Nicola Ughi

Il termine che meglio rappresenta la mia professione è quello di “artigiano”. Non sono un visionario e non sono un artista. Sono una persona che con professionalità è in grado di trasformare la realtà tridimensionale in buone immagini bidimensionali.

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Riprendiamo dopo la pausa estiva le nostre interviste con i professionisti della fotografia ed oggi parliamo con Nicola Ughi che vive nella bella Toscana e più precisamente a Pisa

Buongiorno Nicola, una tua breve presentazione per i nostri lettori?

Ciao Lettori, mi chiamo Nicola e sono un fotografo. Sono un uomo molto fortunato perché il mio lavoro e la mia passione coincidono, e lo considero un grandissimo privilegio. Ho 48 anni, sono nato e vivo a Pisa che è la mia amata città e la base da dove parto per fotografare in Italia e in Europa. Fotografo principalmente per motivi di narrazione, che siano ragioni commerciali o documentarie. I miei clienti sono aziende, istituzioni pubbliche e fondazioni, che scelgono la mia professionalità per raccontare la loro storia o quella dei propri prodotti o del proprio mestiere, o ancora un evento attraverso i miei ritratti.

A ormai poche settimane dall'inizio delle lezioni, continua il dibattito sulle misure di sicurezza più idonee per il ritorno degli studenti nelle classi, dopo mesi di lezioni online e didattica a distanza. Il nodo centrale riguarda proprio l'uso della mascherina nelle aule: il comitato tecnico scientifico ha chiarito che non potranno essere utilizzate quelle di stoffa, lavabili e riutilizzabili, ma saranno solo consentite quelle chirurgiche: che ricordi hai dei tuoi trascorsi scolastici e che idea hai della ripresa di queste attività in un momento sanitario come quello che stiamo vivendo?

Ci è capitato nel 2020 questo fulmine a ciel sereno: dalla Cina è arrivato questo virus maledetto che come un domino ha prima ucciso e poi annientato l’economia producendo la peggior recessione dopo quella del 1929. Ho vissuto questo dramma da padre, vivendo con mia figlia l’esperienza della reclusione forzata, le lezioni on line, le difficoltà di vivere la quotidianità in maniera normale. Noi a Pisa siamo stati abbastanza fortunati, ma immagino cosa abbia significato questo per i ragazzi di Bergamo o Brescia o di altre città lombarde. Sono laureato in storia e penso a come verrà analizzato questo momento dagli studiosi e a quali conseguenze lascerà a livello psicologico e sociale. Se penso agli ormai lontani anni della mia scuola, sono certo che l’avrei vissuta malissimo, poichè ero un ragazzino molto sensibile e decisamente timoroso. Mia figlia per fortuna è forte e ha un approccio più positivo. Riaprire la scuola è necessario per evitare il prolungamento di questo momento “morto” dell’istruzione; allo stesso tempo però è rischioso. Penso a quello che sta accadendo in paesi come la Germania, dove molti istituti sono stati costretti a chiudere di nuovo. Ho l’impressione che l’Italia, paese della “lunga” estate, si risvegli a settembre dopo tre mesi di vacanza, come se nulla fosse accaduto. Quest’anno la pubblica istruzione avrebbe dovuto dimostrare uno straordinario senso di responsabilità riducendo a soli 15 giorni le ferie dell'intero comparto (come il resto della popolazione occupata) in modo da dedicare il resto del tempo ad organizzare sin da giugno la riapertura. Era prevedibile che sarebbe stata una cosa difficile: la scuola non è mai pronta per cose normali alla riapertura di settembre, figuriamoci adesso…

Come hai vissuto il lockdown ?

