PARADISO DALLE TENEBRE ALLA LUCE

Torna in scena a Roma fino al 3 aprile, Simone Cristicchi nella sua ultima produzione teatrale

stampa articolo Scarica pdf

Simone Cristicchi torna in teatro, a Roma, in pieno centro, presso la Sala Umberto, felice di ospitare un artista poliedrico ed eclettico capace di spaziare dalla musica, alla scrittura, alla recitazione. L'UnfoldingRoma era presente alla prima romana di Paradiso: dalle tenebre alla luce.

Il vincitore di Sanremo 2007, porta in scena uno spettacolo scritto in collaborazione con Manfredi Rutelli e prodotto da Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Accademia Perduta Romagna Teatri, Arca Azzurra, Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato con il sostegno della Regione Toscana. Cristicchi è inoltre coautore delle musiche originali con Valter Sivilotti, mentre sono a sua firma le canzoni e la regia.

Lo spettacolo, Paradiso: dalle tenebre alla luce prende spunto dal settimo centenario della morte del Sommo Poeta Dante Alighieri. Si tratta di un’opera teatrale per voce ed orchestra sinfonica, che purtroppo non è presente nella Sala Umberto mentre lo era nella prima assoluta, al suo posto ovviamente una base incisa. Simone Cristicchi torna a Roma, la sua Roma, dopo un lungo periodo ed è felice di esserlo. Sul palco si sente a suo agio, si muove alla ricerca di se stesso, alla ricerca del significato profondo della nostra esistenza. Entra in scena con una lanterna, sembra ricordare il filosofo Diogene che un giorno uscì con una lanterna in mano, e qualcuno allora gli chiese: “cosa stai cercando?” e lui rispose:” Cerco l’uomo!”. L’artista romano, anche lui, è alla ricerca dell’uomo, o meglio del mistero della nostra esistenza, del perché siamo su questo meraviglioso pianete e cosa vogliamo e lo fa scomodando elegantemente perfino la fisica quantistica, per cui ogni atomo è tenuto assieme da una forza superiore e indefinibile. Celebrando Dante, di cui declamerà diversi passi tratti dall’ultima cantica della Divina Commedia, Cristicchi celebra l’uomo, riconoscendo al sommo poeta la capacità di essere andato oltre ogni limite dell’intelligenza umana, descrivendo e celebrando l’uomo e la divinità che altro non è che l’uomo stesso. Il Paradiso per ciascuna religione ha un nome diverso ma alla fine si tratta sempre di qualcosa legato ad un unico colore: il verde. Partendo da questo ragionamento, Cristicchi ci fa comprendere come il vero Paradiso sia la nostra madre terra, in particolare la Natura, che tutto governa sul nostro pianeta, ed è talmente potente ed autonoma che Dio stesso chiese a Noè di caricare sull’arca gli animali e la sua famiglia, e non certo esseri appartenenti al mondo vegetale che se la sarebbero cavata da soli, ed alla fine, proprio un ramoscello di ulivo, testimoniò la salvezza dell'umanità e degli altri essere di carne.

Cristicchi riesce ad affrontare temi che potrebbero banalmente cadere in una sorta di sermone religioso, la sua forza ed intelligenza sta invece nell’essere riuscito a mantenere la laicità pur parlando di Paradiso e di ciò che ci aspetta dopo la morte.

In generale lo spettacolo ha un suo perché, Simone Cristicchi è un artista ormai maturo e capace di scegliere cosa fare e produrre, in un momento così difficile per la nostra società, lui ha il coraggio di sbatterci in faccia la nostra decadenza, la nostra arroganza, il bisogno di redenzione di cui necessitiamo per entrare in Paradiso, qualsiasi Paradiso sia il nostro. Cristicchi delicatamente ci prende per mano e ci porta a guardare dentro di noi e lo fa con una sensibilità che gli è sempre stata propria, fin dagli esordi.

In alcuni momenti lo spettacolo rischia di diventare un po’ melenso ed una sorta di messa cantata, ma questo lo perdoniamo al grandissimo artista, capace di mostrarci la nostra vera essenza di esseri umani. Alla fine la luce torna sempre a risplendere, che sia del sole o delle altre stelle, così care a Dante da usarle come parola per chiudere tutte e tre le sue cantiche.

Alessio Capponi 

© Riproduzione riservata