IL FASCINO DI PERSONE NATURALI E STRAFOTTENTI

IL FASCINO DI PERSONE NATURALI E STRAFOTTENTI

Marisa Laurito, Giancarlo Nicoletti, Giovanni Anzaldo e Livio Beshir al Teatro Sala Umberto rendono ancora più grande l'opera di Giuseppe Patroni Griffi

stampa articolo Scarica pdf

Quando un’opera è fortemente ancorata ai temi più duri di una certa realtà che comunque esiste anche se sembra lontana anni luce da noi, è destinata sempre a lasciare un certo impatto soprattutto quando ad interpretarla su un palco ci sono bravissimi attori.  Proprio come al Teatro Sala Umberto dove fino al 24 aprile è in programma “Persone naturali e strafottenti” la commedia teatrale in due tempi scritta da Giuseppe Patroni Griffi nel 1973. Un testo reale perché seppure sono passati tanti anni dalla sua stesura riesce ad essere ancora attuale forse perché affronta forme di violenza e soprattutto solitudini non volute che da sempre continuano ad infliggere l’animo umano anche se i contesti storici e sociali sono cambiati. L’ambiente usato come affittacamere sembra immedesimarsi pienamente con lo squallore dei fatti che si succedono e a niente valgono i tentativi di abbellirlo con delle lampade giapponesi in occasione della notte che saluta il vecchio anno.

Nonostante non sia l’immagine da cartolina, Napoli è fortemente rappresentata in certi aspetti che forse solo il suo popolo più verace conosce. Protagonista, infatti, riesce ad essere sempre una grande superstizione con riti che, seppure discutibili, in un passato neanche troppo lontano dovevano eseguirsi nella speranza di una esistenza migliore. E allora allo scoccare della mezzanotte giù dalle finestre mobili, piatti e tutto quanto di più vecchio, fino a farsi gli auguri sputandosi addosso e imprecando contro ci vuole male. E nel lato più buio di questa città si confrontano, si violentano e si vomitano addosso offese e cinismo quattro personaggi che si trovano nella convivenza forzata di un momento che per loro è ancora sofferenza mentre il resto del mondo festeggia e si diverte.

Figura centrale della commedia è il travestito Mariacallas reso davvero unico dall’interpretazione di Giancarlo Nicoletti che cura anche la regia dello spettacolo. L’attore riesce a fare vivere tutti i caratteri del personaggio mostrando una donna che non dimentica di essere anche uomo. In lui c’è il fascino dell’illusione che lo porta a vivere il suo ruolo quasi con disinvoltura sicuro che può essere la strada giusta per la sopravvivenza anche se varie volte ha pensato di togliersi la vita. Nicoletti, nonostante i tacchi, si muove sul palco con incredibile abilità e non si risparmia a regalare al pubblico qualche risata ma soprattutto intense emozioni.

Nel ruolo dell’affittacamere Violante, Marisa Laurito si conferma l’artista completa che può dare al pubblico la vera arte in qualsiasi contesto anche se quando fa emergere la sua formazione con il grande Eduardo, riesce ad essere veramente insuperabile. Sarebbe riduttivo dare merito alla napoletanità per la perfetta interpretazione del personaggio, piuttosto è proprio la sua forza di vera attrice che dà alla ex cameriera di un bordello un lato umano che esprime anche tenerezza soprattutto quando racconta di una voluta verginità in disprezzo di tutti quegli uomini che era stata costretta a servire. Anche la sua è un’esistenza forzata ma che riesce a portare avanti in una forma di adattamento caratteristica di un popolo che tira a campare con quello che gli si presenta.

Giovanni Anzaldo è Fred lo studente omosessuale che, dopo averlo abbordato, porta nella casa a ore uno scrittore di colore pensando di vivere nel modo migliore quella notte di fuochi d’artificio. L’attore è oltremodo leale e vero con il suo personaggio riuscendo, anche da persona ferita nel corpo e nell’anima, a dare comunque degli insegnamenti di vita al suo violentatore nella speranza di un’esistenza più libera dalle paure. In fondo, lui avrebbe voluto solo l’effimera illusione di essere amato per qualche ora e invece si è trovato vittima di chi ha creduto di sfogare la sua rabbia tutta in un atto sessuale. A completare il cast il bravissimo Livio Beshir, quello che nel corso della storia viene definito dagli altri come “il nero” senza sapere delle sofferenze dovute patire proprio per quel colore della pelle. L’attore riesce a comunicare con il pubblico anche quando rimane nella sua apparente indifferenza silenziosa riuscendo pure a sorprendere quando, ormai ubriaco e drogato, rimane senza mutande in un gesto di ira nei confronti della situazione e della città che lo ospita. Eppure riesce a dare uno spunto di umanità quando vuole accompagnare la sua vittima in ospedale ma poi risulta più facile fuggire e dimenticare senza nemmeno dare un’ulteriore ricompensa a quella Violante che, nonostante tutti gli scongiuri fra atti di fede e profani, ancora per un altro anno non vedrà cambiare la sua vita.

Rosario Schibeci

© Riproduzione riservata