Legami D’affezione Di Marisa Zattini

Legami D’affezione Di Marisa Zattini

Vivere la pandemia non è cosa semplice, ancor più per un artista dotato di grande sensibilità. Manifestare la propria creatività mentre la gente soffre e il mondo economico e sociale

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Intervista di Giorgio Vulcano

Vivere la pandemia non è cosa semplice, ancor più per un artista dotato di grande sensibilità. Manifestare la propria creatività mentre la gente soffre e il mondo economico e sociale sembra precipitare improvvisamente, è impresa ardua e non sempre compresa, ma può offrire un’occasione per sondare e favorire il grado di solidarietà tra gli uomini, instillando un pizzico di ottimismo. È il caso di “Legami d’affezione”, azione poetica nata dalle intuizioni di Marisa Zattini e dalle fotografie di Andrea Pompili.

Giorgio Vulcano - “Legami d’affezione”: parlaci dell’azione poetica che fonde l’ispirazione della fotografia e la sensibilità letteraria e performativa…

Marisa Zattini - Come accade spesso nelle fascinazioni del percepire, ad una prima fase di spaesamento e afasia dovuta all’isolamento per Covid 19, ha fatto seguito l’esigenza di relazione con gli altri mediante la rete dei social, per me poco frequentata. Ho voluto ripercorrere l’incandescenza delle parole di Renato Serra (Cesena 1884-Podgora 1915) per farne nuovi “aforismi” e folgoranti poesie. Il valore cristallino dei suoi testi si è prestato perfettamente a questa inusuale operazione di “rilettura” - alcuni mi hanno chiesto quando Renato Serra avesse scritto poesie e aforismi… perché non ne erano a conoscenza - così come le fotografie di una Natura spettacolare inviatemi da mia figlia Andrea, da Tokyo e dal Giappone, conservate preziosamente nell’archivio del mio cellulare - sono state materiale “affettivo” perfetto, risposta ideale ad una esigenza di “bellezza” gratuita, immotivata e “inutile”, nel concetto della nostra contemporaneità tutta basata sul do ut des. Un’azione da condividere con chi si trovava inscritto, anche casualmente, fra i tanti nomi memorizzati su WhatsApp…

A volte è necessario toccare il fondo per risalire, per rielaborare la nostra scala di valori e ristabilire le nostre priorità… prime fra tutte i rapporti umani e affettivi?

Ho sentito il vuoto di tanti volti dimenticati nella frenetica corsa quotidiana della nostra vita. Mi sono accorta dei tanti messaggi di lavoro - mostre, eventi, presentazioni di artisti e di libri - inviati nel tempo dalle mie assistenti alle persone memorizzate sul cellulare. Ho constatato che non ricordavo le facce dei tanti nomi registrati. Era tempo di rinverdire questi rapporti attraverso messaggi gratuiti di “bellezza”.

Il dolore e la morte che abbiamo respirato e assorbito avevano un bisogno urgente di catarsi. Volevo inviare agli altri qualcosa di bello, di profondamente leggero da offrire quale “dono gratuito” per risollevare lo spirito… Grazie al social network ha dunque preso corpo una nuova azione quotidiana rivolta alle oltre 400 persone conosciute nel tempo e memorizzate sul cellulare, per un ordine immaginario che mi ha consentito di «concentrar l’attenzione su quanto si assomigli e quanto è, invece dissimile» da noi, come scriveva Rudolf Arnheim.

Un’accurata selezione di testi critici del cesenate Renato Serra, autore e critico d’elezione, sono accostati a ‘commento’ delle fotografie: quali affinità hai riscontrato tra l’illustre conterraneo e la tua ispirazione artistica?

Nel 1915 Renato Serra scrive Esame di coscienza di un letterato. Siamo al tempo della prima guerra mondiale. Appartengono ai giorni di trincea le pagine del Diario e tante lettere scritte agli amici e familiari. Nel passato ho riflettuto molto sui suoi lavori letterari così intensi e moderni ancora oggi. Anche noi, in fondo, ci siamo trovati in “trincea”… L’innesto di bellezze e di affetti differenti e talora contrastanti restituito dalle fotografie inviatemi dal Giappone da mia figlia Andrea e dalle parole folgoranti inscritte in “etichette” di lontana memoria bambina sono divenute così un’azione di ‘poesia visiva’ spontanea, per gli occhi e per la mente. Un ‘buongiorno’ detto in modo diverso.

