Sophie D'ishtar

Il Burlesque nasce da una volontà di manifestare sul palcoscenico la mia persona, la mia creatività, e soprattutto racconta il mio cammino alla ricerca della libertà

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L'affascinante Burlesque di Sophie D'ishtar si racconta:
“Tempi duri, il mio eros è costretto al Digital”
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In questa intervista l'artista di Burlesque Sophie D'ishtar, ci parlerà del suo rapporto di Amore ed Odio con Instagram e i Social, il suo punto di vista
riguardo l'utilizzo eccessivo e spesso fuori misura dei Social Media e del mondo troppo patinato, spesso privo di verità , che cela dietro ad uno schermo personalità agognanti di like.



Ciao Sophie, Grazie per questo momento di dialogo con me e con noi di UndfoldingRoma Magazine. So che sei arrabbiata, lo percepisco, come stai in questa quarantena?


Insomma, non è molto simpatica come situazione. Mi devo occupare maggiormente dei Social, cosa che ruba tempo ai miei sogni reali, ma visto che non posso lavorare e muovermi per i miei spettacoli, devo mantenere viva l'attenzione, altrimenti rischio di eclissarmi ai fornelli.La situazione non è molto semplice. Questa volta ammetto che nonostante i molti anni difficili dove ho sempre trovato la forza di ripartire, sono leggermente spaesata. Nessuno è pronto ad affrontare una Pandemia. La cosa che spesso mi ruba il sonno è constatare di appartenere ad una categoria di seconda scelta. Gli artisti in generale, in questo momento sono considerati spesso inutili, nessuno ci tutela e nessuno entra in empatia con la nostra condizione angosciante. Sto appurando di dovermi reinventare per poter costruire il mio futuro. Vorrei allontanarmi per un po' dai media dopo questo periodo, e tornare alle cose reali della vita, tipo non rimandare gli incontri con gli amici e vivere tutte quelle emozioni che ho ingiustamente rimandato in preda alle corse giornaliere. Mi piacerebbe costruire un orto e vivere in un isola che odora di acqua e sale... comunque, dicevamo.



Prima di focalizzarci sul tuo rapporto conflittuale con i Social, raccontaci un po'di te, e di come se arrivata al Burlesque.

Posso definirmi una Artista che ha trovato nel Burlesque la sua principale liberazione. Ho avuto molte esperienze con il teatro e la danza, due grandi mondi che mi hanno sempre appassionato dove, senza immodestie, ho avuto dei riconoscimenti seppur piccoli.Sono una donna lucida, che si nutre di verità e non si piange addosso mai.Il problema grande attorno al Teatro è il portafoglio, bisogna spesso autofinanziare i propri progetti, o sottostare a condizioni sottopagate con compagnie di sognatori illusi e produttori arrivisti.Il Cinema poi, così meravigliosamente attraente ma circoscritto ai soliti nomi commerciali rischia di essere una esperienza deludente.Questo paese spesso tralascia i veri talenti accogliendo i soliti famosi, seppur non idonei al ruolo e lo sappiamo tutti.Ci sono attori della Madonna, che fanno i maestri alle elementari o i runner nei ristoranti, perché gli studi gli sono costati cari, e ora che dovrebbero macinare casting e guadagnare, sono ancora lì, più squattrinati di prima. Tutto è porte chiuse e non ci è stato dato modo di partecipare, di metterci alla prova, non facendo crescere l'attore che non si cimenta con l'adrenalina di mettersi alla prova davanti le produzioni. Così non può esserci gavetta e i sogni di gloria sfioriscono. Lo trovo sconcertante. Tornando al burlesque, in un certo senso mi ha salvata dandomi una chance, una reale salvezza e una inconfondibile libertà. Sono io che creo, che mi esprimo, e questo mi appaga profondamente.

Come mai hai cominciato ad ad appassionarti al Burlesque e cosa vedi in questa arte che ti veste come una pelle?