Ho vissuto il lockdown con umori alterni: dalla paura per i lavori contrattualizzati e decisi che rischiavo di perdere, all’entusiasmo per le novità e le opportunità che via via si presentavano ad un fotografo che come me racconta e documenta quel che lo circonda. Dalla tristezza per ciò che stava accadendo, alla rabbia di non poter fare nulla o quasi.Il mio progetto realizzato durante il lockdown è stato un lavoro fotografico chiamato appunto “sedie rosse remote”. Sulla falsariga del progetto #sediarossa originale, con l’aiuto della designer Carlotta Vegni e del giornalista di architettura e design Giorgio Tartaro, ho avuto modo di entrare in contatto con molti nomi importanti dell’architettura, dell’imprenditoria, del giornalismo e del design, che ho “fotografato” da remoto attraverso una videochiamata: in pratica io chiamavo il soggetto, inquadravo con l’aiuto di una terza persona che si trovava di fronte al mio interlocutore, e insieme a lui decidevo come e dove fare il ritratto. Il soggetto poi si faceva fare la foto con un cellulare e me la mandava via mail. In questo modo ho collezionato ben 50 ritratti remoti, e il progetto è quello di fare una mostra, magari proprio a Milano in occasione del Fuorisalone2021, correlata con il mondo del design e dell’architettura, per la quale stiamo ancora cercando dei partner.Durante il lockdown poi è nata l’idea del “Campertour2020” che ho proposto al mio cliente Sammontana: un mese lungo le coste italiane da solo a bordo di un camper equipaggiato con una moto elettrica “Zero Motorcycles” per raccontare la strana estate del 2020, dal punto di vista del gelato e non solo.

Ormai nemmeno si contano più gli articoli, le inchieste e i saggi dedicati alla bellezza di oggi, di come la sua accezione sia sempre più ampia, e di come la moda stia abbattendo stereotipi e luoghi comuni ; prova ne sia la feroce polemica che ha coinvolto Gucci, brand che sta celebrando il “diverso” negli stereotipi della bellezza attraverso la modella armena Armine Harutyunyan, una 23enne dal viso assai particolare . Che idea hai della bellezza? Queste polemiche sono state solo un abile stratagemma di marketing per accrescere la visibilità al brand?

Non sono mai stato un fotografo di moda, soprattutto per una questione di mercato legata alla zona in cui vivo, anche se tutte le volte che ho avuto modo di fare scatti vicini alla “moda” ho sempre ottenuto risultati soddisfacenti sia per me che per il cliente. Ho però un ideale di questo tipo di fotografia più legato al ritratto e al racconto, che al classico posato. Un viso particolare come quello della modella armena di cui parli sarebbe stato per me una bellissima sfida, e mi sentirei lusingato se qualcuno mi chiedesse di farla sedere sulla mia sedia rossa. Per quanto riguarda la bellezza, questa non è mai oggettiva, e vale ancora di più in questo caso il vecchio adagio “non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace”. A proposito delle critiche invece ritengo che dietro ci siano uffici stampa e social media manager di altissimo livello, espertissimi nell’alimentare a mestiere questo genere di polemiche.

La copertina del settimanale Gente con Chanel Totti, figlia dell’ex capitano della Roma e di Ilary Blasi, continua a far discutere. “A 13 anni Chanel Totti è la gemella di Ilary”, il titolo a peggiorare la situazione con il viso pixellato ma il lato B in primo piano. Come padre e come professionista della fotografia come giudichi questa vicenda? Questi messaggi sono da condannare? Il gossip ti ha mai interessato a livello professionale?

Giudico male questo mercato, ma non per questo trovo sbagliato che esista. Per carattere mai e poi mai avrei scelto questa strada, anche se estremamente redditizia. Ho avuto occasione in passato di essere arruolato da una agenzia fotografica spagnola per un Festival di Sanremo nel 2011: io volevo fare una narrazione reportagistica, loro volevano il gossip. Il risultato è stato che io non ho dato loro il gossip e loro non hanno avuto quello che volevano. Sgomitare di fronte ai vip non fa per me, farsi la “stecca” con proprietari di stabilimenti balneari o locali per farmi avvertire prima della presenza della star di turno è quanto di più lontano dal mio carattere perché è necessario avere un pelo sullo stomaco che io non ho. Conosco colleghi rispettabilissimi che lo fanno, così come conosco colleghi bravissimi che fanno una fotografia diversa dalla mia. La fotografia ha molte sfaccettature.La foto di Chanel Totti fa parte di quel gioco che io non faccio e non conosco, quindi non ho elementi per giudicarlo. So fin troppo bene che dietro a queste cose spesso è la polemica stessa che fa pubblicità e fa vendere, quindi no comment.

