Vittoria Citerni Di Siena

Spesso quando si hanno dei cognomi di questo tipo, è difficile far capire agli altri che non ci si considera migliori o diversi per il tipo di cognome che si ha.

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Dal 24 al 27 giugno il Teatro Lo Spazio di Roma ospiterà Il Calapranzi del drammaturgo britannico Harold Pinter, premio Nobel 2005. Lo spettacolo sarà portato in scena da Giuseppe Pisacane ed Alessandro Giova.

Ben e Gas sono due killer che attendono nel seminterrato di un vecchio e squallido ristorante, una busta contenente il nome della loro prossima vittima. Nel corso dell’attesa, qualcuno invia loro biglietti di carta con indicazioni da ristorante, tramite l’ausilio di un calapranzi. Il misterioso personaggio che si muove dietro le quinte di questa enigmatica vicenda, attraverso una serie apparentemente incomprensibile di messaggi, metterà alla prova la fedeltà dei due killer.

A curarne la regia, una giovanissima Vittoria Citerni di Siena, nostra gradita ospite ad Unfolding Roma.

Vittoria, cosa ti ha appassionato de Il Calapranzi di Pinter?

I dialoghi. Il dramma interiore di Gus. La componente nazionale di Ben. Il non-luogo nel quale si svolge l’azione. La figura di Wilson, questo “mandante misterioso” che guida le sue due pedine all’interno di un percorso all’apparenza assurdo e privo di logica. E’ considerato un classico del teatro dell’assurdo, anche se secondo me, se ben analizzato e studiato, in realtà è un testo molto razionale, drammatico e profondo.

Opera scritta nel 1957 è andata  in scena tante volte. Hai visto qualche rappresentazione teatrale?

Se devo essere sincera no. Ho visto molti lavori di Pinter, tra gli ultimi il suo “Ritorno a casa” al Teatro Vascello di Roma, diretto dal Maestro Peter Stein lo scorso Marzo. Del “Calapranzi” ho visto il film diretto da Altman, del 1987. In parte è stata una scelta voluta. Il “Calapranzi” è da sempre un mio piccolo sogno nel cassetto. Vedere delle versioni di altri registi, mi avrebbe potuto condizionare nella mia scelta futura, ed ho preferito evitare.

Parliamo del gruppo di lavoro che ti sta affiancando in questo spettacolo. Tutti giovanissimi..come li hai scelti?

Si esatto, hai detto bene. Tutti giovanissimi. In realtà è molto semplice: credo che questo sia un mestiere duro, durissimo, in cui non si finisce mai di imparare. E’ essenziale circondarsi di un team di lavoro che funzioni, che stia allo stesso passo, che sia in grado di crescere insieme e di sperimentarsi. Il gruppo di lavoro che ho messo su è composto da persone stupende, sia dal punto di vista umano che professionale. C’è empatia, feeling, tanta voglia di fare. Molti di noi sono anni che collaborano, altri sono entrati in squadra da poco. Con Sara Mignogna ad esempio, la mia assistente di Produzione, abbiamo studiato insieme e in parallelo abbiamo incominciato a lavorare. Con Margherita di Domenica, la mia costumista, sono cinque anni che lavoriamo, abbiamo cominciato con il cortometraggio “5 MINUTI”. E questi sono solo alcuni esempi.

Figlia della Contessa Rita Siciliano di Rende e nipote della Duchessa Monica Sforza Cesarini. E’ difficile convivere con cognomi così importanti?

In realtà no. Sono cognomi a cui tengo, che raccontano un pezzo della mia storia, un pezzo di me. Sono cognomi importanti. Spesso quando si hanno dei cognomi di questo tipo, è difficile far capire agli altri che non ci si considera migliori o diversi per il tipo di cognome che si ha; Io quando incontro o conosco qualcuno, prima di vedere come si chiama, guardo ed osservo quanto vale una persona. Quello per me è l’importante. E questo e’ l’importante anche per la mia famiglia.

La tua famiglia ti ha supportato in questa tua scelta o avrebbe preferito ti dedicassi ad altro?

Fortunatamente mi hanno sempre supportata e “sopportata” come dico sempre io. E’ una scelta complicata, è una strada senza certezze, nella quale si è sempre alla ricerca dell’impiego successivo. I miei, come tutti quanti i genitori, avrebbero preferito ovviamente una strada più sicura, ma questo non vuol dire che non mi supportino. Non sono del mestiere e mi aiutano sempre come possono.

Per motivi di lavoro ti dividi tra Roma e Londra. Un pregio ed un difetto di queste due città.

