Flaminia Lizzani

Flaminia Lizzani

Le donne si stanno emancipando sempre di più economicamente, per la prima volta nella storia. E’ un momento straordinario

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Abbiamo il piacere di ospitare per la nostra rubrica di arte la straordinaria Flaminia Lizzani con lei parleremo di tanti argomenti come è di consuetudine per la nostra rivista d’arte.

Intanto grazie, grazie per le bellissime parole, grazie per l’ospitalità

Per i nostri lettori una tua brevissima biografia …

Sono nata a Roma dove vivo e lavoro. Ho iniziato a disegnare nudi femminili nel 1986. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti e la Scuola Libera del Nudo, mi sono dedicata dal 1993 all’attività di restauratrice e dal 2002 lavoro anche come Casting Director. Ho partecipato nel 2011 alla mostra Primo Centro, a cura di Alessandra Bonomo, nel Castello Aldobrandesco di Arcidosso (GR); Nidi di Donna  è stata la mia prima mostra personale., a Maggio del 2018, presso la Casa internazionale delle Donne

Ho trovato carino questo aforisma: "Le donne forti preferirebbero restare da sole piuttosto che trascorrere la loro vita con un cretino". Nella tua vita hai incontrato donne legate a questo tipo di uomini? Nel tuo modo di fare arte che tipo di  donne troviamo ?

Preferisco sempre scavalcare i generi quando si tratta di ragionare sul modo di relazionarci.  Siamo tutti diversi e più che indagare sui singoli comportamenti, è interessante osservare cosa stia succedendo in questi anni. Le donne si stanno emancipando economicamente sempre di più e per la prima volta nella storia. E’ un momento straordinario ma ci sono molte battaglie ancora da fare, come per esempio, in campo economico, uguali salari o servizi che funzionino per aiutare le famiglie. Le donne si alzano e cominciano a lavorare molto prima degli uomini, poi escono, tornano, si occupano dei figli e ancora della casa. Naturalmente, ci sono anche uomini collaborativi, ma il punto che vorrei segnalare è che, con l’indipendenza economica, si ha la possibilità di misurare veramente in modo più autentico le relazioni, di svincolarsi dal controllo, di non accontentarsi finendo inevitabilmente in una tomba emotiva, scegliendo, quindi,  cosa è giusto per rispettare se stessi, anche stando sole. A proposito di passi importanti ancora da fare, sarebbe ora di allinearci con i paesi europei in cui è prevista la possibilità di adozione da parte di donne single. Da questo punto di vista la nostra arretratezza è raccapricciante.

Per quanto riguarda la forza, se di questo si tratta ma non ne sono certa, tutti siamo capaci se siamo in contatto con noi stessi, di compiere consapevolmente delle scelte, anche apparentemente penalizzanti.  Dico penalizzanti perché comunque, ancora oggi, le donne sole destabilizzano, siamo continuamente condizionate dai media, dai messaggi che arrivano a livello subliminale nel proporre un modello di “femmina” accondiscendente, che si sacrifica per la famiglia, che consuma, che non deve produrre conflittualità. Nella mia vita, non ho incontrato donne che trascorrono l’esistenza con un "cretino" per riprendere la citazione, perché le mie scelte mi hanno portato ad avere amiche più consapevoli e meno dipendenti, a incontrare donne interessanti, stimolanti, indipendenti. Ci sono donne che non sanno stare sole, questo è vero, che hanno talmente poca autostima e paura della solitudine che si accompagnerebbero a chiunque pur di fuggire da se stesse, ma devo dire che  in questa fase della vita  incontro molte più donne che uomini soli, per scelta. Le donne che rappresento sono svincolate da qualsiasi proiezione o aspettativa. Sono autodeterminate, libere e in contatto con la propria intimità.

Nella prossima stagione andrà in onda una serie molto importante su Netflix. È una della serie più attese  s’ispira a un caso di cronaca clamoroso, quello delle baby squillo dei Parioli. Racconterà il mondo segreto degli adolescenti: che idea hai dei ragazzi di oggi ,ti fanno paura? Credi che i genitori di oggi siano diversi nell’educazione, molto carenti del senso civico ?

Sì. Purtroppo già mentre esterno questo pensiero sono consapevole di cadere in un luogo comune ma è proprio così. Hillman diceva che noi non cresciamo, ma discendiamo. Mentre discendiamo si manifesta il nostro daimon, la nostra vocazione. Penso che per discendere bisogni sperimentare un  tempo vuoto e, naturalmente, lo spazio. Oggi la pressione a riempire qualsiasi vuoto con surrogati materiali, visivi e linguistici, di dimensione scadente, lascia poco spazio all’introspezione, a quella sana noia che da piccoli ci consentiva di esplorare stati emotivi a volte anche di inevitabile angoscia che non venivano consegnati a degli “antidolorifici”, ma facevano da trampolino di lancio a scoperte, soprattutto su noi stessi. Siamo spinti a consumare, costantemente. Queste lenti da vista sempre puntate in fuori rafforzano l’illusione che qualcosa ci soddisfi dall’esterno sollecitando un sentimento di enorme frustrazione. L’assenza di significato moltiplica nevrosi, stati ansiogeni, aggressività. La pressione sociale è talmente forte che è difficile sottrarsi a questa implosione. Della serie so poco, racconterà la vita di alcuni adolescenti, da una angolazione. Spostando lo sguardo vedo adolescenti impegnati nel volontariato, altri passivi, altri ancora già rassegnati, altri incendiati dalle passioni. Per la legge del tao non riesco a soffermarmi solo su un punto di vista. Una cosa però mi è chiara: siamo in un periodo di decadenza. A volte ho delle visioni catastrofiche sull’uomo e sulla sua ineguagliabile capacità di distruggere.

