Prisca Tozzi

Il mio obbiettivo è lasciare un segno positivo o lanciare dei messaggi. La fotografia può essere anche forte e può essere di denuncia ma l’intento finale deve essere di scuotere l’animo in termini etici e non per ferire.

stampa articolo Scarica pdf

Abbiamo il piacere di intervistare la fotografa Prisca Tozzi romana di nascita, ma da vari anni trasferita a Londra

Buongiorno Prisca come prima domanda una tua breve presentazione per i nostri lettori?

Le mie foto parlano per me. Sono una fotografa professionista, lavoro per un marchio di moda londinese e al momento vivo e lavoro a Londra. Nel tempo libero però riesco a realizzare anche progetti in sintonia con la mia ricerca fotografica più artistica.

Ansel Adams ha scritto: Non fai solo una fotografia con una macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito, e le persone che hai amato: la fotografia cosa ti ha dato e soprattutto cosa ti ha tolto?

La fotografia mi ha permesso di poter fare un lavoro che mi piace e mi rende migliore. Sono sempre alla ricerca di uno scatto che racconti una storia. Le mie immagini sono dei racconti, io cerco sempre di andare oltre il semplice scatto. In realtà la fotografia non mi ha tolto nulla anzi, mi ha restituito e continua a farlo, una qualità di vita elevata. Peccato che nell’ultimo anno non sia possibile gioire dei propri successi.

La fotografia è un’arte razionale oppure no?

Esiste la fotografia razionale e una istintiva. La razionale è più ragionata, strutturata, equilibrata, è perfetta tecnicamente. La foto istintiva invece nasce dal coinvolgimento emotivo, a volte è fuori dalle regole. Ci sarebbe da parlare per ore. Io credo che la fotografia sia una forma d’arte e basta. Ci sono talmente tanti fattori che compongono una fotografia che non si può generalizzare.

Alcuni psicologi all’Università di Miami hanno scoperto che trattenere a lungo le emozioni negative nell’amigdala possa influire negativamente sulla salute mentale a lungo termine. L’amigdala è la struttura a forma di mandorla ai lati del telencefalo, la porzione più grande del cervello, che valuta gli stimoli esterni e regola le nostre emozioni e memorie. Con le tue fotografie quali emozioni vuoi suscitare nel chi le guarda?

Sicuramente non voglio suscitare paura! Le emozioni influiscono anche sul fisico quindi per quel che posso non vorrei mai trasmettere attraverso le mie fotografie sensazioni negative tipo dolore, terrore o tristezza. Il mio obbiettivo è lasciare un segno positivo o lanciare dei messaggi. La fotografia può essere anche forte e può essere di denuncia ma l’intento finale deve essere di scuotere l’animo in termini etici e non per ferire.

Dopo oltre un anno di paura, battaglia e lutti, il virus è ancora tra noi e lo stato d' emergenza non è finito. Le nuove zone rosse scattate oggi lo dimostrano. Speriamo che le immagini degli ultimi week end, con le strade e i marciapiedi svuotati di gente, non siano la prova che non abbiamo capito che il nemico siamo noi ogni volta che ci verrà la tentazione di bruciare le distanze sfidando la nostra sorte e quella degli altri: come stai vivendo questa situazione lontano dalla tua adorata Roma?

Non nascondo che sia molto difficile vivere lontano dalla tua città e dai tuoi cari e sapere che sei bloccata a Londra. Non è tanto il fatto di vivere all’estero, perché questa è stata una mia scelta e ne sono contenta. Il problema è non essere più libera di andare a venire quando voglio. Il mondo globale che mi ero immaginata si è sgretolato nel giro di pochi giorni. All’improvviso tutto quello che ti eri prefissato non esiste più e i confini del mondo non sono più infiniti. Siamo confinati a casa! Ho anche contratto il Covid lo scorso mese di dicembre e fortunatamente sono stata asintomatica, ma viverlo lontano dai tuoi affetti e con paura, non è stato facile.

Il Regno Unito ha messo a punto una campagna vaccinale rapidissima ed efficiente. All'origine del successo la velocità nel procurarsi le dosi, battendo l'Europa. Poi l'arruolamento migliaia di volontari maggiorenni, di ogni genere e professione, tutti formati per le somministrazioni. In più un calendario chiaro e preciso su chi deve avere per primo accesso al siero: che idea hai della campagna inglese confrontando quella "caciarona" tutta italiana?

