In Mostra A Torino Ai Musei Reali Inedita , Scatti Di Ordinaria Autenticità

In Mostra A Torino Ai Musei Reali Inedita , Scatti Di Ordinaria Autenticità

Vivian Maier la semplice storia di una donna diventata a sua insaputa una delle grandi fotografe del xx secolo

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Chissà cosa avrebbe detto, nel vedersi esposta come protagonista indiscussa nelle sale dei Musei Reali a Torino, chissà cosa avrebbe fatto sapendo di essere ricordata il giorno dell'8 marzo, come esempio di donna forte e fragile. Vivian Maier sarebbe stata sorpresa e forse neanche del tutto soddisfatta nel ricoprire un ruolo così importante. Lei fotografava per sé, senza clamori o ambizioni e conduceva una semplice vita.

La scoperta di Vivian Maier è da attribuirsi al regista John Maloof, che per caso acquista, in una casa d'aste, un box. In esso ritrova scatole di fotografie e negativi, molti dei quali neanche sviluppati, coinvolto e affascinato dal lavoro della sconosciuta, decide di ricostruire la sua vita, indagando sul suo passato. Ritrova così una delle grandi fotografe del xx secolo, che ruba istanti di vita a ignari passanti, che non sanno neanche di averli quegli attimi di vita, quei frammenti destinati a dissolversi nel momento che stanno accadendo.

La sua esistenza all'apparenza piatta e senza toni è lontana dagli stereotipi di famiglia e società che quegli anni, l'America impone. Lei è sola, non sposata e senza figli, i suoi pargoli saranno i bambini che per quarant'anni accudisce come bambinaia a servizio delle famiglie di Chicago. Un solo vezzo nella sua modesta vita e nell'abbigliamento frugale, una Rolleiflex 6x6 che porterà sempre con sé, una magica tata come Mary Poppins adorata dai suoi piccoli bimbi.

Vivian Maier riproduce con i suoi scatti, la cronaca emotiva di una società americana, all'ombra della più grande utopia dei quell'epoca: "il sogno americano", che abbandona il clima austero per una frivolezza moderna e contemporanea che riflette grandi cambiamenti sociali e politici. Fotografa una realtà quotidiana, esprimendo nei suoi scatti, le origini europee e americane e come una bimba impertinente, importuna con un click i passanti, divertendosi delle loro reazioni.

Si interessa degli individui che si collocano in uno spazio, in un tempo sospeso. Sono uomini e donne in disparte, i migliori attori del suo lavoro. Volti che parlano di povertà, in un'America in rilancio, parlano di lavori logoranti, in un tempo tecnologico. Fotografa coloro che non si guardano, coloro che non si figurano in nessun luogo. Usa la magia e il disincanto dei bambini, la loro curiosità ed attratta da oggetti qualunque, fantasticherà sulle sue origini, sulla storia. Dello stesso filone immaginifico sono gli scatti sulle mani, protagonisti e narratori di vite, come se il visibile fosse una scoperta sempre rinnovata, un gioco senza regole dove tutto e possibile.

Da governante conosce bene l'infanzia e inizia così il racconto di una società che sfiora nelle strade di Chicago o New York o in altre parti del mondo dove ha la fortuna di visitare, scene di cronache veloci, ritratti e autoritratti gesti e dettagli che, come un quadro, restituiscono le caratteristiche della propria epoca. La strada è il luogo che favorisce l'osservazione della geografia umana, senza filtri, formata da individui anonimi, che non fanno che incrociarsi senza mai conoscersi, in un teatro dell'ordinario in cui i passanti diventano, protagonisti recitanti un ruolo, che diventa immortale anche se solo per un minuto.

Vivian Maier fotografa la vita con inaspettate coincidenze. La curatrice della mostra "Inedita" Anne Morin scrive: "Ciascuna delle sue immagini si situa nel punto stesso in cui l'ordinario viene meno, o dove il reale si annulla e diventa straordinario". Scoprire anziché osservare, aneddoti, istanti, riflessi e nel gioco degli specchi ritrovare sé stessa, in queste fotografie destinate solo a lei che per un gioco del destino hanno fatto il giro del mondo.

Una storia semplice di una donna semplice che con il suo inedito racconto ha saputo dare un volto a un'epoca e un carattere a un'illusione.

Chiara Sticca

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