Il Burlesque nasce da una volontà di manifestare sul palcoscenico la mia persona, la mia creatività, e soprattutto racconta il mio cammino alla ricerca della libertà, economica e soprattuto di espressione.Ho sempre amato la libertà, sotto molte forme, e l’espressione della mia femminilità a volte è sembrata una arma a doppio taglio.
Molte categorie dello spettacolo hanno vissuto la mia immagine come troppo forte, ma io ho imparato a conviverci e fare di testa mia.La liberazione dai pregiudizi e la conoscenza del Burlesque, è passata per una grande lotta sia interiore che esteriore.
Definirsi una burlesque performer e non una stripper ( Sottolineo che c'è spesso una confusione in questo, ma in realtà sono due diversi lavori, entrambi rispettabilissimi ) è stato un grande lavoro.
Amo intrattenere il pubblico e stare sul palco, il live mi da una emozione senza tempo ed è per rispetto dei miei spettatori che mi impegno costantemente per migliorarmi come artista e donna, anche valorizzando i profili Social

Arriviamo alla domanda calda: Come vivi la Tecnologia e i Social allora tu che sei abituata al contatto vivo?


Vorrei lanciare un messaggio alle persone: Liberatevi di questa ossessione! Ridimensionatevi!”.
Ok allo scambio, alla community, ai like , al "se mi segui ti seguo" ma l'uso anzi l'abuso che riscontro in giro è smisurato. Ritornate ad abbracciarvi, a rimorchiarvi al bar, a scrivere una lettera d'amore. Te ne racconto unaA Capodanno dell'anno scorso, ho fatto un bellissimo Show su cui avevo lavorato in maniera certosina.Bene, molte persone eravano venute a vedermi e filmavano la mia performance senza puntare gli occhi su di me. Ovvero mi fissavano, mi mettevano a fuoco , ma dietro la loro maledetta fotocamera!
Questo assurdo comportamento con i telefonini, pone il mio spettacolo in secondo piano. Mi vedono, ma rischiano di non viverlo in parole povere.
Chiedevo a me stessa e agli altri: “ Vedermi da una telecamera ti farà recuperare il prezzo del biglietto ? Filmare per condividerlo ai tuoi amici, senza essere presente qui con la testa, senza empatizzare con me, ti appaga? Non lo capisco. “
Tutta la serata mentre mi esibivo, passavo tra il pubblico e chiudevo i loro cellulari, e loro non capivano, ridevano! Iniziava la mia battaglia in questo senso e visto la piega sta prendendo attualmente l'Arte performativa sull'aspetto Digitale, mi fa pensare che stessi facendo la cosa giusta.
Il problema è molto importante, ed è sociale, emotivo, culturale, tutti vanno a vedere un concerto, ma chi lo vive appieno con i propri occhi, senza stare dietro alle lenti di una fotocamera?


Allora cosa accende la Passione Artistica di Sophie D'ishtar?


Essendo una persona Cerebrale ho bisogno di innamorarmi delle cose, dei progetti, delle idee. Sono un'esteta, amo il bello in ogni sua forma.
Ad esempio amo la cura del corpo, e so che con il corpo posso emozionare gli altri. Ho seriamente intenzione di tornare a far vivere certe realtà nei teatri e nei clubs. Questo è necessario per me, è vitale direi.

Come era la bella Sophie D'ishtar in passato e quali sono state le scelte di vita che ti hanno portato alla creazione del tuo lavoro e della tua figura professionale?

