Il Clan dei ricciai è la storia di un gruppo di pescatori di Cagliari che hanno avuto problemi con la giustizia in passato. Il boss di questo clan è Gesuino Banchero, disposto a dare un’altra occasione a questi uomini, offrendogli la possibilità di condurre la propria vita in modo onesto e aiutandoli ad integrarsi nuovamente nella comunità.
L’opera filmica, firmata dal pluripremiato regista sardo Pietro Mereu, continua a riscuotere ampi consensi da parte del pubblico e della critica, sul podio del Fiorenzo Serra Film Festival 2021 di Sassari,che si è svolto in Sardegna dal 15 al 20 novembre. L’ultima giornata della kermesse è stata dedicata alle premiazioni. L’award è stato attribuito nella sezione lungometraggi con la motivazione “per aver puntato lo sguardo con coraggio, raffinatezza e profonda umanità verso coloro dai quali il mondo, volutamente e colpevolmente, lo sguardo preferisce distoglierlo. Sono gli ex galeotti della città di Cagliari che, faticosamente, cercano di reinserirsi nella società grazie ad una solida rete di mutuo soccorso e grazie alla pesca dei ricci. Mentre il mondo li rifiuta, l’acqua li accoglie”. Il documentario, inoltre, ha già ricevuto il riconoscimento “Film riconosciuto d’interesse culturale dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - Direzione generale cinema” ed è stato realizzato con il sostegno della Fondazione Sardegna Film Commission e del Comune di Cagliari - Fondo Filming Cagliari. «Sono molto felice ed orgoglioso sia da sardo che da regista di ricevere questo premio, in quanto Fiorenzo Serra è un pilastro fondamentale del cinema documentario non solo della Sardegna , ma del mondo. Il Clan dei ricciai continua a girare e vincere premi da quattro anni, la sua forza credo sia quella di svelare senza filtri una realtà unica e caratterizzata come quella dei ricciai», dichiara Mereu.
Durata: 70 Minuti
Anno: 2016 Nazionalità: Italia Formato: HD
Regia: Pietro Mereu
Produzione: Drive Production Company S.r.l.
Fotografia: Matteo De Martini
Soggetto: Pietro Mereu
Montaggio: Andrea Lotta e Giacomo De Biase
Aiuto regia: Roberta Aloisio
Musiche: Joe Perrino
Distribuzione: Marcello Mereu/Pietro Mereu
I Ricciai: Gesuino Banchero, Andrea Venturi, Massimo Senis, Simone Mattana, Bruno Banchero, Joe Perrino
Gesuino è il capo di un clan di ricciai, con una base operativa in Viale La Playa a Cagliari. Alto un 1,60 per ottantasei chili, ha un enorme anello con pietra al dito e parla lo slang (indecifrabile per i non malavitosi) della mala cagliaritana. Presidente dell’associazione pescatori subacquei sardi, è anche a capo di una società che gestisce trecento buttafuori e uomini della sicurezza per grandi eventi, ha un chiosco per la vendita dei ricci e un banco al mercato di San Benedetto. Gesuino è originario di Saint Tropez, quartiere malfamato di Cagliari, e vive a Sant’Elia, altro quartiere difficile e con una percentuale di pregiudicati molto alta.
Massimo è il braccio destro di Gesuino, a volte fa il barcaiolo altre volte il sommozzatore; ha scontato sei anni per associazione a delinquere. Quando viveva a Milano era un ladro di Ferrari, Maserati e Porsche, e organizzava gare clandestine di auto. “Guadagnavo anche seimila euro a gara”. Massimo ha una figlia nata quando lui aveva diciassette anni, ma non ne vuole parlare: dice che per lui non esiste. Ora la sua maggiore preoccupazione è la disoccupazione della compagna.