Marlene Dietrich che cammina sul palco a Londra nel 1975, Elton John che bacia la chitarra di Davey Johnstone, Judy Garland sul palco con Liza Minnelli e il primo incontro tra David Bowie ed Elizabeth Taylor. Questi sono alcuni dei protagonisti dei tredici scatti inediti della leggenda della fotografia Terry O'Neil, scomparso lo scorso novembre a 81 anni dopo una lunga battaglia contro il cancro alla prostata. La collezione sarà esposta dal 15 al 29 settembre alla Zebra One Gallery di Londra dove si potranno ammirare queste immagini mai viste scattate in 60 anni di carriera al fianco di personaggi come Frank Sinatra e i Beatles. Sei un estimatore di questo fotografo che nella sua carriera ha sempre inseguito "lo scatto dell'eternità"? Tu sei mai riuscito a realizzarlo ?

Personalmente sono estimatore di altri fotografi, anche se penso che Terry O’Neil sia stato un dio della fotografia. Io sono molto più legato a Martin Parr, icona delle caricature della società inglese kitsch, oppure a maestri della narrazione come Bresson, ma anche grandissimi italiani come Romano Cagnoni. La mia è una fotografia di racconto che parte dalla ricerca, per dirla con Cartier Bresson, dell’attimo decisivo: sia che si tratti di un istante di qualche produzione industriale, oppure l’espressione di gioia di un ragazzino che mangia un gelato (visto che lavoro per Sammontana dal 2013). Per quanto riguarda lo scatto dell’eternità sinceramente no, non credo che nessuno dei miei scatti possa essere considerato tale. Ci sono tanti buoni lavori, tante buone immagini, ma soprattutto ritengo che siano valide in una sequenza narrativa piuttosto che come foto singole.

Parliamo ora del Bulldays 2019 un’edizione indimenticabile (prima del covid 19 ), tra le bellezze del paesaggio toscano. Tra i momenti più memorabili dell’edizione 2019 spicca su tutti l’arrivo delle Lamborghini in Piazza dei Miracoli all’ombra della Torre di Pisa: che idea hai di questo tipo di manifestazione? Che ruolo hanno nella crescita culturale della tua città?

Sono stato chiamato per fotografare il Bull Days nella mia città, ma con mio grandissimo rammarico un impegno precedentemente preso con il mio cliente Sammontana mi ha impedito di essere presente a questa manifestazione. Mi è dispiaciuto veramente tanto perché ritengo che Lamborghini sia molto di più di un marchio di automobili. Lamborghini rappresenta una grande passione a 360°: per l’estetica, per i motori, per la velocità e per la storia italiana.Il fatto che poi fosse a Pisa mi fa mangiare ancora di più le mani. Ho una certa esperienza nella narrazione di eventi motoristici per aver lavorato per più di un anno con il campionato “Formula 2 Italian Trophy”, oltre che per essere un grande appassionato di motori; per questo sono certo che avrei potuto dare un valido aiuto nel promuovere questo splendido evento. Spero nelle future manifestazioni.

La 28enne modella inglese Nyome Nicholas-Williams lavora da anni e ha posato per campagne di marchi noti come Adidas e Dove: è stato un punto di arrivo di un percorso partito da un disturbo alimentare adolescenziale e approdato alla consapevolezza di voler «promuovere l'amore per se stessi e l'inclusività, perchè è così che mi sento e che voglio che si sentano le donne come me». Le donne “curvy” sono sempre più spesso protagoniste di campagne pubblicitarie, per la fotografia sei un estimatore della body positivity?

