Chi è Simone Cecchetti

Chi è Simone Cecchetti

La mostra e il documentario del “fotografo-narratore”, sensibile e poetico.

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Si è appena conclusa la mostra fotografica di Simone Cecchetti, curata da Marco Dionisi Carducci, svoltasi dal 5 al 12 marzo presso gli spazi espositivi di MICRO Arti Visive di Paola Valori.

Cecchetti è un narratore silenzioso e potente; le sue sono immagini che approdano col vento dei sogni sulla riva degli occhi di chi le osserva. Ama quel dettaglio, quel particolare narrativo che fa rivivere il momento. Tutto appare sospeso tra il vero e l’inconscio, in una istintuale ed armonica eloquenza: la luce è nota travolgente e l’ombra il rifugio d’un suadente spartito notturno. Ha un modo spontaneo di vivere i momenti prima ancora di raccontarli. Un fotografo dall’identità libera e sincera, dallo sguardo discreto e pronto ad ascoltare i ritmi del vivere, creando ritratti fugaci o pieni, in impulsi vivi, variabili e poetici.

“Una mostra - afferma il curatore Marco Dionisi Carducci - in cui emerge lo stile, la tecnica, l’estro del grande artista italiano. Un viaggio visivo ed emozionale sui protagonisti della musica, immortalati da Simone Cecchetti nel pieno atto fisico e mentale della performance live. Così meravigliosamente in posa, da sembrare pienamente complici di un vero e proprio ritratto d’autore”.

“Chi è Simone Cecchetti ?” è una mostra itinerante, un percorso fotografico sui protagonisti della musica, colti nel pieno della loro espressione autoriale, la performance live. E’ stata la prima tappa di un tour che toccherà le regioni italiane nei prossimi mesi e che ha anticipato il documentario in onda su SkyArte a partire dal 14 marzo (ore 20.05). Cecchetti, abile a raccontare attraverso i propri scatti impressioni, emozioni, sguardi, colori e interpretazioni ben lontani dai più classici tagli documentaristici. La strada del fotografo romano è quella della narrazione sensibile e penetrante, che progredisce verso la ricerca poetica, umana e psicologica dei soggetti ritratti. Scatti in bianco e nero e a colori in grado di raccontare, nei più variegati contesti, l’opera di un artista dal taglio unico, firma riconoscibile “capace - come sottolineato da Gino Castaldo - di rendere il soggetto, colto nel pieno aspetto fisico e mentale della performance, perfettamente in posa”. Da BB King a Roger Waters, da Noel Gallagher a Skin, da Bruce Springsteen a Juliet Lewis, passando per Nick Cave, Michael Stipe, Bjork, Lady Gaga, Lou Reed, Madonna, Renato Zero, Elton John, tanto per citarne alcuni. A guardare le foto di Cecchetti, tutti complici. Tutti in attesa del ritratto perfetto, dello scatto d’autore. E viene quasi il dubbio se quelle che stiamo guardando siano fotografie di grandi e piccoli live in giro per il mondo o di set allestiti per l’occasione.

Ha accompagnato l’anteprima del documentario e la mostra il testo di Gino Castaldo, nel quale afferma: «C’è un discorso da fare riguardo la ritrattistica. A volte non ci pensiamo, ma quando hanno inventato la fotografia c’è stato uno scossone nel mondo della pittura. Ci pensiamo raramente, rispetto ai vecchi capolavori del passato: erano ritratti, c’era il bisogno di far vedere le facce. Per questo le opere avevano un aspetto realistico, dovevano raccontare realmente come fosse un volto, una figura. Poi arriva la fotografia e guarda caso la pittura diventa astratta; all’opposto, la fotografia diventa l’arte del ritratto. Ecco, questi di Simone, anche se fatti in movimento, sono ritratti; quelli che una volta facevano i pittori e che ora non fanno più, perché c’è la fotografia, perché c’è uno come Simone Cecchetti. Eppure, guardando queste foto, mi viene anche un sospetto: che Simone sia un gran bugiardo. Perché dico questo? Guardate questa foto, è David Crosby, Leonard Cohen, Steven Tyler e, dulcis in fundo, Bruce Springsteen. Perché dico che è un bugiardo? Queste dovrebbero essere foto da concerto, ma io non ci credo. Queste sono foto da posa. Oppure è successo qualcos’altro: non so come abbia convinto David Crosby a mettersi in posa durante un concerto. Perché questa non può essere una foto fatta in movimento. Qualcuno mente. O Crosby o Simone Cecchetti».

Articolo di Giorgio Vulcano.

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