Ultimamente hanno fatto scalpore alcuni casi inerenti al modo di vestire all’interno delle scuole. Un esempio è quello delle studentesse del liceo artistico statale Marco Polo di Venezia che, durante l’ora di ginnastica, si sono viste vietare l’ingresso in palestra da parte della professoressa perché indossavano dei top sportivi e ciò, a detta della stessa, “Distraeva i compagni maschi”. Tutto questo ha provocato grande scalpore portando le ragazze ed anche una parte dei ragazzi a protestare insieme esibendo un cartello recante la scritta “Cambiate mentalità, non i nostri vestiti”. Altro caso è quello di alcuni studenti del liceo scientifico Bottoni di Milano che, in occasione della giornata contro la violenza di genere, sono arrivati in classe indossando una gonna. Il loro professore di filosofia si è rifiutato di svolgere la lezione, adducendo come motivazione “il mancato rispetto delle istituzioni anche tramite il vestiario”, ciò non ha fatto che scatenare ulteriori proteste da parte degli studenti. Questi sono solo due dei recenti avvenimenti riguardanti le controversie a scuola riguardo la libertà nel vestirsi. Sull’ argomento, in generale, vi sono molti pareri contrastanti, c’è chi pensa che si farebbe meglio a indossare delle divise e chi invece crede che sia più giusto, per ogni studente, essere libero di esprimere sé stesso anche attraverso il vestiario.
C’è da dire che la divisa potrebbe essere un mezzo per rendere tutti uguali i ragazzi e, quindi, non lasciare più spazio a nessun tipo di denigrazione ma, allo stesso tempo, essa non lascerebbe spazio neanche all’individualità ed alla libera espressione degli stessi, costringendoli ad un’omologazione che ormai è in disuso. In secondo luogo alcuni vedono la scuola come un organo preposto all’insegnamento e, quindi, che comporta un codice di vestiario che segua determinati standard ma, altri, potrebbero ben obiettare che la scuola dovrebbe essere anche, e soprattutto, un luogo di crescita volto a promuovere punti di vista diversi e ad includere gli studenti esaltando la loro unicità.
I due casi sopra citati riguardano poi, nello specifico, una chiusura mentale rispetto ad argomenti molto seri che dovrebbero essere trattati, specialmente in un ambiente come la scuola, con maggior riguardo: la discriminazione delle donne in base al loro modo di vestire e la libertà di espressione, anche da parte di un ragazzo, di poter indossare un indumento indipendentemente dal fatto che esso sia considerato dal professore “maschile” o “femminile”.
A prescindere da come la si possa pensare i docenti dei due casi sopra citati non sono stati degli esempi da seguire,bensì dei modelli ormai sorpassati da rigettare.
Articolo di Asia Seca
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