Daniele Radini Tedeschi, scrittore, critico d’arte, polemista televisivo, curatore alla Biennale di Venezia, pittore nonché autore di un volume, appena uscito, sull’artista Giovanni Antonio Bazzi detto “Sodoma”, quest’ultimo tra i più significati maestri del Rinascimento.
Bambino prodigio all’età di sei anni riconosceva titolo e autore di migliaia di quadri nella trasmissione televisiva “Scommettiamo che?” condotta da Milly Carlucci e Fabrizio Frizzi.
Oggi risulta tra gli studiosi più giovani della cultura italiana con alle spalle numerosi successi in campo artistico e non solo. Connotato da un piglio ironico, profondo, apparentemente provocatorio e talvolta spigoloso lo abbiamo intervistato in uno stimolante confronto a tutto campo.
Come potremmo definirla o meglio in quale attività che svolge più si riconosce?Intellettuale può andar bene ma non per i titoli acquisiti; la notte scorsa anche il tassista che mi ha riportato a casa era un intellettuale, così come una donna ucraina, costretta alla prostituzione e conosciuta anni fa. Non c’entrano le classi sociali o i diplomi…è solo un fatto di curiosità, di apertura verso le facoltà della mente e dello spirito.
Il suo ultimo libro, appena uscito e dedicato al pittore rinascimentale Giovanni Antonio Bazzi detto “Sodoma”, è edito Start Group con il patrocinio di uno dei Musei più importanti al mondo, il Metropolitan di New York. Può parlarci di questo lavoro e dei motivi che hanno spinto alla realizzazione di tale pubblicazione?
Sodoma è un artista che mi ha sempre incuriosito, sedici anni fa iniziai a studiarlo. Era poco conosciuto, come se vivesse un oblio in gran parte dato dalla sua omosessualità, così sfacciatamente esibita. Iniziai le ricerche in giro per l’Italia e ne feci un ritratto concettuale declinato in tre libri, l’ultimo quello a cui lei si riferisce, tratta dei suoi rapporti con Michelangelo, il Manierismo e la crisi dell’Italia dopo il Sacco di Roma.Come scrittore e come uomo, che rapporto ha con la verità?
Non mi impegno per essere vero, Umberto Eco diceva che l’unica verità è nel liberarsi dalla passione insana per la verità. Sto lavorando su questo vedendo nelle bugie dei veri capolavori architettonici, se dette con la giusta arguzia. Poi ammiro i bugiardi poiché sono degli stacanovisti della vita, faticano continuamente, non vanno mai in vacanza, meriterebbero di diventare Cavalieri della Repubblica.
Qual è il suo primo ricordo?
Nella culla benedicevo tutti.
Che tipo di ragazzo era ai tempi del liceo?
Una specie di teppista, facevo lo spaccone ma sempre con dolcezza, in modo umano. Non studiavo, guidavo una decappottabile con l’opera di Rossini a tutto volume. Ricordo lo spavento quando, sfrecciando per le periferie di Roma, si udiva “con un colpo di cannooooone” cantato da Ruggero Raimondi. Successivamente all’università ebbi problemi a causa di una rissa con un professore di RomaTre, abbandonai la facoltà e dopo diversi anni mi iscrissi di nuovo laureandomi però alla Sapienza. La laurea la conseguì solo per una scommessa persa, non ho mai creduto nei titoli di studio.
Generalmente gli anni del liceo vengono associati ai primi innamoramenti e alla scoperta dell’amore. Ne conserva un ricordo romantico?In realtà scoprii il sesso molto prima, avevo tredici anni. Ne conservo un ricordo romantico perché pagai ancora in lire.
Quando ha cominciato la sua attività di scrittore?
Non saprei. Ricordo invece di aver iniziato a leggere per passione e non per dovere, al primo anno di liceo. Anziché coltivare nozionismo inutile mi dedicavo a Wilde, Baudelaire, Nietzsche e ai capolavori di D’Annunzio.
