“SEDOTTA E SCLERATA” BALLET – LA SCLEROSI MULTIPLA IN DANZA

“SEDOTTA E SCLERATA” BALLET – LA SCLEROSI MULTIPLA IN DANZA

Serata-evento al Teatro Vascello dedicata al romanzo di Ileana Speziale e alla sua trasposizione in musica e corpi sul palcoscenico

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La sera del 31 luglio, al Teatro Vascello di Roma, abbiamo assistito ad un evento in cui l’arte, la letteratura contemporanea e il sociale convogliano i loro poteri su un obiettivo comune: sensibilizzare il pubblico (un folto, molto folto pubblico, grazie ai separè in plexiglass che permette al Teatro di riempire l’intera sala evitando il distanziamento, differentemente che per molte altre strutture), fare da veicolo in favore della lotta contro i pregiudizi verso una patologia di cui soffrono circa 3 milioni di persone nel mondo, 130.000 in Italia: la sclerosi multipla, una malattia autoimmune che intacca il sistema nervoso centrale. Può colpire persone di qualsiasi età, ma statisticamente la media si aggira tra i 20 e 40 anni, e il doppio degli affetti sono donne. Lo specifica la presentatrice della serata, Miriam Galanti. Non esiste ancora una cura definitiva e i danni fisici possono essere molto spiacevoli, ma vi sono delle terapie che aiutano a tenere sotto controllo i sintomi e rallentare la progressione della malattia.

Questo evento, però, non vuole essere una retorica denuncia sui problemi legati alla malattia, che è pur certamente una tematica forte e dolorosa. Al contrario, vuole far comprendere come sia possibile, per chi è affetto da sclerosi multipla, continuare a condurre una vita… non userei mai il termine “normale”, neanche per una persona sana!... ma una vita, punto. In tutte le sue sfaccettature emotive, sociali, esistenziali.

Ogni 5 minuti nel mondo, ogni 3 ore in Italia, viene diagnosticato un nuovo caso di sclerosi multipla, continua Miriam Galanti, e il rischio che una vita da quel momento in poi possa cambiare, anche in negativo, è alto. Ma è la vitalità di una persona, il suo spirito di sopravvivenza, la sua “resilienza” (termine a mio avviso leggermente abusato di questi tempi, ma un senso nel profondo lo avrà) che la può spronare a non lasciarsi schiacciare dal peso non solo della malattia in sé ma anche da quello psicologico, dal ritrovarsi spesso costretti a cambiare i propri sogni e le proprie aspirazioni, dalla paura di vedere quanto costruito fino ad allora crollare all’improvviso, dalla paura del giudizio della gente… E’ obbligo morale assoluto, forse scontato, ma credo che nella vita non si debba dare nulla per scontato, ricordare che la sclerosi multipla NON E’ UNA MALATTIA MORTALE, e soprattutto che NON E’ PER NULLA CONTAGIOSA (in quanto malattia autoimmune, ma siamo veramente e inequivocabilmente certi che ogni singolo essere umano sappia cosa significhi questa parola?); motivi per cui va demolita a livello sociale qualsiasi forma di pregiudizio o discriminazione nei confronti di chi è affetto da tale malattia.

