Think About It

Think About It

Suonare, suonare e suonare! Abbiamo bisogno di vivere e farlo con la musica pensiamo sia il modo migliore!

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Per UnfoldingRoma abbiamo il piacere di intervistare i Think About It, un gruppo di sei giovani musicisti italiani, nato nel 2013 a Bari. Lo scorso 6 Maggio è uscito il loro nuovo album dal titolo “In Secondo Piano”, distribuito da Self in tutti più importati negozi di dischi, ma disponibile anche su piattaforme digitali come iTunes. Elerbagì, Stefano De Vivo, Vincenzo Guerra, Marco Menchise, Claudio La Rocca e Gianluca Aceto, questi sono i nomi dei componenti della band: ma conosciamoli meglio.

Come vi siete conosciuti?

Ciao, ci siamo conosciuti tra di noi grazie alla vita e alle esperienze musicali di ognuno. Stefano e Vincenzo (chitarra semi acustica e batteria) si conoscevano dai tempi del liceo e amicizie in comune hanno favorito l'entrata nel gruppo dei restanti membri.

Chi ha avuto l’idea di formare il gruppo?

La nascita del gruppo è da attribuire a Vincenzo e Andrea, il nostro primo tastierista, i quali vollero unire le loro personali influenze, rispettivamente funk e jazz, nel loro punto di unione che è l'hip hop. Da lì hanno chiamato a raccolta i musicisti che, sia per amicizia che per lavoro, avevano incontrato nel loro percorso e dopo numerosi cambi di line up siamo giunti alla formazione attuale.

Come mai avete scelto il nome Think About It?

Il nome Think About it nasce casualmente. Avevamo un gruppo privato su Facebook nel quale ci accordavamo per prove ed eventuali concertini all'inizio del progetto e questo gruppo si chiamava "Dobbiamo Pensarci", in quanto ancora privi di spunti e pensieri per il nome della band. Abbiamo aggiunto un tocco a stelle strisce ed il gioco è stato presto fatto…e a ben pensarci abbiamo trovato un nome che ben si addice al nostro modo di vedere la musica.

Quali sono gli artisti, italiani e non, ad ispirare la vostra musica?

Sicuramente Robert Glasper, D'Angelo e i The Roots per quanto riguarda la componente esplicitamente rnb e neo soul all'interno del progetto. Nomi come Kendrick Lamar, Chance The Rapper, Mecna e J Cole hanno aiutato nella scrittura, mentre Shlohmo e Flume sono stati decisivi per quanto concerne la produzione. Possiamo dire di aver incluso all'interno del progetto diverse teste molto differenti tra di loro, ma tutte hanno contribuito a rendere il nostro disco qualcosa di speciale…almeno per noi!

Ascoltando i vostri brani, si possono riconoscere i sound tipici di hip hop, rap, nu-jazz, e soul. Se doveste classificarvi in un unico genere musicale, a quale vi sentite di appartenere?

Pensiamo che i generi siano spesso utilizzati per mettere a proprio agio l'ascoltatore, ma quello che ci piace fare è stupire, quindi non riusciamo a inquadrarci all'interno di un contesto ben preciso. Se proprio dovessimo trovare un genere di appartenenza, almeno per questo disco, sarebbe il pop-urbano.

Il 6 Maggio è una data che difficilmente dimenticherete…l’uscita del vostro primo album, “In Secondo Piano”. Che sensazioni avete provato?

Il 6 Maggio abbiamo presentato il nostro disco al Demodè, palco che solitamente ospita artisti di una certa rilevanza. E' stata un’esperienza incredibile, abbiamo capito a pieno il nostro forte legame con il pubblico e quali sono le nostre potenzialità. Possiamo definirla come il turbo giusto per il decollo del nostro tour partito subito dopo.

Cosa raccontano i 15 brani che compongono l’album?

I 15 brani che compongono l'album narrano il percorso di un ragazzo come noi, dall'adolescenza alla maturità, con tutti i pro e i contro del caso. E' la strada che un uomo compie interiormente, partendo da un periodo in cui si lascia attraversare dai problemi e per non affrontarli mette la propria esistenza “In Secondo Piano” rispetto ad essi, fino a raggiungere un punto di saturazione che rompe questa catena e lo porta a prendere una decisione che gli metterà nuovamente la vita in mano.

A quale brano siete particolarmente legati?