Quali effetti hai riscontrato nel provocare benevolmente la solidarietà e l’umanità che nell’emergenza dell’isolamento potevano essere assopite, cedendo il passo all’egoismo o individualismo?

Questa “azione artistica” - protratta per tutto il periodo di isolamento, da metà marzo circa fino al 18 aprile - ha avuto risvolti davvero imprevedibili. Si è rivelata molto interessante anche dal punto di vista sociologico. Anche la frequenza quotidiana dell’”azione” è risultata anomala. Alcuni - pochi - hanno reagito quasi violentemente, chiedendo di essere rimossi subito, e di non voler ricevere messaggi di alcun tipo; altri sono stati a guardare, senza mai rispondere, abbracciando in toto l’indifferenza; i più hanno contraccambiato il dono ricevuto con fotografie belle: fiori, oggetti, giardini, piante, ricordi, dipinti… Altri si sono stupiti del mio gesto e della perseveranza e mi hanno chiesto il perché mandavo loro fiori e frasi poetiche. C’è chi, non avendo memorizzato il mio nome e non sapendo assolutamente chi fossi, mi ha scambiato per una fiorista o una vivaista… Alcuni hanno frainteso il mio gesto forse per le parole “calde” di Serra e si sono “lasciati andare” più affettuosamente. Amici lontani mi hanno risposto con interesse rinnovato; artisti e poeti hanno contraccambiato il dono con frasi e riflessioni stupende. Persone che non sentivo da anni hanno ripreso a scrivermi e tuttora, quotidianamente, mi scrivono. Per me è stata un’esperienza molto umana che mi ha arricchito moltissimo. Ho sperimentato la generosità dell’accoglienza, il valore dell’amicizia autentica, la bellezza della sincerità degli affetti… e ho anche capito quali fossero i rami secchi da tagliare.

Il virus è visto come lo spartiacque del mondo vecchio e di quello che verrà. Credi che in futuro questo progetto possa evolvere e occupare uno spazio fisico oltre quello virtuale? Se sì come?

Il virtuale non può sicuramente sostituire l’esperienza fisica dell’uomo. Alexis de Tocqueville sosteneva che le arti fossero l’unico antidoto contro la desertificazione dello spirito. Mi piacerebbe ampliare la conoscenza di questo progetto e raccogliere tutte queste azioni per farne una mostra nella Casa Museo Renato Serra, a Cesena, documentando il tutto in un catalogo. Anche un video proiettato dinamicamente sui Palazzi del centro storico nelle serate estive, accompagnato da interventi di musica dal vivo potrebbe essere un modo differente per rivivere immagini e parole con altre persone sconosciute. Credo inoltre che anche i nostri Istituti Italiani di Cultura nel mondo potrebbero farsi portavoce di eventi di questo genere.

Tra i prossimi progetti c’è quello di una mostra personale nella capitale, puoi darci una breve anticipazione sui contenuti?

Roma è un crogiuolo straordinario di tutto. Le Chiese sono luoghi sacri densi di memoria e di storia. Personalmente amo il contrasto fra antico e contemporaneo e dunque le opere eseguite a “trasporto” su lastre di alluminio lucidate a specchio mi auguro si innestino in modo suggestivo per il visitatore. Da alcuni anni ho avviato una ricerca sulle gerarchie celesti e mi piacerebbe presentare questi lavori sulle figure dei Serafini e dei Cherubini, ma anche sul tema delle “ali”, da quelle molto umane di Icaro a quelle straordinarie dei nostri Angeli custodi.

Ti ringraziamo perché hai condotto, con un’azione così piena di sensibilità, un vero e proprio esperimento sociale, in un momento così difficile.

Articolo di Giorgio Vulcano

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