Quando avevo quattro anni, leggevo e scrivevo delle favole per poi interpretarle.Ero bravissima a cimentarmi nei ruoli, la solitudine mi dormiva accanto e mi sono dovuta inventare delle storie, durante la mia lunga degenza in ospedale per problemi di salute. Entravo dentro di me in mondi fantastici, con personaggi e racconti, un vulcano di entità da esprimere.
Quando sono cresciuta ho detto, bene, adesso me ne vado a Milano. Sai l'idea della ragazza di campagna che vuole spaccare tutto, e ha il sogno di emergere? Ci credevo. Speravo di essere interessante. Era un sogno, appunto.Ma arrivata lì a soli 18 anni ho potuto constatare di essere un numero, solo un numero, uno dei tanti. Molti, troppi, i pregiudizi legati alla mia fisicità che mi hanno colpita. Già all'epoca il mio insegnante di teatro era Giapponese e mi distruggeva psicologicamente spesso e volentieri. Mi diceva che potevo fare la velina ma che non andavo bene in altro. Ero bella, ma vuota. Io che ho sempre vissuto la vita con cuore e viscere bollenti, mi facevo turbare da quelle parole, ed essendo molto giovane non avevo la capacità di difendermi. Le parole feriscono sogni e desideri.......Vanno dosate, sempre. Ho scelto poi di andare a Roma, patria del cinema. Ho sempre avuto la passione, ma entrare a contatto con queste realtà è stato meno interessante di come me lo aspettavo. Ho avuto vari agenti, tutti accomunati da un messaggio molto importante
“Sei troppo particolare, non riesco a venderti, abbiamo bisogno di visi neutri, il tuo è troppo caratterista. Questa è la realtà.

Hai pensato di cambiare Nazione?

Sì, spesso. In Italia non c'è abbastanza meritocrazia, o se c'è, è pochissima. Molti provini sono a porte chiuse e questo limita ogni sogno. Sono onesta, riconosco le possibilità che ho, i miei talenti, le mie competenze e la mia persona, ma non ho mai capito il gioco delle parti e del potere.
A meno che non si partecipi a super scuole commerciali che a volte non ti formano neanche come dovrebbe essere sei fuori.
Devi ottenere i contatti giusti, èd è complicato sbarcare il lunario.
Le domande che ti vengono in notti come queste sono “Come me la gioco adesso? Come mi reinvento? Chi dovrei conoscere per avere la giusta chance per mettermi in gioco ?”
Alcuni miei amici coraggiosi hanno provato ad uscire e hanno avuto successo. All'estero hanno orizzonti più ampi, Ti offrono diversi ingaggi in quanto il burlesque è un performance riconosciuta come arte.
Posso dire di aver giocato le mie carte, e di essere andata avanti con tutte le mie forze , sempre a testa alta, anche se ora a causa di questo lockdown, si è tutto congelato e devo obbligatoriamente studiare la strada della digitalizzazione se voglio continuare questo lavoro e mantenere vivo l'interesse sul mio personaggio.

Stai lavorando con il Web ora? La quarantena ti ha colpito?

Cazzo, sì! Il periodo di Quarantena a livello lavorativo mi ha bloccato.Sono ferma.A Marzo avevo eventi bellissimi ed è saltato tutto. Tourné e spettacoli teatrali in Sicilia, una perdita economica assurda! Nelle prime settimane ho avuto il blocco dell'artista, ho spento la macchina creativa che mi contraddistingue, ho messo i tacchi al chiodo e tutti i costumi erano lì che mi guardavano inermi.Questo mi ha resa emotivamente altalenante.Fortunatamente dopo 40 giorni sono in fase di ripresa, il motore creativo è ripartito e sto progettando nuove cose. Il 28 faccio un Live Show sul web.Pensa Ema, ho anche rimesso i tacchi per fare le pulizie, così, per sentirmi di nuovo gnocca.
Il 28 Aprile ad esempio, insieme ad alcuni amici e colleghi del Cabaret Domestique, saremo on line su Zoom per uno show interattivo. Chi vuole assistere può scrivere una mail o contattarmi sul mio profilo e avrà tutte le info.


La performance live rischia di modificare l'emozionalità dei tuoi Show?

Non lo so, credo di sì.
Ho sempre rifuggito da questo scenario, non ho mai creduto fattibile la possibilità di trasmettere eros, ed enfasi emotiva attraverso un social.Ma ad oggi con i nuovi spiazzanti decreti nazionali, devo cedere all'unico probabile palco di questa stagione, il salotto di casa mia. Ho arrangiato una stanza artistica, con luci, quadri, e specchi, ed è lì che inizieranno i miei live on streaming. Non è ciò che si avvicina a ciò in cui credo artisticamente e come persona ma è necessario ed io ho bisogno di esprimere me stessa e trasformi in Sophie. Farò fatica ad adattarmi solo al digitale, ho bisogno di ampi palchi e urla strepitanti, ma mi adattero', altrimenti mi attende l'oblio del divano.

