Il poeta catartico torna, insieme agli Staffora Bluzer, con "MM-Montmartre Milano", il terzo capitolo della trilogia dedicata alla musica delle quattro province dell’Oltrepò. L'album ci propone alcuni inediti, cofirmati da Roberto Brivio e da Alberto Patrucco, e altre tracce edite, realizzate con la collaborazione di Dario Fo, Enzo Jannacci, Nanni Svampa, Lino Patruno, Duilio Del Prete, Franco Nebbia, Ettore Petrolini, Rodolfo De Angelis, Bertolt Brecht e altri autori. Il progetto "Anima Popolare", che ha visto Flavio Oreglio protagonista insieme al gruppo musicale Staffora Bluzer, si ispira alle tradizioni popolari che si trovano nella punta della Lombardia dell’Oltrepò Pavese, dove convergono le province di Piacenza, Pavia, Genova e Alessandria e dove si può ritrovare la musica autoctona italiana. Suoni che restituiscono immagini senza tempo, come quello della cornamusa, del piffero e della fisarmonica che danno il ritmo ai balli tradizionali.
L'artista, insieme agli Staffora Bluzer, ha preso questa tradizione e l'ha accompagnata con alcuni elementi jazz e rock. La nuova realtà vede quindi l’unione di batteria, basso e chitarre con la cornamusa, la fisarmonica e il piffero. Le tradizioni musicali sono state riprese ed elaborate per creare un sound che potesse rileggerle in chiave moderna. Un modello sicuramente replicabile perché l’Italia è ricca di queste tradizioni.
Figlio di un mondo dove la sperimentazione di nuove forme d'arte fa parte del quotidiano, ogni progetto di Flavio Oreglio è per molti versi legato a quei retaggi culturali nati dalle tradizioni, sia per la musica con il progetto "Anima Popolare" realizzato con la collaborazione degli Staffora Bluzer, sia per il cabaret. È stata infatti l'idea di dare a quest’ultimo una definizione universale che ha spinto Flavio Oreglio ad affrontare numerose ricerche e anni di studi che lo hanno portato alla fondazione dell’archivio storico del cabaret. Ma qual è il filo conduttore che unisce il cabaret alla canzone popolare? Per scoprirlo, dobbiamo ripercorrere i primi passi della carriera dell'artista milanese in un viaggio che parte proprio da Montmartre fino ad arrivare a Milano. Oreglio inizia la sua carriera proprio nei luoghi dove nasce il cabaret in Italia e la prima cosa che scopre è che, all’epoca, non si sapeva cosa fosse. Inizia quindi a fare una serie di studi che lo portarono a restituirci una definizione di cabaret che non ha nulla a che fare con la comicità che alberga che nel mondo del varietà. Dai documenti che Oreglio ha recuperato, si scopre che il cabaret nacque nel 1881 nel locale “Le Chat noir” di Montmartre, in Francia ed era costituito da pittori, poeti, letterati, cantautori, disegnatori satirici e sperimentatori di linguaggi. Il cabaret fu la culla della canzone d’autore che ha continuato a essere coltivata in Francia, fino agli anni '50, con i grandi autori della canzone francese di quegli anni, che sono stati i maestri dell'attuale cantautorato. La canzone d’autore si affaccia in Italia invece grazie a un gruppo nato a Torino, i Cantacronache, che poi hanno dato vita al nuovo Canzoniere Italiano. Questo gruppo ha fatto una ricerca sulla canzone popolare creando quella che Umberto Eco definì all’epoca “la canzone nuova”, che tracciava la via italiana del cabaret. La canzone d’autore, infatti, è uno dei componenti tipici del cabaret che in quel periodo rappresentava un percorso musicale legato alle tradizioni popolari. I Cantacronache furono il primo esempio di canzone d’autore in Italia e l'elemento che li caratterizzava era proprio la ricerca delle sonorità popolari. In questo concetto, possiamo ritrovare la matrice della canzone d'autore collegata al cabaret.
Benedetta Zibordi
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