Intervista A Carlo Mezzano

Intervista A Carlo Mezzano

I ricordi del suo paese e le differenze con Roma.

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Imprenditore, artista, discografico, proprietario dell’iconico Cotton Club della Capitale e marito dell’attrice, showgirl e cantante Minnie Minoprio. Carlo Mezzano nasce a Manduria (TA), classe ’49 e alle spalle ha una brillante carriera. Residente a Roma da 50 anni, noi di Unfolding Roma lo abbiamo interpellato per farci raccontare le sue origini e avere un parere sulle grandi divergenze che ci sono tra le grandi città e i piccoli centri come la sua Manduria.

Carlo si abbandona a dolci memorie e ci racconta piacevolmente la sua cittadina natale. Tra i ricordi si fanno spazio i sapori perché ciò di cui avverte maggiormente la mancanza è proprio il cibo: “nonostante io e mia moglie abbiamo girato il mondo, non abbiamo mai trovato i sapori che troviamo a Manduria” Un’ulteriore causa di nostalgia è il meraviglioso mare che bagna le sponde di San Pietro in Bevagna, un mare che per Carlo “è paragonabile solo a quello dei caraibi”.

Mezzano ci racconta la “sua” visione della piccola città: una Manduria semplice e raccolta, dove ci si divertiva con le piccole cose. Frugando tra le dolci memorie ci offre un simpatico e significativo aneddoto: “andavo spesso alla distilleria Lamusta, il figlio del proprietario, Fabio, era ed è tutt’ora un mio amico e con lui ci divertivamo a salire sul tetto della struttura per poi tuffarci nella grande montagna di raspe sottostante. È inutile specificare che ci insozzavamo completamente e che i nostri genitori erano disperati alla nostra vista, ma noi eravamo felici, sporchi, ma felici. Ho tanti ricordi come questo perché a Manduria ho vissuto la mia infanzia, solo chi non ha vissuto non ha ricordi”.

Nelle parole di Carlo si disegna un’infanzia diversa da quella che le nuove generazioni possono trascorrere oggi. Ci racconta di una città fatta da pochi ritrovi giovanili in cui l’idea di “movida” non era ancora stata coniata. Lui personalmente usava incontrarsi al bar accanto al cinema-teatro e lì, con i suoi compagni, ascoltava il jukebox, suonava il pianoforte e scambiava quattro chiacchiere, “non c’era la tecnologia, erano gli anni ’60 e questo era il nostro modo di stare insieme: condividere esperienze e idee”.

Trascorsa la sua infanzia, Mezzano si trasferisce a Roma dove riesce a nutrire le sue ambizioni e a iniziare a vedere la differenza fra una grande città ed un piccolo paese. “Roma è sicuramente una grande, grande città. In un paese del sud di cinquant’anni fa non si potevano fare altro che attività tipiche locali. Allora non c’erano scuole di recitazione o di musica, l’arte faticava a farsi spazio, invece Roma ti apre le porte a ciò che ami, alle tue ambizioni, alle tue attitudini. Il vantaggio di Manduria sono sicuramente le attività locali come l’agricoltura e l’artigianato. Io personalmente amo molto le piante e mi sarebbe piaciuto avere un vivaio infatti ho un sacco di piante e ne compro spesso. Mia moglie mi rimprovera scherzosamente di fermarmi, ma a me piace, non ci posso fare niente!”

Secondo Carlo, i piccoli centri come la sua città natale dovrebbero potenziare il lato agroalimentare, enogastronomico e artigianale: “mi chiedo come mai non ci siano esportazioni. Per avere i prodotti locali devo chiamare i miei nipoti e chiedergli una spedizione. Nei ristoranti o nei supermercati romani non si trovano, per lo meno non così genuini e deliziosi ed è un peccato perché avrebbero un buon riscontro”.

Il sig. Mezzano ritiene che lo scarso sfruttamento dell’immenso potenziale delle piccole città, in particolare di Manduria, sia da imputare alla mancanza di idee imprenditoriali. Il turismo è un altro punto cruciale per Carlo che ben conosce ciò che Roma offre in merito: “A Manduria non si hanno siti turistici: per anni abbiamo trascurato quelli che per i visitatori sono dei veri tesori come Fonte Pliniano, le Mura Messapiche e la chiesa di San Pietro Mandurino. Ricordo che anni fa sono stato a visitare le rovine di Cartagine e ne sono rimasto deluso per la pochezza di reperti che si concentravano in venti-trenta pietre. Manduria può vantare delle intere mura! Non si è mai valutata adeguatamente la storia della città che invece reputo meravigliosa! Quando avevo 16 anni vedevo camion che scaricavano detriti e immondizia nel parco delle mura. Mia moglie Minnie è scioccata dalla vastità di storia che Manduria custodisce, la adora ed è particolarmente affascinata da San Pietro Mandurino e le sue storie di pellegrinaggio.

Purtroppo quando non stimi opportunamente un luogo, lo distruggi, anche se ultimamente ho notato con piacere che i giovani stanno dando nuovo valore.”

Prima di salutarci, abbiamo sottoposto a Carlo il dubbio di come sarebbe stata la sua carriera se non si fosse trasferito a Roma: egli ci ha assicurato che avrebbe intrapreso comunque la carriera musicale, magari limitata alle esibizioni durante sagre e festività. Ci racconta infatti che all’epoca in cui ha vissuto a Manduria si era soliti organizzare eventi con orchestre e musicisti: durante il Carnevale ed il Natale il teatro cittadino era adibito a sala da ballo. “A Capodanno poi si andava a ballare nel salone comunale, si passava la veglia lì. Per questo credo sarei comunque diventato musicista, per lo meno fino a quando non avrei dovuto cedere il passo ai dischi e alle discoteche. A Roma invece ho potuto intraprendere la carriera di imprenditore discografico e dello show business. Adesso produco dischi e spettacoli. A Manduria chissà, avrei potuto produrre vino o aprire un vivaio, a me piace la campagna ed infatti ho scelto di viverci, abito nella Valle Tiberina, vicino le sponde del Tevere.” Successivamente sottolinea con gratitudine l’aiuto che la moglie gli ha fornito attraverso le sue conoscenze e che ha potuto felicemente restituire negli anni e aggiunge: “la grande città è come un grande tavolo da gioco, se sei in gamba vinci, altrimenti perdi. Nel paese ci si accontenta, a Roma bisogna sempre misurarsi con gli altri che sono più scaltri, più abituati alla “foresta” e che vedono in chi viene dalla piccola città una persona vissuta nella bambagia. Quando ero giù, a fine giornata avevo tutto pronto, sia che avessi prodotto o che no. A Roma non era così, io qui non avevo nessuno: niente amici, ero solo. Mia moglie la vedevo solo due o tre ore al giorno perché lei allora conviveva con il vecchio compagno e lavorava tanto. Quando incontri la solitudine ti rendi conto di ciò che veramente è la differenza tra il paese e la città.

Carlo Mezzano ad oggi porta nel cuore la sua Manduria e in questa intervista ci ha trasmesso tutto il suo amore per la città e per i suoi abitanti. È un amore pieno di speranza e un pizzico di nostalgia, ma contornati da grande soddisfazione e felicità. La sua esperienza e la sua carriera insegnano che le radici non vanno mai dimenticate né mai date per scontate: perché proprio lì risiede il nostro retaggio culturale ed esso, volente o nolente, non ci lascerà mai, sia esso sviluppatosi nella grande Roma o nella piccola Manduria.

Gregorio Pastorelli

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