Non posso giudicare la campagna italiana perché non l’ho quasi vissuta, posso dire però che in Inghilterra ci hanno veramente chiuso in casa, e ancora lo siamo dal mese di ottobre. Qui c’è il lockdown da sei mesi e ancora non è finito. Il governo ha chiesto a tutti un grande sacrificio, possiamo solo recarci a lavoro (e non tutti) e poi tornare a casa. Tutto si fa online, spesa, sport, incontri con gli amici, con la famiglia, shopping. Insomma una vita virtuale irreale. Se il risultato è una risoluzione, allora ben venga e complimenti agli inglesi. In Italia nel corso di questi ultimi mesi ho percepito una vita più umana, specialmente a Roma. Non so dire quale sia giusto e quale sia sbagliato, non posso predire il futuro.

L'infermiera e il bambino di 7 mesi contagiato dal Covid, una foto che ha commosso l'Italia. Lo scatto che ha fatto ormai il giro del web viene da Ancona, dall'ospedale Salesi dove lo scorso 3 marzo il piccolo Matteo Maurizio, di appena 7 mesi, era ricoverato per un delicato intervento per via di un problema all'intestino: sia lui che la sua mamma erano risultati positivi al Covid: la potenza delle immagini sono soprattutto queste dove viene intensificato la parola "speranza"?

La fotografia può essere di una potenza incredibile. In questo caso non è l’immagine in sé che conta ma il suo significato e quello che rappresenta. Da questa foto si percepisce in un secondo tutto il dramma che sta vivendo il mondo intero, ma nello stesso tempo è una foto che esprime dolcezza e amore. Ci fa capire che nonostante tutto, un gesto d’amore può davvero cambiare il mondo.

Migliaia di persone si sono radunate a Trafalgar Square nel cuore di Londra, in barba a divieti di assembramenti e obblighi di mascherine, per protestare contro il lockdown. Proliferano i cartelli contro il governo, e quelli che sostengono che il Coronavirus sia una bufala. Le uniche "mascherine" che si vedono nella folla sono quelle carnevalesche con il volto di Guy Fawkes, del film V per Vendetta: come ti poni di fronte ai negazionisti? Hai avuto modo di confrontarti con alcuni di loro?

Tutto il mondo è stanco di questa pandemia, specie i giovani. Io non sono una negazionista, il virus esiste e non si può negare. L’ho avuto anch’io, mia sorella e tanti amici. Non è sicuramente un gioco e non è inventato. Gli effetti li vediamo davanti ai nostri occhi tutti i giorni. Chiaramente ci sono cose che non capisco ma non deve essere nemmeno facile gestire una tale situazione anche a livello sanitario. Non tutti hanno la facoltà di rimanere positivi e sereni in un momento del genere, ci vuole una grande forza di carattere a rimanere calmi e propositivi. Non per questo giustifico le proteste ma sicuramente cerco di comprendere il loro punto di vista.

Li consideri uomini liberi oppure incoscienti?

Io penso che la libertà di ogni individuo deve essere rispettata ma non la si può ottenere ledendo quella del tuo prossimo. Purtroppo in questo momento storico ci sta mancando molto ma queste azioni rischiano di compromettere la nostra libertà futura. Se tutti facciamo qualcosa per evitare il contagio, nel nostro piccolo, stiamo aiutando a ritrovarla la nostra libertà.

In un precedente articolo, ho scritto che i confronti con altri fotografi, e quindi anche le loro critiche alle proprie foto, sono importanti per permetterci di trovare nuove ispirazioni e crescere come fotografi. A dire il vero, per molti fotografi, le critiche non fanno affatto piacere e preferiscono limitarsi ai “pollice su” su Facebook o “cuoricini” su Instagram. In genere i commenti che si trovano sui social network, anche se non limitati alle emoji, sono del tipo “Wow”, “Incredibile”, “Bello”: subire delle recensioni negative su alcuni tuoi lavori li consideri determinati per la tua crescita? Le accetti solo da chi vive di fotografia come te dal resto oppure il "doppiolavorista" che non vive di fotografia deve astenersi nel giudicarti?

