Metamorfosi A Cura Di Francesca Pietracci

Metamorfosi A Cura Di Francesca Pietracci

Una rappresentazione del divenire umano e dell’evoluzione dell’esistenza raffigurata da 3 Artisti di diverse generazioni, che si incontrano su un terreno comune, un grido di dolore come presa di coscienza e di speranza.

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E’ in corso all’Accademia di Ungheria, via Giulia 1 , la mostra “Metamorfosi” a cura di Francesca Pietracci , visibile sul sito dell’Accademia e su Facebook dal 7 Gennaio.

Una rappresentazione del divenire umano e dell’evoluzione dell’esistenza raffigurata da 3 Artisti di diverse generazioni, che si incontrano su un terreno comune, un grido di dolore come presa di coscienza e di speranza.

Il progetto ha preso origine dal lavoro dell’Artista Ungherese Erzsebet Palasti, nata a Salgotarjan (Ungheria) nel 1972.

Le sue opere si basano sull’interazione dell’uomo con la macchina, di un mondo fatto di cellule ed embrioni che si scontra con il mondo dell’industrializzazione; su diversi piani di lettura e con delle rappresentazioni stilizzate ed essenziali, l’artista crea un’interazione che si trasforma in corto circuito dell’aspetto sociale e culturale della nostra società.

La concomitanza tra essere umano e tecnologia rivela una maggiore ingenuità del mondo meccanico rispetto alla vicenda umana, che sembra sull’orlo del collasso per dare spazio a nuove identità sociali.

Sono interessanti le mappe dei veicoli che, senza la guida di un pilota, creano la struttura di un centro logistico, un interporto che fa a meno di minuscoli omini rappresentati su un altro piano di costruzione.

I percorsi creati dal movimento delle macchine creano degli internauti, delle navicelle spaziali , come se esse si animassero senza il bisogno di un intervento dell’uomo.

La robotizzazione e l’incedere di nuovi macchinari ci fa pensare, alla maniera di Asimov, ad un mondo completamente meccanizzato, dove gli uomini sono minuscole creature o agglomerati di cellule primordiali, in via di trasformazione od involuzione, mentre le macchine organizzano nuove mappe , animandosi anche di sentimento.

Le opere del secondo artista, Giuseppe Colacino ,nato a Soverato nel 1992,rappresentano gli esseri umani ad uno stato embrionale, molto stilizzato. Segni che sembrano nati da una casualità, le sue colature sono in realtà volute e non improvvisate, non di china ma di colore ad olio, più corposo e quindi più facile da stendere. Le sue forme suggeriscono dunque una sintesi formale dove ogni essere vivente è ridotto ad un segno, piccolo ma tenace, immaginando senza dubbio la solitudine ma anche il volteggiare nella vita di queste esili creature.

Giosuè Cannizzaro, terza figura della mostra “Metamorfosi”, nato a Palermo nel 1983 rappresenta il terzo ,momento generazionale dei 3 artisti.Colpisce per la sua pittura sofisticata, piena di simboli, che si ispira all’espressionismo Tedesco. La quantità di maschere, segni e simboli tra umano ed animale riporta ad una visione completa della vita e della morte, con un’analisi dell’inconscio e delle sue paure che Giuseppe indaga, andando oltre nel suo simbolismo, a volte in modo malinconico ed introspettivo.

Quello della Metamorfosi è un tema che è stato trattato da Ovidio e Kafka, portando all’analisi dell’animo umano ed alla sua introspezione.

I motivi floreali, la presenza delle forme della natura e la loro evoluzione porta ad una consapevolezza, un’evoluzione dell’uomo in senso psicologico ed esistenziale che , ispirandosi al Liberty porta al concetto stesso di Metamorfosi del mondo umano, vegetale ed animale per ricondursi al mondo tecnologico odierno che rappresenta il futuro.

Cosa ne sarà dell’essere umano? Sarà ridotto ad un embrione in un mondo di argonauti? La risposta è nella trasformazione e nel mondo che verrà a crearsi con una nuova consapevolezza ed un rinnovato rapporto con la natura.

Monica Pecchinotti

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