Quando la Repubblica chiama, i suoi servitori rispondono. Sergio Mattarella ha rinunciato alla sua meritatissima pensione per risolvere uno stallo politico che l’Italia in questo momento non poteva proprio permettersi. Il secondo mandato del Presidente che si è preso sulle spalle ben due crisi di Governo ed una pandemia maledetta, fa seguito al doppio mandato di Giorgio Napolitano. Quando fu eletto per la seconda volta Napolitano, si creò un unicum costituzionale, in quanto mai nessun presidente della Repubblica era mai stato incaricato due volte di seguito. Con l’elezione di Sergio Mattarella abbiamo ottenuto il bis del bis, fatto ancora più unico e alquanto preoccupante.
Questa mancanza di figure istituzionali degne della più alta carica prevista dalla nostra Costituzione, inizia a diventare piuttosto preoccupante quanto irritante. L’aver solo pensato che Silvio Berlusconi potesse ambire al Quirinale, fa raggelare il sangue, ma anche gli altri nomi che sono circolati in questi giorni non erano degni dell’alta carica a cui aspiravano.
In questi giorni siamo stati messi di fronte, non tanto all’incapacità dei partiti politici di trovare un accordo ed una quadra e quindi convergere su un nome comune e non si può nemmeno dare la colpa alla legge elettorale, che si inizia a criticare guarda caso nell’anno elettorale e che per l’ennesima volta rischia di essere sconvolta e tarata ad uso e consumo dell’attuale Parlamento, quello che è emerso da questo teatrino sconcertante è stata la totale evanescenza ed inconsistenza della nostra attuale classe politica, che esauriti i personaggi di spessore perché morti o troppo vecchi, non è in grado di far emergere il massimo difensore della Costituzione italiana.
Difatti la risposta inconscia a questa lacuna disastrosa è stata, da parte di dubbi personaggi come la Meloni e Renzi, quella di riformare la legge elettorale e puntare al presidenzialismo così che il futuro Presidente della Repubblica possa essere scelto direttamente dal popolo e andare a presentarsi ai cittadini presso i talkshow (parole di Renzi).
Una riforma elettorale in tal senso non sarebbe un miglioramento, ma solamente un andare dietro alla totale deriva populista che sembrava essersi fermata ma che, nella realtà, continua a strisciare silenziosa e minacciosa.
La nostra classe politica non ha alcuna intenzione di riformarsi o farsi domande sulla propria incapacità ed evanescenza, anzi, si arroga il diritto di trovare capri espiatori che lei stessa ha portato in parlamento, votato e fatto legge.
La stagione prossima che attende l’Italia è quella del PNNR, di soldi a raffica che arriveranno e che andranno ben spesi, un anno che diventerà però un anno di campagna elettorale da cui il povero Mario Draghi cercava di scappare provando ad approdare al Quirinale, ed invece è stato tenuto per la giacchetta dai partitini incompetenti e consci delle loro incapacità.
Probabilmente giunti in prossimità delle elezioni, Mario Draghi abbandonerà il suo ruolo di Premier, prendendo il posto di Sergio Mattarella che credo abbia accettato questo incarico pretendendo questo equo scambio. Ma chi andrà al governo non avrà una situazione rose e fiori, tutt’altro, si avvicinano tempi più cupi e bui di quelli pandemici, con la sola differenza che la pandemia sarà solo parte dei problemi che dovremo affrontare. Mala tempora currunt.
Alessio Capponi
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