Apprezzabile dunque l’ironia e la leggerezza con cui viene affrontato il tema nella serata (forse uno sketch, forse una piccola gaffe, quando Miriam Galanti chiede al Presidente dell’Associazione Nazionale Sclerosi Multipla, il dottor Francesco Vacca: “Come mai è qui con la stampella?”). Com’è ancora più apprezzabile la freschezza e la voglia di vivere che traspare dal libro a cui la serata è dedicata e da cui è stato tratto lo spettacolo di danza che ne è l’evento centrale : il romanzo “Sedotta e Sclerata” scritto da Ileana Speziale, seduta tra il pubblico in platea. Attraverso la sua giovanissima protagonista, Emily, racconta la sua condizione di malata di sclerosi multipla ma, ripeto, mettendo in luce la sua reazione del tutto costruttiva, il suo voler continuare a vivere e sognare, malata sì, ma VIVA. La sclerosi multipla non è protagonista ma nemico, un nemico subdolo, che non ha forma se non nei segni irreversibili che lascia, e il tema cardine del romanzo è: IO COME AFFRONTO IL NEMICO? Anche dai racconti di Ileana, del dottor Vacca e di altri ospiti facenti parti di aziende ed Associazioni a sostegno della lotta alla malattia, si capisce che all’inizio non è facile; sopraggiunge la paura, lo sconforto, la voglia di “abbandonarsi sul divano” a “fissare il soffitto”; ma, sempre dai racconti del dottor Vacca e le parole di Emily/Ileana, si evince che ci si può “alzare dal divano”, accettare la propria condizione e continuare vivere la propria vita nel modo più gioioso possibile, se questa gioia di vivere è giustamente curata e allenata (come un muscolo, come la memoria, mi verrebbe da dire). Perché la vita non è finita, è solo un nuovo step. C’è chi in effetti tende ad abbattersi e rinunciare ad andare avanti per molto meno. Dice Emily/Ileana nel romanzo, l’unica arma di difesa contro il nemico è solo e unicamente lei stessa.

Lo spettacolo vero e proprio ha come preludio un’esecuzione dell’inno d’Italia interpretato dalla soprano Ekaterina Bukanova, che è anche madrina della serata. Una sopraffina esecuzione, anche se personalmente avrei preferito una scelta diversa di repertorio. Ma d’altra parte voleva probabilmente essere un omaggio alla carica di Bukanova quale Ambasciatrice della Cultura Italiana nel Mondo.

Inizia la danza, che ha un’impronta mista di neoclassica e contemporanea. Accompagnano le coreografie di Kristian Cellini le musiche originali di Stefano Simmaco e la voce narrante di Barbara De Rossi, che rievoca on stage i passi più significativi del romanzo. 10 danzatori, 5 uomini e 5 donne in abiti e colori vivi ma semplici, creano con i loro corpi fiumi di immagini e suggestioni. Un vero e proprio lavoro di traduzione in danza e musica delle parole del romanzo, quello dell’ideatore e regista del progetto Alfonso Paganini. Si legge davvero nei corpi l’energia frizzante di Emily, il suo percorso agli inizi alla scoperta del mondo, dei sentimenti e della passione. Poi la diagnosi della malattia e dei suoi sintomi, l’iniziale reazione di caduta, smarrimento e depressione, ma poi la sua rialzata alla vita e alla passione, sostenuta e stimolata dal mondo degli affetti che la circondano, come una nuvola, un girotondo, una festa di bambini e adulti con danze di gruppo e coppie fluide. Un momento intenso e ben godibile, anche di riflessione, dove qualcuno può pensare che nella propria vita, anche nei momenti di sconforto, nella malattia ma non solo, il mondo c’è sempre e ti aiuta, ti sorregge per una spalla, ti sostiene, ti abbraccia (mi viene in mente Martin Buber). Ritrovare la grinta che non è mai scomparsa, percorrere con passione qualunque tappa e provare ad imparare dalle esperienze di vita. Regala un bel brivido il frammento in cui la danzatrice/Emily scende per un attimo dal palco per abbracciare Ileana (si nota tra l’altro che sono anche vestite uguali).

Pubblico molto attento dall’inizio alla fine, grandi applausi e ovazioni. Viene invitata a salire sul palco anche Valeria Marini, spettatrice della serata, che dà il suo contributo con l’intervento-lampo “Nella vita bisogna reagire, perché si vince”, intervento che si sposa graziosamente con la frase-manifesto del romanzo della Speziale e dell’intero progetto: “Non smettere di sognare, Sogna! Ama! Vivi! La vita è straordinaria.” In un certo senso, dovremmo tatuarcela un po’ tutti nel cuore, con inchiostro fluorescente perché possiamo leggerla anche nei momenti più bui.

Bruno Petrosino

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