È stato un album molto sofferto, va ascoltato per intero, pertanto non abbiamo brani che prediligiamo rispetto ad altri, perché ognuno ha la propria sfumatura e la propria storia da raccontare. Se non l'avete capito, vi stiamo dicendo di ascoltare il disco!

Per la realizzazione del disco avete collaborato con diversi artisti baresi. Qual è stata la loro impronta sull’album?

È stato come dialogare con menti diverse ed entrare nella loro prospettiva, senza perdere la nostra identità. Ad esempio, nel brano “YOUth”, in collaborazione con Giuliano Vozella, ci siamo ritrovati musicalmente a casa sua, in un contesto totalmente diverso dal nostro, ma che ci ha permesso di sperimentare e di esplorare nuovi territori ancora incontaminati.

Siete molto legati alla vostra città, Bari. Quanto influiscono le radici culturali nella musica che fate?

Il meridione, come spesso ribadiamo, ci ha dato la "fame" giusta per provare a fare un passo grande come quello che abbiamo compiuto. Le opportunità presenti nella nostra regione non sono spesso al passo con il numero crescente di artisti promettenti e pertanto tocca darsi da fare ancora più, rispetto ad altri, per riuscire emergere dall'anonimato.

Qual è il vostro pubblico di riferimento?

La nostra particolarità è di essere molto versatili, grazie alle nostre mille influenze, e questo ci permette di avere un pubblico molto eterogeneo, che si adatta alla piazza o al club più intimo. Siamo dell'opinione che ogni artista, se svolge il suo lavoro in maniera corretta, troverà un pubblico che cresce con lui e si adatta ai suoi cambiamenti ed è questa fanbase che speriamo di costruire nel tempo.

Cosa ne pensate dei talent musicali come trampolino di lancio per artisti emergenti?

Sono ottime rampe di lancio dal punto di vista mediatico, ma prima di tentare il salto assicurati di avere una Ferrari e non un paio di pattini a rotelle, nahmean?

A Firenze, in occasione degli MTV Awards 2016, la nota band musicale “The Kolors” ha suscitato parecchio scalpore perché il cantante Stash, dopo aver sputato alle telecamere e discusso con il presentatore dello show, Francesco Mandelli, ha rifiutato il premio della serata, dandolo al pubblico presente. Questo atteggiamento strafottente è stato giustificato dallo stesso Stash come una reazione a coloro che hanno criticato il frutto del loro lavoro. Come giudicate questo comportamento?

Il musicista è innanzitutto un professionista del settore e un’azione del genere, qualsiasi siano stati i motivi scatenanti, è comprensibile ma assolutamente inaccettabile. Massimo rispetto per tutti e pensiamo che Stash, considerato il messaggio di scuse postato sulla pagina dei The Kolors il giorno successivo all'accaduto, sia d'accordo con noi.

Oltre alla musica, che altri interessi coltivate?

Siamo molto appassionati di taglio e cucito, Marco (la nostra chitarra elettrica) in realtà è Gesù, ma non lo vuole ammettere! Elerbagì riesce a riscaldare le pizze surgelate che neanche un papà divorziato!

Ok, di fronte a Gesù alziamo le mani e passiamo oltre… Avete in programma dei concerti?

Il nostro tour è partito da inizio Giugno. Abbiamo già tastato il territorio ligure e lombardo con un paio di date a Savona e Milano e finora abbiamo riscontrato un ottimo feedback! Le nostre prossime tappe fuori dal territorio locale saranno a il 9 e 10 Luglio, in Sicilia e Calabria rispettivamente.

Con chi vorreste condividere il palco?

Avremo la fortuna di condividere il palco assieme a Ghemon, uno degli artisti più influenti nella nostra formazione generale. Saremo la band di apertura per la sua tappa dell'Indigo Tour a Polignano a Mare il 12 Agosto per il festival Senti e Vedi Come Suona.

Prima di esibirvi davanti al pubblico, avete dei riti scaramantici? Potete raccontarci un aneddoto curioso a riguardo?

Ci facciamo benedire da Marco e finora ha sempre funzionato. Vi racconteremmo la storia di quella volta che moltiplicò i dischi e le magliette, ma pensiamo la sappiate già.

Beh, ero rimasta alla semplice moltiplicazione dei pani e dei pesci, ma siamo nel 2016 ed il mondo cambia! Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Suonare, suonare e suonare! Abbiamo bisogno di vivere e farlo con la musica pensiamo sia il modo migliore! Grazie mille ragazzi, a presto!

Grazie ai Think About It per questa piacevole intervista e un grande in bocca al lupo per il futuro!

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