Lei mi parla spesso di Gabriele D’Annunzio, cosa apprezza del sommo Vate?Gabriele D’Annunzio viveva la cultura, osava e sapeva divertirsi. Cosa dire in più… l’impresa di Fiume non è forse il suo romanzo migliore?!
Qual’ è il libro, tra quelli da lei scritti, che suggerirebbe di acquistare?
Credo il romanzo “Come passeri sui cavi”, scritto a quattro mani con Stefania Pieralice. Iniziammo per gioco a buttare giù dei pensieri…c’è molto in quel libro della mia vita e forse, aggrappata ad ogni parola, si intravede la possibilità di rinascere. La scrittura spesso è una cura, noi da quell’esperienza ne siamo usciti con le ossa rotte ma il romanzo è stato candidato al Premio Strega nel 2022. È passato ormai un anno, dobbiamo ancora fissare la data di presentazione e trovare le parole giuste…forse non lo presenteremo mai.
Nelle sue parole, così come nei suoi scritti è percepibile un grande decadentismo, talvolta anche nichilismo. Si è mai innamorato nella vita?
La maggioranza delle persone oggi è innamorata di se stessa, io invece mi disprezzo quindi ho tempo per guardare gli altri.
Il suo pensiero su un noto collega, Vittorio Sgarbi?
Vittorio è un personaggio dantesco, condannato ad essere applaudito da chi non lo comprende. Passerà alla storia per lo slogan “Capra!” e non per quel suo saggio sublime su “Antonio da Crevalcore”. C’est la vie.
Gli intellettuali sono gran parte di sinistra. Lei?
Sono un liberale socialista, perché approvo i valori della destra e il lavoro della sinistra. Ma non sono marxista, poiché il proletariato dovrebbe smetterla di prendersela con la piccolo borghesia indifesa e mirare più in alto. Io sono per i grandi espropri, ai milionari bisognerebbe togliere anche le mutande griffate. Non ci dovrebbero essere nababbi e poveracci, ma solo una classe benestante con leggeri picchi di differenza economica, ottenuta in senso liberale.
Come vede il futuro della politica?
Dalla chimera socialista che, come un guscio proteggeva e deformava, siamo passati al metaverso, alla dittatura dell’immagine. Le fotografie dell’ipotetico funerale di Silvio Berlusconi, generate dall’intelligenza artificiale Midjourney attraverso uno scenario creato da Claudio Riccio, sono potentissime e veggenti. Ricordiamo quando in Romania cadde il regime di Ceaușescu grazie a uno stratagemma televisivo in cui veniva interrotto il suo discorso pubblico. Aspettiamoci quindi situazioni inimmaginabili: l’analfabetismo crescente a braccetto con la tecnologia più evoluta dominerà il nostro futuro prossimo.
Gli ecologisti che imbrattano le opere d’arte per un fine nobile hanno torto o ragione?
Questi ragazzi -fondamentalisti dell’ambiente, integerrimi difensori del pianeta- agiscono in nome dell’urgenza, ma non capiscono che anche gli artisti sempre per la medesima urgenza - interiore, spirituale - avevano creato dei capolavori. Colpendo un quadro feriscono un fratello, si comportano come Caino verso Abele.
Tra i suoi interessi il tennis e la boxe, perché questa scelta apparentemente insolita per un intellettuale?
Lo scrittore David Foster Wallace era tennista, mentre Hemingway saliva sul ring come pugile. Entrambi poi si sono suicidati.
In un epico scontro televisivo ha detto ad Alba Parietti “più che Alba sei un tramonto?”, ha avuto poi occasione di scusarsi?
Non c’era bisogno delle scuse in quanto l’alba è sempre noiosa, mentre il tramonto annuncia la morte, ossia “la prima notte di quiete”. Ma forse ci vuole profondità per capirlo, non basta sposare un filosofo.
Per concludere mi dica un suo pregio e un suo difetto?
Penso di morire più volte al giorno, di non poter più occuparmi dei miei, degli affetti. Scelga lei se definirlo un pregio o un difetto.
Stefania Vaghi
© Riproduzione riservata