma di innovazione non violenta lo spettacolo depredandolo del suo contesto originale storico ma lo arricchisce adeguandolo alle sensibilità dei nostri tempi. Infatti, all’anteprima destinata ai giovani, il pubblico dei ragazzi si è dimostrato entusiasta quasi incredulo per la possibilità di assistere a qualcosa che, secondo il preconcetto generale, si aspettavano lungo e noioso.

“Il Corsaro”, dunque, può dirsi anche fra i tentativi più riusciti di avvicinamento dell’universo giovanile all’importanze di un Teatro dell’Opera capace di perdere quei cliché che a volte lo rendono irraggiungibile. Un tempo che sembra scorrere veloce nonostante le oltre due ore di spettacolo, un’accesa curiosità per il finale della storia, un apprezzamento per gli artisti che fa valutare anche quanto sacrificio può esserci per prepararsi al confronto con il pubblico. Da non sottovalutare il consenso degli spettatori maschili capace di sfatare l’assurda concezione che relega il balletto esclusivamente nella sfera femminile.

Da questo punto di vista non si possono che lodare gli intenti del Teatro dell’Opera di Roma che sembrano proprio volere attirare i giovani con una calamita fatta di originali proposte dimostrando che possono essere anche consone alla loro sensibilità. Un impegno che è stato raggiunto anche con gli artisti presenti sulla scena che con i primi ballerini rivelano una modernità che non è attenta solo alla perfezione della tecnica ma anche ad una certa teatralità in grado di rappresentare un amore contemporaneo. Una bravura che si esprime nella sintonia di corpi che si muovono anche da fermi in una recita continua che fa di ogni artista sul palco un singolo protagonista.

                                                                           Rosario Schibeci

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