Londra è fantastica dal punto di vista lavorativo. E’ una macchina perfetta. Orari precisi, paga buona, lavori di un grande spessore e livello artistico. Quello che non va in questa città è la vita di tutti i giorni. Gli Inglesi sono freddi, duri, la vita costa carissima, non ci si ferma mai. E’ una città in cui ci si scontra senza incontrarsi. Manca il contatto umano. Manca il calore, e non parlo solo di quello legato al clima. Si tratta di scelte: io ho vissuto ad esempio anche sei mesi a Madrid, e tra le due non c’è paragone: a Madrid ho lasciato il cuore ed una parte di me, mi sento parte di quella città, è stata davvero un’esperienza importante e bellissima, che mi ha insegnato tanto. Parlando invece di Roma: è una città eccezionale per il clima, è la mia città, in quanto io sono nata e cresciuta qui, ho famiglia e amici, è una componente importante della mia vita. Lavorativamente parlando ad oggi, almeno per i giovani e gli emergenti, è dura. C’è troppa burocrazia, troppa poca meritocrazia. Sono piccola, sono all’inizio della mia carriera, ma vi assicuro che a volte è scoraggiante: dopo aver vissuto in altre due città, dopo aver lavorato in altre due città, tornare in Italia e vedere come solo qui, le stesse cose, non siano in grado di funzionare, mi fa salire una rabbia pazzesca. Io ho un sogno e lo difendo. Amo il mio lavoro e per quanto difficile non lo lascerò mai. Ma a volte è davvero difficile, scoraggiante.

Regista, cameraman, assistente di produzione. Lasciare le quinte per stare sul palco?

Diciamo che preferisco lavorare “dietro le quinte”, essere un “deus ex machina” che controlla l’operato di tutti senza farsi vedere. Mi è capitato di recitare e cantare sul palco, in quanto sono anche cantante, di stampo lirico, ho fatto molti musical con la Compagnia Teatrale “Il Quadriportico” di Roma, in particolare musical, al Teatro Ambra Jovinelly e al Teatro di Roma Eventi. Ho recitato in qualche corto, fatto la comparsa in altri. Ho cantato e recitato in alcune opere, come ad esempio “Attila” di Giuseppe Verdi. Canto come solista e corista in occasione di alcuni concerti. Tuttavia, tendenzialmente preferisco non salire sul palco. Mi diverte, questo sì, ma a piccole dosi. Un po’ credo sia necessario. Un bravo regista deve essere, a mio avviso, in grado di creare e stabilire un training per l’attore: se non sei mai salito su di un palco, se non hai mai provato determinate cose o situazioni, questo non è possibile.

Hai firmato la tua prima regia a soli 18 anni per il cortometraggio 5 Minuti. Come nasce questa tua passione per il Teatro?

La passione per lo spettacolo l’ho sempre avuta, sin da piccolissima. Non sono figlia d’arte, non so da dove sia sbucata fuori questa mia passione. Al teatro mi sono avvicinata molto presto, a 14 anni, appena iniziate le superiori, con la compagnia teatrale che vi ho già citato, il “Quadriportico” di Roma. Da lì è nata, o forse si è alimentata, la passione per questo mondo bellissimo.

Sperimenterai anche la regia cinematografica?

Sicuramente, ho già diretto diversi corti, un mediometraggio… sono stata aiuto regia di Andres Rafael Zabala quando avevo 19 anni per il suo lungometraggio “A Dark Rome”, girato in lingua inglese. Ora mi sono state fatte già alcune proposte, vedremo. Un’opera prima è comunque tra i miei progetti più prossimi. Speriamo si realizzi al più presto!

L’ultimo spettacolo teatrale che hai visto?

Il Musical “War Horse” a Londra.

Un regista al quale ti ispiri ed un attore che ti piacerebbe dirigere?

Credo che il termine “ispirarsi” sia sbagliato. Io sono grande amante dei gialli e dei thriller psicologici: come non pensare quindi a un Alfred Hitchcock, il creatore della “suspance”? O Micheal Clayton, o ancora Jorge Dorado? O Polansky? Per me sono tutti mostri sacri, ed arrivare a fare quello che hanno fatto loro, sarebbe un sogno. Per quel che riguarda l’attore, Hugh Jackman e Gerard Butler: due attori contemporanei che sono in grado di passare dal dramma, al musical, alla commedia, lasciandosi plasmare dalle mani di chi li dirige.

Teatro a parte, cosa ti appassiona..come trascorri il tuo tempo libero?

Sono una persona dinamica, attiva. Mi piace lo sport, adoro andare a cavallo. Mi piace leggere, cantare, ascoltare la musica. Passo molto tempo con le persone a cui tengo: familiari, amici… il lavoro per me è importante, anche perché a mio avviso per fare un lavoro di questo tipo con il cuore, si deve amare quello che si fa, perché la strada è dura. Le relazioni umane sono importanti. Stare con chi ci fa stare bene è importante. Stare con chi ci vuole bene e con coloro a cui vogliamo bene lo è ancora di più.

Vittoria, per concludere, stai già lavorando ad altri progetti?

Sì tantissimi. Molti di teatro, ma ho anche dei film in forse e tanti altri progetti interessanti. Per ora mi raccomando, non scordatevi l’appuntamento con “Il Calapranzi” di Pinter dal 24 al 27 Giugno 2015 al Teatro Lo Spazio di Roma. Vi Aspetto!!!

Sara Grillo 

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