Immagini Scioccanti Per Riflettere, Questo è World Press Photo 2022

Immagini Scioccanti Per Riflettere, Questo è World Press Photo 2022

In mostra al Palazzo delle Esposizioni in Roma i vincitori del prestigioso concorso fotografico internazionale

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Al Palazzo delle Esposizioni in Roma, dal 28 aprile fino al 12 giugno, saranno esposte le fotografie vincitrici del World Press Photo 2022. Questa organizzazione no profit con sede ad Amsterdam, fondata nel 1955, vanta il primato di aver lanciato il concorso fotografico più ambito e prestigioso al mondo. Incoraggia il fotogiornalismo e lo scambio documentaristico d'informazione senza filtri ne censura. Si fonda su tre principi cardine: l'accuratezza, la trasparenza, e la diversità. Premia l'eccellenza nell'immagine e la profondità del messaggio. Lo scopo è narrare un anno di vicissitudini, un racconto di vite e di accadimenti cruenti, drammatici che si avvicendano mentre noi fatichiamo a tenere il passo emotivo, tra le foto in mostra. Notizie troppo tristi, troppo disperate, troppo vere e troppo vicine per riuscire a rimanere impassibili. Sono continui pugni allo stomaco della nostra tranquilla esistenza.

Il World Press Photo, per la valenza planetaria che lo contraddistingue, è contemporaneamente esposto in 110 città in 5 continenti. Giunto alla 65° edizione sono stati selezionati e premiati gli esempi più provocatori, rappresentativi e coraggiosi del fotogiornalismo documentaristico, realizzato nell'ultimo anno. Nella maggior parte dei casi, i fotografi sono conoscitori dei luoghi e delle dinamiche sociopolitiche o ambientali dei posti ritratti nei loro scatti.

La rassegna presenta, in anteprima nazionale nel Palazzo delle Esposizioni, le foto finaliste dei 4 vincitori globali, selezionati tra i 24 vincitori regionali 2022, annunciati il 24 marzo da giurie regionali e globali indipendenti per ciascuna delle quattro categorie: Singole, Storie, Progetti a lungo termine e Formato. Copre sei zone del mondo: Africa, Asia, Europa, Nord e Centro America, America del Sud, Sud Est asiatico e Oceania.

La lista dei vincitori Regionali è: Faiz Abubakr Mohamed, Sudan, Sodiq Adelakun Adekola, Nigeria, Agence France-Presse, Rijasolo, Madagascar/France, Riva Press, Rehab Eldalil, Egypt, Amanuel Sileshi, Ethiopia, Agence France-Presse, Fatima Shbair, Palestine, Getty Images, Bram Janssen, the Netherlands, The Associated Press, Senthil Kumaran, India, Kosuke Okahara, Japan, Dar Yasin, India, The Associated Press, Konstantinos Tsakalidis, Greece, for Bloomberg News, Nanna Heitmann, Russia/Germany, Magnum Photos, Guillaume Herbaut, France, Agence VU’, Jonas Bendiksen, Norway, Mary Gelman, Russia, Amber Bracken, Canada, for The New York Times, Ismail Ferdous, Bangladesh, Agence VU’, Louie Palu, Canada, Yael Martínez, Mexico, Sarah Reingewirtz, United States, for Los Angeles Daily News and Southern California News Group, Vladimir Encina, Colombia, Irina Werning, Argentina, Pulitzer Center, Lalo de Almeida, Brazil, for Folha de São Paulo/Panos Pictures, Isadora Romero, Ecuador, Viviana Peretti, Italy, Anonymous, for The New York Times, Matthew Abbott, Australia, for National Geographic/Panos Pictures, Abriansyah Liberto, Indonesia, Charinthorn Rachurutchata, Thailand, Ta Mwe, Myanmar, Sacca Photo.

Tutti raccontano storie provenienti da 6 diverse regioni del mondo, così da poter offrire una grande varietà di voci e punti di vista inediti e scioccanti. Storie di vita e di coraggio, di dolore e rassegnazione. Si percepisce poca speranza, si ammirano scatti potenti carichi di ribellione, ma in nessuno vi è la ricetta per la salvezza o per un giusto modo di vita.

Quest'anno si è dato risalto alla salvaguardia della cultura indigena, imponendola come motivo di riflessione. Non a caso la foto vincitrice dell'anno è di Amber Bracken dal Canada per New York Times. Nella foto dai colori marroni, illuminata da una luce del tramonto, in un luogo ventoso, giacciono silenziose croci di legno su cui abiti rossi di bambine, sventolano timidamente. Tutta è natura e tranquillità ma questa pace apparente, nasconde crimini e brutture. Justin Trudeau la definisce una scoperta "straziante", un capitolo orribile della storia canadese, una verità molto dolorosa. La fotografia ci riporta a un periodo buio in cui 150.000 studenti furono portati via dalle loro famiglie con la forza e "deportati", nella Kambloops Indian Residential School. Era la più grande scuola residenziale del Canada, costruita per i popoli indigeni, obbligandoli ad abbandonare lingue e tradizioni natie. Questi collegi finanziati dal dipartimento e gestiti dalle Chiese Cristiane, avevano come unico scopo "civilizzare" i bambini. Questo avveniva allontanandoli dalle famiglie, infliggendogli pene corporali se parlavano non correttamente le lingue dominanti in essa insegnate. Erano intenzionalmente situate lontane dai villaggi per ridurre al minimo i contatti con le famiglie.

Nel 2021 l'antropologa Sarah Beaulieu, usando uno speciale radar, fece una sconvolgente scoperta, trovò i resti di 215 giovani corpi sepolti nel campo, solo cumuli di terra per mascherare il terribile omicidio. Un vero e proprio genocidio culturale, bambini morti probabilmente per abusi sessuali, negligenze, malattie e incidenti. Dal 30 maggio dall'anno scorso, le bandiere sugli edifici federali, sventolano a mezz'asta per 215 ore, per onorare i bambini morti in quel campo, piccolo gesto per ridare giustizia.

Un'altra storia che colpisce è raccontata da Irina Werning dell'Argentina e vede come protagonista una dodicenne che vive a Buenos Aires. La ragazzina dai lunghi capelli neri, vero vanto di forza e di estensione delle idee, secondo il credo delle comunità aborigene originarie, ha promesso all'inizio della pandemia di tagliarsi i capelli, nel momento che le lezioni si sarebbero regolarmente riprese. Quando, ovvero, si sarebbe abbandonata definitivamente la Dad, che la rendeva apatica e asociale. Antonella, il vero nome della protagonista, ha detto: "...quando tornerò a scuola capiranno che sono una persona diversa, anche io mi sento diversa e offro il mio dono più prezioso in cambio di una normale vita scolastica".

La fotografa Irina Werning accompagna con scatti di vita domestica il grande passo.

Come questa, sono esposti, avvincenti, struggenti storie, dove ci si identifica nei volti, negli sguardi spersi e nelle situazioni al limite. I reporter scelgono cosa mostrare e come farlo e in ognuno di noi, si innescano reazioni soggettive. Da spettatori indipendenti ci è chiesto di osservare, talvolta approfondire e agire. Il contesto è fondamentale per garantire la potenza del messaggio e in esso ognuno troverà il suo trascorso e il suo futuro, tanto da interpretare la foto su diversi piani di comprensione, sensibilità, emozione. In ogni fotografia i veri eroi combattono una guerra silenziosa, fatta di indifferenza e abbandono, i veri eroi sono anche i fotografi che talvolta rischiando, immortalano nell'inferno, attimo dopo attimo, scatto dopo scatto, il volto contraddittorio dell'umanità

Chiara Sticca

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