"E' una sfida agli stereotipi di genere che trasforma il paradigma della donna-vittima in modello di riferimento culturale e politico". In mostra allo spazio Extra del Maxxi Museo di Roma, da mercoledì 13 settembre a venerdì 6 ottobre "Straordinarie. Protagoniste del presente" una meravigliosa esposizione che si compone di ben 107 scatti fotografici realizzati dalla fotografa romana Ilaria Magliocchetti Lombi che testimoniano una cultura di rispetto contro ogni pregiudizio di genere, con la curatela di Renata Ferri, un progetto espositivo all’interno della campagna inDifesa di Terre des Hommes, la ONG impegnata da dodici anni per i diritti delle bambine e delle ragazze. Professioniste che attraverso il loro percorso documentano tanti modi diversi, tutti possibili, per realizzare le proprie ambizioni ed affermarsi andando oltre i pregiudizi e le discriminazioni, immagini che riproducono ritratti di donne provenienti da molteplici ambiti della società contemporanea. 107 le donne che hanno accolto l’invito di farsi fotografare "trasformando questa esposizione in un corpo unico di volti e voci, un intreccio di memorie, confidenze e dediche". Lo scopo, ricorda Ferri, è ispirare le protagoniste del futuro a coltivare i propri talenti e realizzare i sogni, consapevoli dei propri diritti. "La mia ambizione era costruire un atlante di donne straordinarie, ma dall’ordinaria vita. Donne che creano, che inventano, che aiutano altre donne, che mettono in scena spettacoli con tagli molto femminili come Lella Costa, donne scienziate come Amalia Ercoli Finzi o l’astronauta Ilaria Cinelli, donne sportive come Milena Bertolini che ha spalancato le porte del tempio del calcio alle donne", racconta Renata Ferri. Da Ariete a Ilaria Cucchi, da Michela Murgia a Suor Gabriella Bottani, da Elodie a Milena Gabanelli, ciascuna testimonia in bianco e nero la propria storia. Un progetto durato ben tre anni che evidenzia nella diversità dei percorsi l’identità del successo, un successo ispirato a principi etici e professionali. «Ci sono chef e illustratrici, c’è Maria Letizia Mannella, procuratore aggiunto della Corte di Milano, ma ci sono anche le femministe — racconta ancora Ferri — da quelle della prima ora come Ida Dominijanni fino a Giulia Blasi. Tra tutte spicca Michela Murgia la cui eredità è ancora molto presente». La Campagna inDifesa di Terre des Hommes — associazione fondata nel 1989 — ha preso il via nel 2012 con l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sulle violazioni dei diritti delle bambine e delle ragazze e sull’importanza di assicurare loro protezione e sostegno. Tramite progetti per l’educazione inclusiva di qualità, la prevenzione di matrimoni e gravidanze precoci, il contrasto allo sfruttamento lavorativo, la protezione di bambine e bambini rifugiati e di ragazze vittime di abusi, nel corso degli anni la Fondazione ha operato in diversi paesi come India, Mozambico, Costa d’Avorio, Zimbabwe, Perù, Ecuador, Bangladesh, Palestina, Libano, Iraq, Siria e Giordania Il movimento Terre des Hommes è presente in 23 Paesi con oltre 150 progetti, dal 1960 in prima linea per proteggere i bambini e le bambine di tutto il mondo dalla violenza, dall’abuso e dallo sfruttamento e per assicurare loro scuola, educazione, cure mediche e cibo, anche nei contesti di emergenza. In Italia Terre des Hommes lavora per favorire la partecipazione sociale dei giovani e renderli protagonisti di un cambiamento culturale. Dal 2014 «Osservatorio inDifesa», realizzato con la community ScuolaZoo, ha coinvolto oltre cinquantamila giovani raccogliendo le loro opinioni su argomenti come sexting, sicurezza online, bullismo, molestie, stereotipi di genere, realizzando una vasta indagine nel nostro Paese. Numerosi sono i partner al fianco di Terre des Hommes per i diritti delle bambine e delle ragazze che sostengono l’iniziativa, a cominciare da Deloitte, azienda leader nella consulenza e revisione d’impresa e Fondazione Deloitte, il cui presidente Guido Borsani ha ricordato come la Fondazione da anni abbia «messo al centro l’impegno per la diversità e inclusione, per l’empowerment femminile e per la diffusione di nuovi modelli di riferimento per le giovani generazioni, scegliendo il linguaggio universale della fotografia». "La mostra è un invito a ragazze e ragazzi a seguire il flusso delle parole e il percorso libero e circolare lungo il quale corrono le immagini, per osservare ed ascoltare l'indagine sentimentale di questo racconto corale". Stefania Petrelli
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