Quante volte si sente parlare di carte da gioco italiane? Molto poche, a dire il vero. Indubbiamente i mazzi più diffusi sono quelli francesi, con i quali possono essere organizzate lunghe partite di poker o blackjack. In alternativa, sono i mazzi napoletani ad andare per la maggiore, ma forse in pochi sanno che le carte prodotte storicamente nello Stivale sono caratteristiche di più regioni. Tutte le carte italiane, comunque, presentano in un mazzo 40 unità, 10 per ognuno dei 4 semi, differendo per le raffigurazioni stilistiche da regione a regione. 3 sono le figure, proprio come nelle carte francesi, ma i semi sono ben altri: niente cuori, quadri, picche e fiori, bensì denari, coppe, spade e bastoni (detti alle volte anche “mazzi” o “mazze”). I semi delle carte italiane proverrebbero dai tarocchi e indicano le classi sociali del Medioevo. I denari corrispondono ai mercanti, le coppe al clero, le spade ai guerrieri e i bastoni ai contadini.
Le carte da gioco italiane sono apparse per la prima volta sul territorio nazionale nel corso della seconda metà del XIV secolo, precisamente nel 1377, a Firenze. Molti mazzi regionali si sono di fatto persi nel tempo e altri continuano ad essere impiegati prevalentemente al Sud. Tra le carte cadute in disuso, però, spiccano curiosamente quelle romane, proprio quelle della capitale, che un tempo venivano smerciate anche al di fuori del Lazio. Non erano molte le differenze con gli altri tipi di carte italiane, tuttavia l’utilizzo più massiccio degli altri mazzi ha portato lentamente alla sparizione di queste specifiche carte.
Eppure, le carte romane venivano prodotte e consumate in gran quantità tra il XVI e il XVII secolo e sembra che circolassero anche in altri Paesi. Ormai sono diventate dei veri e propri oggetti di collezione e in giro per l’Europa esisterebbero pochissimi esemplari di questi mazzi. Anche le tracce storiche relative alla loro esistenza sono piuttosto scarse: un foglio che comprende 12 carte è conservato nell'Archivio di Stato di Roma, nella rilegatura di un volume risalente 1585. Ciò che sappiamo è che fanti, cavalli e re non erano presenti nelle raffigurazioni, incentrate invece su legionari, centurioni e imperatori romani.
Le poche informazioni tramandateci sulle carte romane ne hanno inevitabilmente alimentato l’affascinante mistero, al punto che nel 1973 i mazzi capitolini hanno goduto di una riedizione ufficiale, probabilmente nel tentativo di tornare a gareggiare con le tradizioni di altre località italiane. I nuovi mazzi sono stati prodotti però in quantità moderate e comunque non hanno ottenuto il successo sperato, in quanto nel Lazio in tanti continuavano a preferire le carte piacentine, dovendo scegliere un’alternativa a quelle francesi. Le carte romane sono così scomparse del tutto negli anni '80, tanto che anche reperirne delle foto originali sembra un’impresa.
Nonostante Internet metta a disposizione svariate attrazioni, specie sulle piattaforme di intrattenimento digitale, le carte romane non hanno conosciuto un rinnovamento nel terzo millennio. Nemmeno tra i vari giochi di casinò online è possibile imbattersi in questi mazzi specifici, nonostante tra i tavoli virtuali si giochino ogni giorno migliaia e migliaia di partite a carte. Non possiamo escludere che prima o poi qualche iniziativa di tipo culturale anziché ludica si proponga di andare di nuovo a caccia delle carte romane, ma al momento queste ultime rappresentano poco più di una rarità nell’immenso background storico della capitale.
Marco Dal Puppo
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