Fino al prossimo 4 settembre i padiglioni 9a e 9b del Mattatoio a Testaccio a Roma, ospitano la programmazione artistica di SPAZIO GRIOT - spazio nomadico e piattaforma di sperimentazione multidisciplinare, esplorazione e discussione - e la mostra SEDIMENTS. After Memory con le opere di Victor Fotso Nyie, Muna Mussie, Las Nietas de Nonó, Christian Offman, a cura di Johanne Affricot ed Eric Otieno Sumba.
Programmazione promossa da Roma Culture e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo e SPAZIO GRIOT; ha come main sponsor GUCCI, il sostegno del Museo delle Civiltà, e si avvale della collaborazione dell’American Academy in Rome, British School at Rome, British Council e di Orbita Spellbound come sponsor tecnico.
Ingresso gratuito dalle 17 alle 22,00 dal martedì alla domenica, con apertura straordinaria anche il giorno di Ferragosto, con gli stessi orari.
Il percorso espositivo, così come tutta la programmazione relativa si propone di individuare all’interno di quella che il sociologo Zygmunt Bauman ha definito “modernità liquida”, fatta di flussi e tendenze effimeri e fugaci, ciò che permane, andando controcorrente e sedimentandosi al di sotto della superficie turbolenta della quotidianità.
SEDIMENTS. After Memory interroga questa testimonianza granulare depositata seguendo quattro segni distintivi della modernità liquida: rivoluzioni ostacolate, soggettività postcoloniali, consumismo vuoto e cittadinanza precaria. La mostra mette in discussione la distinzione tra esposizioni personali e collettive, avvicinando le opere come capitoli tematici o parti di un intero, unendo trasversalmente molteplici prospettive che collegano Camerun (con l’artista Victor Fotso Nyie), Eritrea (con l’artista Muna Mussie), Italia, Porto Rico (con le due sorelle Mapenzi e Mulowayi Nonó che formano il duo artistico Las Nietas De Nonó) e Rwanda (con l’artista Christian Offman).
Opere che spaziano dalle installazioni site specific di Muna Mussie e delle sua performance tra danza, musica ed arte, alla installazione video FOODTOPIA: después de todo territorio (2020-2021) del duo Las Nietas De Nonó, dalla installazione site-specific di scultura Barocco di Christian Offman, fino alle splendide sculture africane di Victor Fotso Nyie,
Un ensemble artistico di grande impatto visivo, emozionale e sociale che non lascia sicuramente lo spettatore indifferente.
Abbiamo voluto fare qualche domanda proprio alla curatrice Johanne Affricot, fondatrice di GRIOTmag.
Cos’è Spazio Griot, come nasce e qual’è la sua mission?
E’ uno spazio nomade che promuove la sperimentazione multidisciplinare, l’esplorazione e l’istruzione attraverso le arti e la cultura, nasce del 2015, prima come piattaforma online e magazine, nel quale copriamo e celebriamo tutto quello che è legato all’arte contemporanea, alla cultura contemporanea, con un focus specifico sugli afro-discendenti della diaspora africana e oltre.
Negli anni abbiamo sviluppato tutta una serie di progettualità, sia in house che in collaborazione con le istituzioni, soprattutto con l’American Academy in Rome, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Spellbound e Contemporaneamente Roma Festival e recentemente con il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea.
Abbiamo curato anche il lancio in Italia dell’edizione italiana del libro dell’artista multidisciplinare e autrice Grada Kilomba “Plantation Memories” - ovvero memorie della piantagione, episodi di razzismo quotidiano.
A novembre 2021 siamo usciti ufficialmente con il nome “Spazio Griot”, anche se tutte le attività che sono sempre all’esterno della piattaforma online, adesso sono confluite in Spazio Griot. L’obiettivo di questo progetto, di questa programmazione, è tutto il lavoro che abbiamo portato avanti in questi 7 anni, ma è anche quello di veicolare un messaggio alle istituzioni locali, anche a quelle straniere che sono in Italia, così come al settore privato, di continuare in questo investimento, perché sono progetti a lungo termine. L’obiettivo finale è quello di avere uno spazio vero, “fisico”, nostro, sul territorio, che al momento non abbiamo, anche per una questione di budget e di economia. Credo, però, che da un punto di vista politico e sociale, bisognerebbe impegnarsi in questo, come fanno in tutte le altre capitali europee, chiediamo un sostegno, anche qui in Italia è essenziale, per contestualizzare il nostro operato a livello nazionale e dargli la giusta rilevanza.
Avete come main sponsor Gucci, ci dice qualcosa in più in merito?
Ogni singola zienda ha una sua responsabilità sociale d’impresa. Gucci rispetto a tanti altri brand e a tante altre aziende, credo che stia facendo un lavoro “importante” sia negli Stati Uniti che in Sud America, rispetto alle pratiche di avvicinamento alle comunità che sono marginalizzate. Non è la prima collaborazione che stiamo facendo con Gucci, ne ho fatto una da indipendente nel 2020, poco prima della pandemia, per un libro di fotografia “The new black vanguard”, con tutto un coinvolgimento della comunità creativa afrodiscendente italiana. Poi nel 2020, sempre in estate, abbiamo lavorato a “Gucci Equilibrium Takeover Series” che era il nuovo canale, siamo stati gli unici in Italia ad essere stati contattati per presentarci e presentare il tipo di lavoro e di attività che stavamo svolgendo. Oggi è il proseguimento di questa collaborazione, non credo che avrei potuto fare un’altra collaborazione con un altro brand. Bisogna navigare in certi equilibri, anche nei compromessi, come con le istituzioni, bisognava partire con qualcosa e ci siamo riusciti.”
Una mostra che va sicuramente vista e che speriamo sia solo l’inizio di Spazio Griot che auspichiamo a breve abbia, finalmente, una sua location fisica nella Capitale, perché se la merita, in maniera assoluta!
Stefania Vaghi
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