Le critiche fanno parte di una crescita personale e se sono costruttive non possono far altro che farti fare sempre meglio. E’ anche vero che commenti istantanei condivisi sui vari social non possono essere attendibili a livello professionale. La vera critica ad una fotografia d’autore è altra storia. Bisogna fare una netta distinzione tra la critica spicciola di un tuo follower, che può far piacere o affatto, piuttosto che una lettura di un tuo scatto fatta da un professionista che sicuramente sa leggere tanti altri dettagli necessari ad una valutazione più seria del tuo lavoro. Io solitamente accetto le critiche ma le accetto solo da chi ci capisce e mi dà una spiegazione precisa di quella determinata critica.

Nonostante Londra non sia rinomata per il suo clima, la capitale inglese è da sempre considerata una delle città più fotogeniche al mondo. Il London Eye, le cabine telefoniche rosse e la moltitudine di ristoranti alla moda: Londra è una delle mete preferite dagli avidi utenti di Instagram: cosa ti affascina di questa città? Quali sono le differenze che hai riscontrato invece con Roma?

Sicuramente il clima è terribile se lo paragono a Roma. Quanto mi mancano quelle giornate di sole romane! Londra però ha la capacità di rendersi affascinante e “fotogenica” proprio perché è molto curata e l’amministrazione pubblica fa un ottimo lavoro per impreziosire la città. L’architettura antica e moderna è bellissima, i negozi, i locali, i parchi sono curatissimi, non posso proprio dire che la città non sia bella. Però è innegabile che a me manca molto Roma e se prima del Covid non mi pesava, perché appena avevo nostalgia saltavo su un aereo e in 2 ore stavo a casa, nell’ultimo anno tutto questo stile English comincia a pesare. A me affascina Londra perché mi permette di vivere di fotografia e mi dà una stabilità economica che in Italia non avrei. Mi sto costruendo un mio bagaglio professionale importante e di questo sono grata all’Inghilterra, ma pensare a un confronto di bellezze l’Italia per tutta la vita.

Le luci e le ombre londinesi sono interessanti dal punto di vista fotografico?

Sì molto. Mi diverto molto ad andare in giro per la città e fotografare ogni angolo. Devo dire che in questi anni Londra l’ho fotografata in lungo e largo. Non si può negare che sia veramente una bella città.

Quale foto senti più tua da quando sei lontana da casa?

Quali foto! Le foto che ho scattato alle isole Eolie per il mio libro Apnesya che è stato pubblicato lo scorso anno. Lo sfoglio e mi sento grata di aver vissuto quell’esperienza e di averla potuta portare a termine. Non vedo l’ora di tornarci quest’estate se mi faranno tornare in Italia.

Si intitola “Torneremo a viaggiare: il lavoro nel turismo fra tradizione e nuove forme di ospitalità” il 4° concorso fotografico nazionale “Fotografia e mondo del lavoro” promosso dalla Fondazione Carlo Laviosa e dal Comune di Livorno: quanto ti manca narrare "il viaggio " a livello fotografico?

Mi manca viaggiare quasi come mi mancasse il respiro. Io ho sempre viaggiato nella mia vita e negli ultimi dieci anni ho visitato e documentato fotograficamente tanti paesi. Come dicevo ho anche pubblicato un libro di fotografia che racconta il mio viaggio alle Eolie. Nell’ultimo anno non è stato possibile, ma io sono ottimista e sono sicura che anche se il mondo intero ha subito una scossa violenta, torneremo a viaggiare e ad essere cittadini di un unico pianeta. A me, i tanti viaggi fatti in giro per il mondo, mi hanno resa più matura e attenta ai temi etici legati alla salvaguardia dell’ambiente insomma mi hanno insegnato molto e spero veramente di tornare presto a viaggiare. La narrazione fotografica di un viaggio è tutto!

Ci sono dei grazie nella tua carriera?

Sicuramente un grazie alla mia famiglia in primis, poi ai miei amici e a tutte le persone che ho incontrato lungo il cammino. Ce ne saranno tante altre da ringraziare anche in futuro, io mi sveglio la mattina e ringrazio sempre per quello che ho, quello che ho avuto e quello che avrò.

Progetti per il futuro?

Al momento è impossibile fare delle previsioni per Il futuro, per il momento sono confinata a Londra a data da definirsi. Certo se mi capitasse un’occasione professionale per ritornare in Italia ne sarei felice.

Stefano Cigana

© Riproduzione riservata