“Se non ci sarà rigore nelle prossime festività natalizie il virus riprenderà a crescere ed è facile prevedere che possa accadere ciò che è avvenuto questa estate". E’ questo il timore del governo e delle autorità sanitarie che raccomandano rigore e responsabilità durante le festività natalizie.
La festività Natalizie e di Capodanno stanno allertando tutti. L’attenzione pubblica è molto preoccupata dal virus ma cresce nel contempo un sentimento di ribellione a questa oppressione di solitudine a cui questo virus ci condanna nel quotidiano. Le feste, da sempre, sono i periodi ed i momenti per ricongiungere la famiglia intera ed i propri conoscenti più stretti ma in questa fase sono anche delle potenziali occasioni di pericoloso assembramento. Tra conoscenti stretti è molto facile abbassare “la guardia” e dare potenzialmente più spazio all’avanzata del Covid.
Il governo tramite il DPCM ha provato a regolamentare con maggiore dettaglio e maggiore prudenza gli orari di apertura dei negozi stabilendo anche delle fasce più rigide di coprifuoco.
In questa prima fase si è dimostrata una linea stringente e dura, ma pian pian nel dibattito pubblico si stanno manifestando delle voci di dissenso e disagio. In particolare anche i più “intransigenti” hanno difficoltà a non cedere almeno di fronte alle tante storie di solitudine che colpiscono soprattutto gli anziani. E fargli passare in solitudine il Natale peserebbe sulla coscienza di molti. E allora l’ipotesi allo studio è quella di consentire a un familiare con il suo nucleo più stretto di potersi comunque spostare per trascorrere le festività con il genitore o i nonni soli.
C’è da aggiungere che a questo squarcio di realtà esiste una categoria di persone che, che vive in solitudine o lontani dagli affetti più stretti durante tutto l’anno ed a maggiore ragione in questo difficile 2020. Si pensi ai genitori separati con i figli lontani, disabili in strutture e case di cure, senzatetto o chi è obbligato a lavorare anche nei turni di notte. Ogni appartenente a queste categorie, a modo proprio, vive una condizione di solitudine. Quest’anno, poi, molti spostamenti e viaggi non saranno resi possibili dall’emergenza sanitaria e il numero delle persone destinate a trascorrere le Feste da solo o con un membro della famiglia assente sarà un caratteristica peculiare.
Occorre pero anche evidenziare che in una società che e’ dominata dal consumismo e della moda social, trova poco spazio, anche nel dibattito sul Natale quello che è l’aspetto più solenne e religioso. La solitudine o l’essere “costretti” a passare il Natale con i soli congiunti o con la famiglia stretta può anche essere una occasione di riflessione più profonda sulla società che ci circonda e sulla vita quotidiana e sui ritmi caotici dettati dalla moderna società.
Questo virus aggredisce e prende piede con la socialità e nei rapporti tra le persone. In attesa della vaccinazione, l’essere da soli od in presenza del minor numero di persona possibili è tra i pochissimi antidoti a questo virus. Il sacrificio di Natale, deve essere fatto proprio nell’ottica di arginare l’avanzata del COVID e bisogna far leva sul senso di responsabilità di ognuno.
Federica Isopo
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