Iniziamo da una domanda molto semplice. Chi sei? Una breve presentazione
Sono Antonio Fraioli, sono nato a Roma nel lontano 63, ma ho origini ciociare. Fotografo dall’età di 11 anni, quando la scuola media che frequentavo proponeva vari corsi e io scelsi quello di fotografia. Fu lì che scoppio il grande amore. Sono entrato nella prima camera oscura all’età di 11 anni, ho coltivato questa passione fotografando di tutto ma soprattutto lo sport. L’avvento del digitale mi spiazzò, infatti tuttora conservo gelosamente tutte le mi macchine analogiche. Ebbi una forma di rigetto, ripresi a fotografare con intensità circa 8 anni fa, con un crescendo di collaborazioni che mi hanno portato a seguire grandi eventi sportivi e di spettacolo.
Il segreto della fotografia per Guy Le Querrec era: ''Vedere le cose per la prima e ultima volta'' - questa regola vale anche per te?
E’ vero la fotografia coglie l’attimo ed è impossibile che si ripeta nelle stesse modalità.
In un mondo usurato dalla presenza degli smartphone si può scattare la foto perfetta?
Certamente la foto perfetta non è quella perfetta tecnicamente, ma quella perfetta emozionalmente. Per rimanere in tema si può fare anche con un smartphone.
Parliamo di immagini. In questi giorni una notizia che mi ha coinvolto l’ho trovata su di una rivista inglese: per il corpo delle guardie della rivoluzione islamica, i selfie hanno un obiettivo preciso: devono invitare la gioventù iraniana a sposare lo stile di vita occidentale e ad abbandonare i valori musulmani. Che idea hai della libertà di espressione nei paesi dove la religione limità le "libertà" personali ?
“La mia libertà finisce dove comincia la vostra”. Questa frase di Martin Luther King per quanto abusata, racchiude il mio pensiero sulla libertà di espressione. Ogni persona deve essere libera è basta.
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Ti piacerebbe un giorno organizzare un reportage in quelle terre?
Magari! Penso però che non ne sarei capace, e’ un tipo di fotografia che richiede esperienza e capacità superiori rispetto a quelle che servono per fotografare una “normale partita”.
"Immagina di iniziare un giorno a fare i bagagli, e annunciare ai tuoi figli che da domani niente più scuola, sport, musica e compiti. Niente più orari prestabiliti e impegni codificati. Solo un programma di viaggio, che è soprattutto un progetto di vita". Mai pensato di mollare tutto ma soprattutto vivere senza più orari scanditi dalla monotomia?
No, non l’ho mai pensato. Sono convinto che bisogna vivere la propria vita cercando di forzarla il meno possibile adeguandosi o adeguandola al momento.
Scattare delle fotografie ti rende più felice oppure più creativo?
Sicuramente provo felicità, e sono felice ancor di più quando la foto viene apprezzata soprattutto dal soggetto interessato.
La tua fotografia è “cercare di capire cosa significa essere vivi?”
Penso di si! Perché cogliere e fermare un attimo di vita fotografandolo è come farlo vivere per sempre.
Ha senso per te una vita offline?
No morirei di noia, non mi piace avere troppo tempo solo per pensare.
Parliamo degli istagrammer fuorilegge - un famoso 19enne si arrampica ovunque (più è alto meglio è) per fotografare luoghi impossibili, da mostrare ai suoi 200mila follower - "la fotografia estrema è diventata uno stile di vita contro la legge e fonte di reddito". Una tua opinione di fare fotografia in questo modo incoscienza oppure?
Torniamo ad una delle domande precedenti. Laddove non si metta a pericolo la vita altrui e non si rechi alcun danno a chi che sia, ognuno è libero di fotografare come vuole.
Una foto sul dramma dell’immigrazione viene premiata dal prestigioso concorso, poi un video dimostra che e’ tutta una messinscena – tutti sanno che la foto e’ stata travisata, ma i membri del Pulitzer fanno finta di niente...che idea hai della vicenda?
E’ chiaro che dipende dalla coscienza del fotografo. Se la foto è servita per smuovere o rappresentare una realtà “reale”, anche se la foto è costruita, la cosa è plausibile, a patto che nelle sedi opportune venga dichiarato.
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I vincitori del "Sony photographer of the year", il più importante concorso fotografico del mondo - sono i volti deturpati dall'acidodelle donne indiane e musulmane...un giusto premio questo?
Si sono d’accordo. La fotografia
deve anche aiutare e far capire le varie realtà del mondo in cui viviamo.
Sappiamo che sei tifoso della Lazio. Un tuo pensiero sulla stagione
fallimentare dei biancocelesti? Chi ha sbagliato e dove è stato sbagliato
qualcosa?
Per me il calcio non è una scienza esatta, ma un insiemi di ingredienti che devono essere usati nelle dosi giuste. Nella lazio di quest’anno penso che l’ingrediente che non ha funzionato sia stato il fatidico “spogliatoio”. Ha funzionato in maniera alterna, non tutti sempre remavano dalla stessa parte.
Per la panchina della Lazio il prossimo anno vorresti ancora Inzaghi o preferiresti un allenatore di esperienza? Facci qualche nome.
Vorrei Inzaghi. Ho seguito per tre anni la sua primavera che ha vinto vari trofei esprimendo un ottimo gioco. Lo reputo pronto per il grande salto.
Hai partecipato a “Di padre in figlio”? E’ stata davvero la festa dei laziali?
Si ho partecipato, ed è sicuramente stata la festa dei laziali. Ma la festa deve essere ogni domenica come era tanti anni fa, quando andare allo stadio per un bambino, come lo ero io, era sempre una festa.
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Sappiamo anche che hai origini ciociare. Come hai vissuto il campionato del Frosinone? Sei dispiaciuto che sia tornato in Serie B?
L’ho
vissuto come tifoso, sentendomi ciociaro tranne che per le due partite contro
la Lazio. Inoltre ho avuto la fortuna di fotografarlo tutto l’anno, è stato
sfortunato in un paio di gare, comunque per tutta la ciociaria è stato un anno
stupendo con la loro squadra per la prima volta in serie A. Il dispiacere è
stato tanto, ma la soddisfazione di averlo potuto vedere giocare contro grandi
squadre l’ha sicuramente alleviato.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Fotografare ad un Olimpiade, ad un Mondiale, la F1 e la moto gp. Forse sto sognando ma non si sa mai cosa può succedere!
Valerio De Benedetti
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