Secondo me bisogna stare molto attenti ai messaggi che si danno. La pubblicità è un mezzo che raggiunge miliardi di individui ed ha su di essi effetti differenti, che vanno dal disinteresse all’emulazione estrema. Ritengo che promuovere un’idea di eccesso, sia nell’extra large che nell’extra small, abbia lo stesso effetto negativo. Ho una figlia adolescente che assorbe i messaggi che arrivano dai media più disparati, specialmente dai social: certi messaggi sono così forti e così insistenti che in caso di mancanza di bravi tutor, che possono essere genitori ma anche altri tipi di tutori, possono essere estremamente rischiosi. Sembra che per emergere si debba per forza passare attraverso degli estremi, delle provocazioni a tutti i costi, sia nella cosiddetta “body poisitivity” che in altri ambiti. Sinceramente preferisco un approccio improntato alle mezze misure e alla delicatezza.

La Toscana come l' Emilia-Romagna? Dopo decenni di dominio incontrastato del centrosinistra, in Toscana si profila una competizione aperta come già accaduto a gennaio di questo anno in Emilia-Romagna quando l'attuale presidente di regione Stefano Bonaccini dovette faticare non poco per battere la candidata della Lega e del centrodestra, Lucia Borgonzoni. Secondo il sondaggio Winpoll-Cise si registra una sostanziale parità tra il candidato di centrosinistra Eugenio Giani (con il 43,0%) e la candidata di centrodestra Susanna Ceccardi (con il 42,5%). Come in Emilia-Romagna il primo è esponente del Pd e la seconda della Lega. Cosa ti aspetti da chi vincerà le prossime elezioni nella tua regione?

Ritengo che la politica in Italia non sia “al servizio” dei cittadini elettori, ma sia “esercizio del potere”. Penso quindi che quando il potere rimane nelle stesse mani per tanto, troppo tempo, questo diventi un “vizio” e non una “virtù”. L’alternanza è la cosa più sana che possa produrre una democrazia, ma parlo di un’alternanza costruttiva e non distruttiva. Non si può passare la metà di una legislatura a distruggere per ppartito preso ciò che è stato fatto prima. Io sono per una politica del “fare”. Per fare bisogna abbassare la testa e lavorare. A Pisa in questo momento c’è una giunta di centro destra. Ritengo che ci sia un assessore, Raffaele Latrofa (verde pubblico), che ha sotterrato l’ascia di guerra e che si è messo a lavorare sul serio. Oggi a Pisa i risultati negli ambiti di sua competenza si vedono. Ecco, io sono per le persone, specialmente in ambiti locali come i comuni e le regioni. La Toscana è una regione che è stata ben governata, a parte qualche fisiologico errore. Credo che chiunque vinca debba conservare ciò che di buono è stato fatto, e non distruggere né tantomeno buttare soldi. Per me la battaglia più importante è quella dell’aeroporto: il Galilei a Pisa è un aeroporto internazionale con caratteristiche fisiche di altissimo livello. Questo dovrebbe essere, con vantaggio di tutti, l’aeroporto della Toscana. Qualsiasi azione volta a spendere soldi pubblici che anziché investire sulla velocità di comunicazione tra questo aeroporto e le città nel raggio di 100, 120 km; investa su una alternativa centralista e Firenze – Centrica la trovo sbagliata. Io voterò a favore dell’aeroporto Galilei, non perché sono pisano (lungi da me il campanilismo e il provincialismo), ma perché ho girato il mondo e so che in ogni grande città per prendere l’aereo ci si sposta spesso anche di 100 km, attraverso servizi di terra di altissimo livello.

Il termine visionario può essere associato alla tua professione ?

No, decisamente no. Il termine che meglio rappresenta la mia professione è quello di “artigiano”. Non sono un visionario e non sono un artista. Sono una persona che con professionalità è in grado di trasformare la realtà tridimensionale in buone immagini bidimensionali. Uno come me è un professionista che è in grado di ottenere il massimo per soddisfare un’esigenza di un cliente, che sa usare la luce giusta (naturale o artificiale) per esaltare questo o quel prodotto o questo o quel processo produttivo, o che sa ottenere un’immagine emozionale riuscendo a fissare quell’istante che in una foto o in una sequenza è in grado di comunicare qualche cosa con efficacia. Questa è la mia meravigliosa professione, ed è quello che ogni giorno mi da la voglia e la forza per andare avanti e sviluppare nuove idee e nuovi progetti per i miei clienti.