Cosa si infrange con la digitalizzazione dell'immagine per te? Quali le conseguenze di questi Webinar, Teatri Telematici, videocorsi e spettacoli da casa?

Devi sapere che odio la finzione, e Instagram spesso e volentieri è solo fake. Mi è capitato di vedere Artiste che mettono poca cura nei propri lavori, con costumi discutibili e prodotti mal riusciti, ma riescono comunque a spingere la propria immagine perché sono capaci nel marketing.
Che dire? TouchéIo non ho queste competenze, scrivo ancora diari su fogli di carta. Sono una di quelle persone che le cose le devono fare bene, in maniera professionale. Per fare un servizio fotografico ad esempio, amo trovare la location adatta per uno scatto, una luce, una espressione che mi rappresenti.
Sophie D'ishtar vive con le emozioni ma su Instagram non c'è intimità. Non ti godi nessun momento e dall'altra parte, non ti vuole bene nessuno perché non ti conoscono veramente. Io invece voglio palesarmi per ciò che sono, e il mio necessario utilizzo dei Social in questo momento, sarà incentrato sulla verità, non mi nascondero' mai dietro una patinatura di vita perfetta, perché la mia non lo è.Da brava siciliana, sono pura di sentimenti. Se voglio piangere piango, se voglio urlare, urlo, e spero di poterlo fare sempre nel massimo della mia libertà, senza agognare consensi e unfollow.


Dove possiamo seguirti su Instagram?



Il mio profilo è @Sophiedishtar
non aspettatevi trilioni di follower, sono una Pippa.
Quando qualche possibile impresario mi chiede se ho un profilo IG , vorrei dirgli di no, perché pensare che il mio curriculum di studi e la gavetta possano essere spodestati dal numero dei follower, davvero mi rattrista molto.
Non sono una celebrity virtuale, ma sono fiera di me, perché nonostante la mia inefficienza nel settore marketing, lavoro da 10 anni nel burlesque grazie alla costruzione di un nome affidabile e professionale. Quando ho cominciato nessuno aveva intenzione di investire nel Digitale. E menomale direi, altrimenti non l'avrei neanche avuta questa carriera.

L'arte era ancora corteggiamento tra le parti, e le emozioni erano calde e vive.
I miei 3700 Follower, (nd: almeno che non siano scesi nelle ultime 48 ore, cosa probabile, visto che funziona così. ) sono reali e appassionati di ciò che faccio, non ho pakistani invisibili comprati al mercato nero.

Grazie davvero, speriamo che questa tua intervista possa essere divulgata da chiunque nel campo Artistico come una vera e propria denuncia generale ai mezzi che non tengono conto dell'arte performativa.


Chi vuoi ringraziare Sophie?

(Ride) Nessuno, veramente nessuno. Voglio ringraziare solo me stessa e chi come me sta portando avanti i propri progetti personali con enorme difficoltà. Chi si perplime su come lavorerà in futuro visto che apriranno i teatri nel 2021, e di come mi dovrò adattare a questo scempio.
Ringrazio la forza che ho mostrato nel rialzarmi sempre, nel fare tutto da sola senza scendere a compromessi vani. Forse ringrazio UnfoldingRoma e te Emanuel, per avermi dato modo di lasciare questo mio contributo schietto e forse poco politically correct.

Spero che questo stravolgimento epidemico, porti ad una rivoluzione importante, artistica e non solo, affinché si torni a dare la giusta importanza alle cose vere e genuine.

Tipo me.



Instagram Artista: Sophiedishtar
Pagina Facebook : Sophie D'ishtar

Manuel Rea Berardicurti

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