Testa Gianluca

Testa Gianluca

Nomade digitale

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Caro Gianluca, bentornato come ospite di Unfolding Roma Magazine.

Grazie Chiara, è un grandissimo piacere chiacchierare di nuovo con te su Unfolding.

È da poco uscito un tuo concept album, Nomade digitale, sia su supporto fisico che sulle piattaforme digitali lo scorso febbraio. Da allora, hai già raggiunto importanti obiettivi: l’album è stato infatti recensito sulle più importanti riviste specializzate (tra cui Classic Rock, Vinile,Rumore) e sul Manifesto ed a inizio marzo ed è entrato in rotazione radiofonica su Indie Music Like. Come ti senti a tal proposito? Quali altri traguardi vorresti tagliare?

Sono risultati importanti che hanno aperto nuovi scenari e opportunità per NOMADE DIGITALE ed anche per il prossimo album in sviluppo. Il primo traguardo da tagliare è sicuramente la partenza del Nomade Digitale Tour: con la band non vediamo l’ora di scatenarci sul palco.

Come pensi di promuoverlo?

Erano previste date in tutta Italia, tutte annullate in seguito al decreto legge del 23 febbraio. Per fortuna il singolo Antifragile è andato molto bene in radio (una trentina di emittenti italiane e svizzere lo hanno mandato in rotazione in questi mesi) e il videoclip Nomade digitale ha avuto altrettanto successo in televisione.


Ti abbiamo conosciuto in vesti di attore e di Life Coach. Inesorabilmente, questi aspetti confluiscono nella tua attività cantautorale. Vuoi spiegarci in che modo?

Il modo in cui tutte le attività artistiche confluiscono l’una nell’altra è abbastanza naturale. C’è un obiettivo comune: l’esigenza di raccontare una storia, di comunicare uno stato, il desiderio di ispirare le persone e migliorare la realtà. Cambiare il mezzo è un po’ come cambiare vestito: ci sono situazioni in cui è più adatto lo smoking e altre in cui è meglio la tuta.

Il 26 febbraio è uscito il primo video ufficiale: un road movie girato tra Cambogia, Laos, Malaysiae Filippine, che tu stesso hai diretto. Ti va di raccontarci qualcosa di questa esperienza?

Ho girovagato il mondo tra il 2012 ed il 2017, per lavoro (progetti cinematografici ed eventi sull’espressività generativa), ricerca, e anche semplicemente per viaggiare ed esplorare. Sono rimasto all’estero quasi tutto il 2017 e meditavo di trasferirmi definitivamente ad Hong Kong, poi nuovi inaspettati obiettivi mi hanno riportato in Italia. Le canzoni sono nate spontaneamente durante i vagabondaggi di questi anni, e tra un’avventura e l’altra ho realizzato anche il videoclip Nomade digitale, con pochissimi mezzi ed in totale libertà, seguendo la poetica della caméra-stylo. Grazie all’aiuto di collaboratori locali ho potuto girare scene in location cinematograficamente inedite come il mercato di Vientiane, in Laos; òa periferie di Phnom Pehn, in Cambogia; il distretto di Sepang a 50 chilometri da Kuala Lumpur, in Malaysia; Olongapo e la baia di Subic, nelle Filippine. L’approccio è stato neorealistico, in linea col pedinamento zavattiniano: gli unici professionisti sono la protagonista, un’attrice e cantante cambogiana, ed i musicisti che suonano le percussioni in alcune sequenze, con i quali ho anche realizzato l’intro musicale presente nel videoclip, ispirato alla musica tradizionale Khmer. Per il resto, gli altri personaggi rappresentano loro stessi. Anche i monaci buddisti, sono reali theravada.

Qual è il significato che conferisci alla parola “viaggiare”?

Viaggiare è allontanarsi dalla propria zona di confort e cercare nuove prospettive da cui filtrare la realtà. Puoi viaggiare fisicamente e con la mente. Nel secondo caso trasformare i gesti meccanici in azione cosciente è più difficile.

Una qualità che apprezzo molto della tua arte è senza dubbio la limpidezza introspettiva che ti rende a un tempo romantico e moderno. Come hai sviluppato l’inclinazione alla lettura e interpretazione dei tuoi stati d’animo?

Facendo molta attenzione e soffermandomi sui dettagli ma è una cosa che mi viene naturale: sono patologicamente curioso, mi fermo ad osservare le cose con una sorta di microscopio/telescopio mentale, la superficie non mi basta mai.

Tra i tanti temi trattati, tra cui l’amore, il viaggio, il superamento delle avversità, il rimpianto ce n’è uno che hai a cuore più di altri o da cui si irradiano gli altri?

I temi che più mi stanno a cuore sono l’amore e la libertà. Credo che dentro questi valori si concentri tutto il resto.

Pensi che in questa grave emergenza sanitaria il tuo album possa contribuire alla riscoperta dei veri valori esperienziali e umani?

Certo, sarebbe bellissimo se queste canzoni riuscissero a migliorare anche un piccolo momento dell’esistenza di chi le ascolta.

In ambito musicale, chi sono i tuoi autori di riferimento?

Le influenze spaziano tra diversi generi, dal jazz al rock al cantautorato. Per quanto riguarda Nomade digitale, l’ispirazione è nata soprattutto dagli anni 60 e 70, quindi: Beatles, Rolling Stone, The Who, Led Zeppelin, Pink Floyd, Duke Ellington…

Come si può sviluppare l’attitudine ad apprendere dai propri errori?

Evitando di dare la colpa agli altri o a cause esterne, ma solo a se stessi, senza mai abbattersi, ovvero considerando questi errori dei feedback anziché dei fallimenti.

LINK all’album:

Youtube

https://www.youtube.com/watch?v=hMeBaJECuiM&list=PLcjqkKPyNI_0uMyjwJ22VlA_vYw3vLT_y

Spotify

https://open.spotify.com/album/07Tz1DC2BYr6DQqXSHXNVb?si=lnaWFhozTx-Y9l_uUxop7Q

Videoclip

https://www.youtube.com/watch?v=xv0sds7yI8Q

Facebook: 


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Instagram:

https://www.instagram.com/gianlucatesta.eg/


Etichetta discografica Teatroformattivo (contatti/booking/management): teiamania@yahoo.it

Chiara Zanetti

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