Parliamo ora del tuo progetto "Sedia Rossa" dove leggiamo sul tuo sito questa spiegazione : Ecco, la sedia rossa chiede al suo temporaneo occupante, di fermarsi un attimo, di posare pochi secondi. Il soggetto si mette in posa su una sedia: un attimo di tranquillità su un semplice oggetto di legno colorato di rosso. Davanti al soggetto un fotografo: una persona che ha fatto della sua passione il suo lavoro, la sua vita. Emotivamente ogni scatto su questo oggetto cosa comporta in te? Di questo periodo che stiamo vivendo chi merita una tua fotografia? Un medico, un infermiere, un negazionista? Oppure un sopravissuto alla malattia?

Oddio, io parto dal presupposto contrario. Sono io che devo meritarmi l’onore che qualcuno di importante accetti di sedere sulla mia sedia rossa.

Ho avuto il privilegio di ritrarre sulla mia sedia persone come Pippo Baudo, Simone Cristicchi, Bobo Rondelli, Enrico Letta, Il prof. Franco Mosca, Pupi Avati, Gene Gnocchi, Andrea Bocelli … ho immortalato da remoto dei grandi come Piero Lissoni, Enrico Baleri, Patricia Urquiola … forse in questo momento qualche grande medico ci starebbe proprio bene.

Ci sono dei grazie nella tua carriera ?

Si, ce ne sono veramente tanti e vorrei elencarli tutti: inizio dai miei genitori che hanno creduto che una passione di un ragazzino potesse diventare un lavoro e hanno avuto la pazienza di sostenermi anche economicamente quando non valevo nulla. Mia moglie che ha tanta tanta pazienza, perché più la mia carriera cresce,più starmi accanto è veramente difficile. Il fotografo amatoriale Sergio Pampana (che avrebbe potuto essere tranquillamente un grande professionista), che mi faceva i capelli parlando di fotografia convincendomi che questa fosse la mia strada. L’azienda Sammontana, nella persona del responsabile marketing gelato Paolo Malvaldi, che ha creduto in me nel 2013 e che ancora oggi continua a chiedermi di raccontare il loro mondo. L’agenzia Mondadori Portfolio della quale faccio parte come fotografo di riferimento in Toscana.Tutti quei clienti che continuano a credere in me e nel mio modo di raccontare.

Progetti per il futuro ?

Sto preparando una mostra che si terrà a Padova dal 11 al 13 di Settembre, quindi la prossima settimana. La mostra si terrà all’auditorium San Gaetano nell’ambito del “future vintage festival”, in media partnership con Radio DJ e sponsorizzata da Sammontana, che avrà in questo festival un ruolo importante sia con i prodotti di pasticceria che con il gelato. La mia mostra si chiama “La Linea del Mare – il perimetro” ed è la narrazione in sedici noni attraverso una selezione di 15 fotografi, della costa italiana dalla Toscana fino alla Sicilia e poi ritornando su lungo la Calabria e tutta la costa adriatica per ritornare poi in Toscana passando dalla Liguria. E’ il sunto del mio viaggio in camper che ho intrapreso da solo tra il 6 luglio e il 2 di agosto e che mi ha visto percorrere 4500 km lungo le coste della penisola.Ad affiancare questa mostra ci saranno 12 grandi fotografie verticali di volti sorridenti e “gustanti” un bel gelato Samontana. Sono alcuni dei volti raccolti durante il tour in questa strana estate del 2020.Dopo di che il mio progetto successivo è di portare a compimento la realizzazione della grande mostra sulla Sedia Rossa, magari proprio in occasione del Fuorisalone 2021 a Milano.

Stefano Cigana

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