LA FOTOGRAFIA COME ARMA DI DIFESA

LA FOTOGRAFIA COME ARMA DI DIFESA

Amazonia, la mostra di Sebastião Salgado presso il Maxxi di Roma

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Sensibilizzare le persone all’ecosistema dell’Amazzonia. Questo è il motivo della mostra “Amazzonia” di Sebastião Salgado (Aimorés, 1944) presso il museo Maxxi di Roma, a cura di Lélia Wanick Salgado, compagna di vita e di lavoro del grande fotografo.

Oltre duecento fotografie di colui che è considerato uno dei più celebri fotografi a livello mondiale contemporanei e che ricordiamo per il suo particolare bianco e nero, contrasto bicromo che, a primo impatto, si può confondere con un dipinto per la perfezione con cui ritrae uomini e paesaggi.

Sono oltre duecento fotografie che Salgado ha realizzato nel corso degli ultimi sei anni in Amazzonia fotografando la foresta ma anche tutte le popolazioni locali restituendo un progetto di sensibilizzazione ecologica.

Si tratta di una mostra immersiva dove oltre alla vista viene coinvolto anche l’ udito, con suoni e musica inedita del musicista Jean Michel Jarre, ispirata ai suoni autentici della foresta. Sono istantanee poste a diverse altezze, presentate in vari formati e organizzate in spazi che ricordano le "ocas", le abitazioni delle tribù indigene. Si mutano, queste, in chiavi per aprire le porte di un'Amazzonia che seppur lontanissima è presente quasi "fisicamente", con la vegetazione rigogliosa, gli animali, il Rio delle Amazzoni e i suoi affluenti, i cosiddetti fiumi aerei creati dagli alberi, le piogge e soprattutto con i suoi "custodi", le comunità che la rispettano e la proteggono ogni giorno.

“Il 25% del territorio amazzone è protetto dalla costituzione – il risultato di una lotta di antropologi, sociologi e studiosi – e un altro 25% è sotto la protezione dell’Istituto per l’Ambiente” spiega Salgado. Durante i dieci anni trascorsi nella foresta è stato affiancato da un team scientifico e tecnico e dalla fondazione brasiliana FUNAI, interlocutrice di primo piano per la conversione dell’Amazzonia e la protezione degli Indios. Non risulta essere una semplice mostra ma, come sostiene la Presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri, un manifesto politico, proprio perché L’attività mineraria nel bacino amazzonico minaccia centinaia di comunità indigene e le loro terre ancestrali, distruggendo non solo la preziosa foresta pluviale, ma mettendo a rischio la sopravvivenza stessa di questi popoli.Per cui il messaggio più forte e chiaro è quello di immergersi nelle foresta amazzonica e riflettere sulla necessità di proteggerla.

Articolo di Maria Francesca Stancapiano.

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