Un San Paolo nel suo destino doveva esserci. Quel San Paolo che da Bel Sito ha aperto la strada verso il Brasile come maggior esponente italiano di composizione di musica brasiliana. Il flamenco nelle sue stelle, in una sortite di ordine e progresso.
Antonio Tarantino, classe 1964, non è solo questo. Impegnato in tv, in radio, in scuole di formazione didattica per la musica brasiliana a Roma, collaboratore con tanti artisti: dalla Premiata Forneria Marconi ad Alex Britti. Un’artista poliedrico impegnato nel sociale e nella poesia. Riconosciuto come Ambasciatore nel 1999 dall’ambasciata Brasiliana a Milano. Con l’uscita del suo album “ Brasileirissimo”, l’autore fa un passo importante tra presente, passato e soprattutto futuro.
Dalla chitarra classica al flamenco. Può essere un passo naturale ma non lo è. Come mai questa scelta?
In realtà nasco come chitarrista pop e a questo ho affiancato lo studio della classica facendolo già agli inizi in modo latino ossia suonando classico ma pensando flamenco e soprattutto alla musica brasiliana. La passione verso la musica brasiliana e flamenco è nata quando avevo 15-16 anni ascoltando Baden Powell, Toquinho, Joào Pernambuco, Paulinho Nogueira, Paco de Lucia etc.
Ha influito, nella scelta di studiare musica brasiliana, il fattore ambientale dato che è legato ad una città calda come Napoli?
Sicuramente vivere in una città per certi versi simile a Salvador de Bahia ha influito sia dal punto di vista atmosferico che musicale anche se penso che tutto ciò che ci circonda sia molto relativo e le sensazioni interiori che ogni musicista può avere esulano dal luogo in cui si vive tanto più ho vissuto per quasi 15 anni tra Cuneo e Milano proprio nel periodo (tra il 1988 e il 2001) in cui venivano pubblicate le mie prime opere inerenti questi stili chitarristici.
Collaborazioni con tanti artisti: PFM, Alex Britti, Pooh, Nino d’Angelo etc., tanti arrangiamenti. Come è entrata la sua arte e come si è fusa con i loro stili diversi?
Semplicemente attraverso una grande apertura mentale e musicale di entrambi per cui io mi sono calato nel loro mondo e loro nel mio creando così un connubio musicale.
Tanti impegni sia in tv che in radio. Ma anche nel sociale e nella poesia. Quale elemento si differenzia dall’altro nella trasmissione agli altri del suo stile e perché?
Nell’ambito sociale, e mi riferisco soprattutto al periodo (1993) in cui collaboravo col CPM di Milano nel Penitenziario di San Vittore, l’elemento fondante della trasmissione era il fattore affettivo musicale per cui la tecnica era sicuramente apprezzata ma ancor di più lo era l’aspetto emotivo che riuscivo a creare. Mentre nell’ambito di premi letterari e manifestazioni sulla poesia l’aspetto preponderante è quello storico musicale dove il riferimento all’autore e al contesto in cui mi trovo diventa elemento di riferimento nella scelta dei brani da eseguire. In genere, però, nel trasmettere il mio stile agli altri durante le esecuzioni cerco sempre di fondere la saudade tipica dei brasiliani con il duende spagnolo e di essere tecnico o musicale in precisi momenti dell’esibizione in base all’atmosfera che si viene a creare.
Il Brasile è in forte ascesa come paese. Da Ambasciatore, quali sono gli aspetti che andrebbero cambiati e quali invece mantenuti per far andare musica e cultura in stretta simbiosi?
Una maggiore apertura alla collaborazione tra i due settori culturale-artistico e musicale ed investimenti economici specifici da parte dello stato brasiliano migliorerebbero il rapporto tra queste forme d’espressione. Se pensiamo a grandi scrittori come Jorge Amado e Paolo Coelho quanto potrebbero dare al variegato mondo musicale brasiliano probabilmente qualcosa cambierebbe. L’aspetto da mantenere, invece, è, sicuramente, lo spirito estroverso e al tempo stesso allegro e triste tipico dei brasiliani che ne fa di loro uno dei popoli più fantasiosi al mondo.
Cosa dovrebbe spingere una persona che non ama il flamenco o la musica brasiliana in generale ad avvicinarsi a questa cultura? Da dove si dovrebbe partire per fare un percorso di livello?
Direi lo stesso stato d’animo dei popoli brasiliani e spagnoli andalusi oltre che ad una predisposizione tecnico musicale. Purtroppo, però, il veto di strutture -come per esempio i conservatori- verso i generi non colti o classici fa sì che molti studenti di chitarra, seppur potenzialmente interessati ai generi brasiliano-flamenco, non si sentano coinvolti e trasportati nell’intraprendere anche uno studio alternativo al classico -cosa che li migliorerebbe anche nella musica classica- e quindi desistono.
I primi suoni di Flamenco sono stati registrati in Andalusia, Spagna. Tanti stili (palos) diversi di esecuzione all’interno. Quale stile, nella fattispecie, ama di più eseguire?
Sicuramente la rumba, il tango e il fandango de huelva sono l’humus per il mio nuevo flamenco.
Flamenco: terra di mezzo. Quali stili hanno influenzato questo genere e quali stili sono nati o hanno subito l’influsso da questo genere?
Il flamenco affonda le sue radici nella cultura musicale dei Mori e degli Ebrei, ma fa oggi parte della cultura e della tradizione musicale spagnolo-andalusa. Dal flamenco nascono la buleria, siguiriya, soleà, alegrias e tanti altri palos (stili) che sono poi sfociati nel flamenco moderno insieme ai ritmi de ida y vuelta tipici dell’America Latina che dal flamenco sono stati influenzati.
Da cosa nasce la sua fantasia creativa e quali elementi prende in considerazione?
Da situazioni di vita e dal momento emotivo in cui li sto vivendo talvolta non nasce con l’uso della seicorde ma memorizzo i motivi nella mia mente che poi sviluppo con la chitarra.
A breve l’uscita del suo nuovo album. Quali sono gli elementi di punta?
Un maggior lirismo rispetto alle precedenti opere discografiche ed una ricerca timbrica-sonora più approfondita unite al mio modo di essere musicista moderno al servizio della musica popolare brasiliana.
Mirko Cervelli
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