A New York la mostra “Everything Is Connected”: settanta opere realizzate tra il 1969 e il 2016 in cui gli autori pescano a piene mani nelle teorie del complotto ma anche nella delusione, nel malcontento, nel qualunquismo. Nelle tue opere quale sentimento deve prevalere sugli altri ?

Non saprei. In realtà è stato davvero interessante mettermi in gioco con la mia prima mostra personale proprio per questo motivo. Io disegno perché se non disegno “muoio” a me stessa. Quando disegno sono nel mio spazio sacro. E’ una dimensione molto intima. Libera. Non ho messaggi da dare. Non c’è un sentimento prevalente. La cosa che mi ha colpito è stata la condivisione con persone la cui sensibilità mi ha permesso di accedere a visioni e sensazioni imprevedibili, inaspettate anche a me stessa. Un'esperienza davvero bellissima e preziosa che porterò con me per sempre.

Parliamo della battaglia della Casa delle donne che è sbarcata al Parlamento europeo : come si sta evolvendo questa situazione? Deve prevalere il buon senso? I politici romani e la Sindaca Raggi troveranno una soluzione?

Vorrei fosse così, purtroppo non ho la sfera di cristallo. Me lo auguro davvero

Cristina Parodi Intervistata da Vero Tv, ammette di non fare uso delle potenti luci in stile Barbara D'Urso e Mara Venier."Eh lo, so si vedono le rughe! Non mi faccio mettere un armamentario di luci come hanno loro, perché la mia faccia è questa e va bene così. Non posso apparire come la Madonna, non mi piacerebbe: ami guardare la tv? questo rendere artificioso il volto delle donne con l’avanzare dell’età cosa  ti fa pensare?

Sì, guardo la tv, ovviamente scelgo, non sono una spettatrice passiva. Posso dirti quello che non farei io. Non mi sottoporrei a nessun trucco pur di apparire più giovane. Curarsi e prendersi cura sì. Non giudico chi si fa piccoli ritocchi. Certo le mongolfiere e i canotti mi mettono a disagio. Se incrocio donne i cui lineamenti sono visibilmente alterati, la prima sensazione che osservo dentro di me è un sentimento di pena, lo dico veramente, cioè di dolore nel vedere tanto affidamento al tempo passato, come se i valori di quella persona fossero raccolti tutti in quella plastica priva di vita, una lotta contro il tempo che gioca la persona rafforzando l’illusione di fermare qualcosa mentre si palesa il grottesco in una miopia accecante. C’è un'emorragia di visi manipolati e un' inflazione di immagini che spingono a questa pratica. Mi piace leggere trame di vita sui visi delle donne, residui di battaglie, segni di cadute e poi risalite, i volti sono come paesaggi.

Il lavoro delle donne sostiene un quarto del reddito delle famiglie italiane, secondo dati del rapporto auditel-censis, nonostante questo l’uomo è ancora il decisore negli acquisti. Gli smartphone sono onnipresenti nelle nostre case, 28 milioni di persone non li lasciano neppure quando vanno a letto. Come ti senti proiettata nell’era digitale? come viene rappresentato nei tuoi disegni la donna che lavora e che si rispecchia in questo “rapporto” ?

Le mie donne sono raccolte in momenti in cui le sollecitazioni e i condizionamenti del mondo esterno sono assenti. Non ci sono interferenze. Molto silenzio.

A Firenze, a Palazzo Strozzi, la prima retrospettiva italiana dedicata alla perfomer marina Abramovic, - "Amo la vita e voglio sempre giocare”, andrai a vederla? Anche tu quando crei arte pensi sia un gioco? O dove trovi l’ispirazione per i tuoi disegni ?

Vorrei andare. In qualche modo sì. Quando disegno, lascio libero sfogo alla creatività quindi la parola "gioco" mi è affine, anche se non credo che il mio operare nel segno si esaurìsca in questo termine. Cè una dialettica con il corpo della donna, una tensione concentrata, una scoperta, molte sensazioni, una risonanza con una molteplicità di stati d’animo difficili da verbalizzare. Cè anche qualcosa, come dicevo di molto sacro, di rituale, di molto intimo.

Nadia Toffa risponde sui social alle critiche contro alcune sue frasi pubblicate durante l'uscita del libro in cui racconta la sua battaglia contro il cancro. Al centro della polemica frasi del tipo «Il cancro è un dono. Se ci sono riuscita io può sconfiggerlo chiunque». A mia madre, purtroppo, questo “dono”  ha tolto la vita. Forse il silenzio sarebbe stato più opportuno ?

Mi astengo da ogni giudizio. "Se ci sono riuscita io può riuscirci chiunque" è un pensiero che destabilizza, crea risentimento in chi non ce l’ha fatta, può giustamente ferire, ci sono sensibilità diverse. Ho letto però anche anche una lettera testimonianza di una persona che pur avendo perso un proprio caro, ha voluto vedere altro in quelle parole senza fermarsi alla prima lettura.

Un filosofo tedesco sostiene che “rifiutare una donna è peggio che violentarla” perché – ha argomentato – in quel caso la donna si sente “oggetto del desiderio”. Come commenti questa sua affermazione e come viene considerata dal tuo punto di vista la donna oggi ?

Chi l’ha detta questa scemenza di grazia? Irricevibile. E’ uno scherzo?

Progetti per il futuro ?

Sì, una mostra in primavera di disegni e poesia.  Per ora è in fase di progettazione. Avremo, spero, occasione di parlarne.

Benedetta Spazzoli

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