La Gran Bretagna veste a lutto, Lilibeth ci ha lasciati. La Regina d’Inghilterra, che a tutti sembrava immortale, si è spenta nella sua residenza in Scozia, alla veneranda età di 96 anni. Ripercorrere la sua vita incredibile sarebbe cosa lunga e la lasciamo ai lungometraggi girati in vita e a quelli che verranno dopo la sua dipartita, basti per tutti ricordare il suo incredibile regno, durato esattamente 70 anni. Incoronata nel 1952, dopo la morte del padre Giorgio VI, l’appena 26 enne Elisabetta si trovò sulle spalle un regno che si stava riprendendo dalla Seconda Guerra Mondiale. Un mondo intero, che si affacciava alla modernità e che la guardava con occhi di meraviglia, lei rappresentante di un universo parallelo, legato alla tradizione ed un po’ anche alle favole.
Elisabetta aveva dato sempre segno di essere una donna forte, algida e responsabile, una predestinata portata sul trono più prestigioso del mondo, non dalla linea dinastica diretta, ma solo per una via traversa e non immaginabile. Infatti, in linea di successione, era lo zio Edoardo destinato a regnare, ma subito dopo la morte del nonno, Edoardo sorprendentemente rinunciò al trono per amore, volle sposare a tutti i costi Wallis Simpson, una donna americana divorziata due volte, Giorgio, il padre di Elisabetta, divenne re segnando così il futuro della giovanissima figlia.
Il Regno di Elisabetta, lunghissimo, intenso, spalmato su due secoli, una icona pop di cui hanno parlato almeno tre generazioni, un simbolo che sembrava eterno, quasi non dovesse mai lasciarci, un mito ed una favola eterna e dalle favole sarà raccontata la sua leggenda.
Quando si parlava di lei, si parlava della Regina, non serviva nominare il suo nome, solo lei poteva essere l’emblema, il simbolo della regalità e di un mondo antico fatto di cavalieri e regni.
Non si possono raccontare 70 anni di regno e 96 anni di vita, si può solo guardare in fondo al nostro cuore e pensare a ciò che la Regina rappresentava per noi e soprattutto per i britannici: una nonna, un capo di stato, una zia, una sorella, una donna acuta dotata di un innegabile ed immenso senso del dovere, tanto da apparire algida e scostante e sicuramente antipatica ed insensibile se si pensa a come affrontò le vicissitudini tra Carlo, l’erede al trono, e Diana, divenuta in fretta la principessa per antonomasia, quasi ad oscurare la sua regalità e tutto quello che Elisabetta rappresentava, uno scontro tra vecchio e nuovo, dove il vecchio ebbe la meglio ma a che prezzo.
Pensando ad Elisabetta pensiamo ai suoi completi colorati, quasi eccentrici, i suoi cappelli e le borsette abbinate, pensiamo ai suoi cagnolini, i Corgi. L’universo di Elisabetta era colorato fuori, perché forse era grigio e pesante il fardello che portava, il dovere di regnare e di rappresentare un intero popolo, e non solo quello britannico ma quello di tutto il Commonwealth, praticamente mezzo mondo. Lei aveva esattamente quello che manca alla maggior parte dei politici mondiali, un senso di responsabilità che andava oltre la famiglia, oltre sé stessa.
Elisabetta II è entrata nella storia, è la storia stessa. In punta di piedi e poi con passo spedito ha rappresentato una nazione e parte del mondo. Ed ora? I britannici si sentiranno sicuramente più soli e spaesati, il loro simbolo è andato via, la commozione correrà veloce ed in tempi così bui la sua mancanza si farà sentire, lei era la madre che vegliava su tutti.
Carlo salirà al trono, ne siamo sicuri? Veramente alla sua età avrà la forza di prendere il posto di una donna così ingombrante e carismatica?
Di una cosa siamo sicuri, stiamo attraversando un periodo di cambiamenti, un periodo di dolore e difficoltà, l’intera umanità è in pericolo e vittima di sé stessa, sembra quasi che la morte di Elisabetta sia l’ennesimo triste presagio che il nostro mondo non sarà più quello di prima.
Ci piacerà allora immaginare che Lilibeth abbia raggiunto il suo Filippo e che di nuovo insieme possano vegliare, come i nostri nonni, sulle nostre piccole vite e sui nostri sogni, che si possano realizzare.
Alessio Capponi
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