La Lazio si mette subito alle spalle la sconfitta contro il Napoli e in Europa si diverte e cala il poker: all’esordio in Europa League, nella prima gara della fase a gironi, batte il Feyenoord per 4 a 2 con ampi spazi di Sarrismo.
Sul finale cala drasticamente e rischia addirittura, nonostante un match completamente dominato. E’ sicuramente l’esordio che voleva Sarri, ma che volevano anche i laziali.
Le scelte –
La formazione scelta da Maurizio Sarri toglie ogni dubbio: la Lazio ci tiene all’Europa League. A riposo solo Pedro, neppure convocato, Milinkovic e Lazzari. In difesa c’è ancora Romagnoli, questa volta con Gila, Hysaj e Marusic. Ancora in panchina Casale, così come Maximiano: in porta confermato Provedel. A centrocampo Cataldi, che non ci sarà contro il Verona perché squalificato, Vecino e Luis Alberto. In attacco ovviamente Immobile con Zaccagni e Felipe Anderson.
Primo tempo -
Parte fortissima la Lazio: al 3^ minuto di gioco passa in vantaggio con Luis Alberto. Triangola con Vecino che gli fornisce un assist per vie centrali perfetto e il numero 10 con tutta calma beffa il numero uno degli olandesi Bijlow e porta la Lazio in vantaggio.
Al 14^ trova il raddoppio la Lazio con un’azione da manuale. Esce perfettamente dalla propria area: Luis Alberto fa partire Ciro Immobile che tra le maglie del Feyenoord lancia Felipe Anderson che si invola sulla destra e di sinistro gonfia la rete.
Pericolosa la Lazio al 19^ : Luis Alberto nell’area piccola serve Immobile che ci prova a fiondarsi sul pallone, ma è preda del portiere Bijlow che lo trattiene a terra. Al 25^ è Vecino a sfiorare la rete del 3 a 0 con una conclusione ravvicinata: d’istinto Bjlow devia in angolo. E’ solo un anticipo della rete che arriva due minuti più tardi: tiro di Zaccagni angolatissimo, respinta del portiere su Vecino che questa volta non sbaglia e firma il suo primo gol in maglia biancoceleste.
Manca il gol di Ciro Immobile e la Curva lo invoca su ogni calcio d’angolo e per la prima volta alla mezz’ora parte anche il coro per Maurizio Sarri. Il tecnico ringrazia e saluta il suo “popolo laziale” come ormai ama definirlo.
Si scuote la squadra olandese al termine del primo tempo, ma i tentativi sono velleitari: il tiro di Szymanski trova pronto Provedel. Chiude comunque in attacco la Lazio protesa a voler far segnare Ciro Immobile.
Secondo tempo -
Nella ripresa parte forte il Feyenoord con il tentativo di Pedersen che prende l’esterno della rete. Al 48^ ancora Lazio con l’ennesimo tentativo di mandare in porta Ciro Immobile: un po’ troppo lungo il passaggio di Luis Alberto, arriva prima il portiere che Ciro sulla palla.
Porta maledetta per Immobile: l’occasione è ghiotta al 57^. Lo vede libero Felipe e manda l’attaccante solo davanti la porta. Immobile angola troppo il tiro che termina fuori.
Ci pensano i compagni a sollevare Immobile dal peso del gol. Al 62^ la doppietta di Vecino: Luis Alberto restituisce il favore, lancia il compagno che cala il poker e firma la sua doppietta.
Al 69^ fallo in area di Vecino e rigore per il Feyenoord: dal dischetto Gimenez non sbaglia.
Sul 4 a 1 Sarri effettua i primi tre cambi: dentro insieme Cancellieri, Milinkovic e Basic per Immobile, Vecino e Luis Alberto. Per il sergente è la partita numero 300 con la maglia biancoceleste. Negli ultimi minuti c’è spazio anche per Patric: subentra al posto di Romagnoli e a 15 minuti dalla fine si rivede in campo anche Radu al posto di Marusic
La Lazio si è fermata, sicura del risultato ampio. Ci prova Milinkovic, ma il suo è un tiraccio alto. All’87^ è più convinto il Feyenoord che trova il gol del 4 a 2: il tiro di Idrissi supera la linea ed esce, ci arriva Gimenez che deve solo appoggiare in porta.
Reagisce subito la Lazio: il tiro di Milinkovic è respinto, ci arriva subito Cancellieri, ma incredibilmente sbaglia.
Questa Lazio stupisce: al 90^ rischia per un fallo fischiato a Gila. L’arbitro ammonisce il difensore ed assegna il rigore alla squadra ospite, ma rivede tutto al Var e cambia la decisione.
La lezione, anche in una partita dominata e vinta per 4 a 2, è che se setti di giocare, l’avversario lo capisce e fa il suo. E rischi fino alla fine. Enrica Di Carlo - Foto Gianandrea Gambini
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