Andrea ha 58 anni ha passato 14 anni della sua vita in carcere, il suo corpo è pieno di tatuaggi fatti durante la detenzione dai compagni di cella, il più grande glielo ha fatto il fratello di Gesuino sulla schiena con una punta metallica di recupero e un inchiostro artigianale. Andrea ha una figlia grande che vive in Abruzzo e dei figli minorenni di cui gli è stata tolta la patria potestà. Andrea è un autolesionista usa delle lamette per tagliarsi, ha avuto un ictus pochi mesi fa e a seguito di una piorrea ha perso tutti i denti.
Simone è un altro dei ragazzi di Gesuino, è del villaggio di pescatori di Cagliari, ha scontato 4 mesi ai domiciliari e vive con suo nonno, Nino vecchio pescatore denunciato varie volte per la pesca con le bombe.
Cosa sognano i ricciai?
Il sogno di Gesuino è aprire un itti turismo da duecento posti a Cagliari, quello di Massimo correre con una Impreza e far trovare un lavoro alla fidanzata, Andrea vorrebbe tornare ad avere i figli con sé, Simone vorrebbe una barca tutta sua per fare turismo. Riusciranno a farcela?
Note di Regia e Motivazioni culturali
Nel libro di Primo Levi, “Se questo è un uomo”, le persone che sopravvivono ai lager nazisti sono gli intellettuali ebrei più raffinati e i commercianti più spietati. Anche nel “Clan dei Ricciai” i protagonisti sono dei sopravvissuti alla galera, alcuni da questa esperienza ne sono usciti distrutti psicologicamente e fisicamente come Andrea, altri ne hanno fatto un punto di forza come Gesuino, che nella storia sono i due personaggi agli antipodi per atteggiamento e temperamento. Il comune denominatore di tutti i protagonisti è l’essere nati da contesti sociali difficili, ed essere esponenti di una vecchia malavita cagliaritana che ormai sta scomparendo. Raccontano di codici di rispetto che ormai nessuno applica più, parlano “su casanzinu” il gergo del carcere cagliaritano, hanno sulla pelle tatuaggi che riportano inequivocabilmente all’ambiente carcerario: in un’epoca in cui il tatuaggio esprimevano i desideri di persone private di tutto. Il lavoro dei ricciai nasce da persone che uscendo dal carcere, si trovano senza lavoro e prendendo una barca si mettono a pescare ricci e altri frutti di mare, un’occasione di riscatto e sostentamento che è diventata una tradizione storica nella città di Cagliari. La storia dei ricciai è la storia dei quartieri difficili come S. Elia, San Michele, Is Mirrionis in cui nascervi era già un handicap, e come dice Gesuino “Nel mio quartiere per sopravvivere bisognava saper muovere le mani”. Le famiglie di provenienza dei protagonisti sono violente, difficili, poco presenti per cui il carcere diventa un rito obbligatorio e di passaggio, per avere un biglietto da visita nel mondo criminale che è quello che regna in questi quartieri. Gesuino rispetto agli altri, frequenta anche la buona società cagliaritana e definisce la sua barca ”Un ponte” tra il mondo della strada e della criminalità e il mondo rispettabile dei colletti bianchi. Attraverso il lavoro ha trovato un riscatto, e aiuta centinaia di persone del suo quartiere, per cui il Quartiere protegge e rispetta Gesuino, in meccanismi molto sottili ma ben comprensibili. In questo film vedremo una Cagliari e una Sardegna mai vista, a metà strada tra il Sudamerica e il mediterraneo. Colori accesi e zone degradate di una città apparentemente borghese dominata dalla Massoneria, uomini con facce segnate dal carcere e dalla sofferenza La Musica del film è di un artista cagliaritano, Joe Perrino, che ha dedicato ben due album alla malavita e che è il naturale cantastorie di questo Clan sui generis. Lo stile del Film è crudo come è la vita degli uomini segnati dal crimine, con un velo di romanticismo tipico dei mondi in estinzione come quello dei malavitosi cagliaritani.
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