Drug Queen. Dio Salvi La Droga

Sperimentazione in scena. La recensione di Unfolding Roma

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Occasione per rendere omaggio a due icone americane sia dell’arte che del cinema sviscerandone perdizione e animo contrastante, la loro vera personalità. Forte divario tra ciò che desidera la massa e chi vuole essere il personaggio.

Un esempio di teatro sperimentale e di concetto che fa pensare e non proprio ben definibile.

Pannelli bianchi, un video proiettato di una Dea sul bianco, Droga, la quale parla e seduce.

Valentina Greco e Vania Castelfranchi giocano alle ombre dietro il paravento trasparente e ricomparendo in vesti assurde e caricaturali criticano in modo forte il mondo dell’arte e del cinema. Disincanto di Marilyn Monroe e di Andy Warhol icone americane per eccellenza.

Ciò che desidera il pubblico non è ciò che desidera il personaggio. Il mondo vuole la celebrità, chi si diventa grazie alla fama e al successo. Insieme al pubblico non si è mai soli. Quindi ci si perde. Dove è l’identità? Chi si è?

Tra mimica, trucco teatrale e maschere sembra tutta una farsa. Una sensazione metafisica tra colori verde, giallo arancio delle luci e dei vestiti. Il bluette, il rosso lucido e verde acido, nero, viola e azzurro chiaro richiamo alla pop art.

La voce che dialoga con i due raffigura la tentazione, la perdizione. La droga, quel mondo di vizio e di dipendenza che sviluppa potere apparente e perdita di sé stessi. Un quadro dissacrante descrive la massa non pensante mentre gli artisti credono, sperano e si illudono.

L’anima trascende capace di scavare un oltre intangibile. Il cinismo induce a non pensare, a non credere a nulla.

Si discute di arte, talento, vendere e comprare. L’arte è sempre considerata simbolo di bellezza. Essa è azione. Chi trascina e insidia definisce il solo acquistare molto più umano che pensare, l’arte è solo smercio.

Dissertazione interessante che rappresentata in Drug Queen, una produzione Teatro Ygramul, stona e distrae. Si fa fatica, infatti, a comprendere l’argomento se non dopo circa 10 minuti di spettacolo e a definire i due personaggi.

La drammaturgia di Emmanuele Rossi elargisce all’argomento spessore, senza ridondanza alcuna. A sottolineare il male, quel male che ancora oggi uccide e devasta. La regia, Vania Castelfranchi, è moplto movimentata e un po’ confusa dentro luci e video che non aiutano a comprendere il concetto dato.

Che si abbia necessità di linearità e di chiarezza per far comprendere i messaggi che il teatro di oggi rende al suo pubblico?

Fringe Festival 2015, 2, 3 e 5 giugno Palco B

Scene di Domenico Latronico

Assistente Laura Pellegrini

Video di Federico Moschetti e Gabriele Tacchi CinemaEstemporaneo Foto di Francesca Mazzani Costumi de La Piccola Cunegonda Costumi

Annalisa Civitelli

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