Giuseppe Gandini

Giuseppe Gandini

C’è una grossa difficoltà a portare la gente a teatro, ma se lo spettacolo vale, alla fine c’è quasi sempre un grandissimo riscontro

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Unfolding Roma ha avuto il piacere di incontrare Giuseppe Gandini, attore e regista, insieme a Gianantonio Martinoni, dello spettacolo/degustazione “Eyes Wine Shot”. Un’occasione unica per gli appassionati delle cantine e del buon teatro.

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Ciao Giuseppe, raccontaci un po’ di quello che fai nella vita e della tua carriera fino ad oggi

Sono un attore e regista di teatro, e lavoro insieme a Gianantonio Martinoni, da molto tempo. Viviamo a Roma da più di 20 anni, siamo entrambi di Ferrara e ci conosciamo dai tempi della scuola media.

Il 28 marzo partirà il tuo spettacolo “Eyes Wine Shot”. Parlaci un po’ di questo evento…

E’ un evento voluto dal Teatro Vascello che andrà in scena al Sala Uno teatro. Lo avevamo già fatto in questa location nella stagione 2015/2016, però era un posto dove non potevano entrare più di un certo numero di persone. Per questo il Teatro Vascello, che crede in questo progetto, ha deciso di accordarsi con il Sala Uno. Questo spettacolo gira ormai da quattro anni e ha avuto molto successo in tutta Italia. Lo abbiamo fatto ovunque, anche all’Expo. È una rappresentazione che si può fare da qualsiasi parte. Basta una sedia, un tavolo, una bottiglia di vino, e un po’ di gente che lo voglia ascoltare. È tutto incentrato sul vino, sulla sua storia, e prende in giro anche un po’ i suoi linguaggi.

Ci sarà la possibilità per tutti di degustare del buon vino insieme?

Sì, un bicchiere di vino c’è per tutti.

Vino e teatro, come si legano questi due elementi fra di loro?

Un elemento comune molto importante è la popolarità di entrambi. Il teatro è fatto per il pubblico, e il vino è fatto per essere degustato dal pubblico. Un’altra analogia è che c’è un linguaggio specifico. Esiste un linguaggio teatrale e anche un altro che si è codificato in merito al vino. Noi prendiamo un po’ in giro proprio il linguaggio del vino mettendolo a teatro. Poi c’è di mezzo anche un fatto di tradizione. Il vino e il teatro esistono da sempre, e fanno parte probabilmente dei bisogni primari dell’uomo. Hanno tante caratteristiche in comune.

A chi è rivolto questo spettacolo? C’è un target di persone preciso a cui puntate?

E’ uno spettacolo aperto a tutti. Lo hanno visto anche dei bambini, e uno di questi ne ha dato la migliore descrizione definendolo uno spettacolo “Piccolo ma divertente”. C’è un bicchiere di vino che degusteremo insieme, e quindi è normale che i bambini non potranno bere. Ma ci sarà molto da ridere e divertirsi. Se proprio dobbiamo escludere qualcuno, direi gli astemi (ride ndr). Non è uno spettacolo generazionale con un testo complesso. E’ uno spettacolo leggero dove si impara anche moltissimo. Ha anche una parte didattica in cui si racconta la storia del vino, il tutto in meno di un’ora.

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Se dovessi convincere una persona a seguire “Eyes Wine Shot”, cosa gli direbbe?

Ti vieni a fare un bicchiere di vino offerto dalla cantina La Tognazza, ti fai due risate a un prezzo popolare, in un teatro molto bello. Più di così? Mancano solo le ballerine del Burlesque (ride ndr). Le ragioni per venire sono molte.

Tu sei regista ma anche attore di questo spettacolo. Quali sono gli aspetti maggiormente positivi di svolgere allo stesso tempo questo doppio ruolo? Quelli negativi invece?

In questo spettacolo non ci sono aspetti negativi. È talmente semplice la macchina teatrale che c’è dietro, che non ci sono problemi a svolgere i due ruoli contemporaneamente. Altre volte invece mi è capitato di dover fare questo in altri contesti, e devo dire che la difficoltà è grande. Dovresti avere un aiuto regista molto bravo, che non sempre ci si può permettere. Mi piacerebbe molto di più essere o regista, o solamente attore nello spettacolo di altri.

Pensi che il teatro abbia perso un po’ il suo appeal tra le persone negli ultimi decenni?

Io penso che ci siano due momenti nella pratica dell’andare a teatro che vadano distinti. C’è quello in cui bisogna fidarsi di andare a vedere uno spettacolo, a volte magari costretti da qualcuno. E poi c’è un secondo momento, dove vedi le persone che escono felici e sorridenti dalle sale. Il teatro, a causa della politica degli ultimi 30 anni, è passato dall’essere bisogno fisiologico, all’essere l’incubo delle persone. C’è una grossa difficoltà a portare la gente a teatro, ma se lo spettacolo vale, alla fine c’è quasi sempre un grandissimo riscontro del pubblico, anche inaspettato e oltre le più rosee previsioni.

Quali sono i suoi progetti per il futuro? Hai qualcosa in programma?

“Eyes Wine Shot” fa parte di una serie di spettacoli che ho fatto sul tema della “Passione”. Ho iniziato nel 2002, con il primo che si chiamava “la Tombola”, poi ne ho fatto un altro sulla squadra calcistica della Spal, che oggi si trova in prima posizione in Serie B, quando era ancora in C2. E poi un altro sul tema della storia in occasione del 150esimo anno dell’Unità d’Italia. Questo sul vino è il quarto. La serie si conclude con una quinta rappresentazione, che è incentrata su Francesco Guccini. È un altro spettacolo che farò nuovamente il 2 e 3 maggio al teatro Vascello, con cui è iniziato un discorso di collaborazione.

Prima di salutarci, diamo un appuntamento ai nostri lettori ricordandogli le date e la location di “Eyes Wine Shot”

Lo spettacolo andrà in scena al teatro Sala Uno in zona San Giovani, dal 28 marzo al 2 aprile. Si svolgerà tutte le sere alle 21, tranne l’ultimo giorno, alle 18.

Valerio De Benedetti

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