Ascoltare Paola e Chiara alla conferenza stampa che le ha presentate come madrine del Roma Pride 2023 rende ancora più chiaro perché gli organizzatori hanno voluto affidare a loro questo ruolo. Due artiste che hanno mostrato una forte sensibilità nei confronti della Comunità LGBTQ+ spendendo parole semplici ma sicuramente di grande effetto a favore di una società dove ognuno può sentirsi se stesso senza il timore di inutili giudizi o discriminazioni. Una reunion che fa rimpiangere i quasi dieci anni che ci hanno lasciato orfani del loro grande talento ma che lascia presagire un futuro di ancora grandi successi proprio come il brano “Furore” presentato a Sanremo e l’ultimo tormentone “Mare Caos”. Bellissime nel loro abbigliamento che ha proposto i colori arcobaleno e molto significativa la scritta sulle magliette “Viva L’amore. Ma ecco alcune loro risposte che hanno rivelato un modello femminile di indipendenza perfetto per il Pride.
Che cosa significa per voi essere madrine del Roma Pride 2023?
Un motivo di grande vanto non solo artistico ma anche di donne del nostro tempo. Pride significa essere orgogliosi e per essere orgogliosi di se stessi la prima cosa è sapersi accettare. Non importa se presto o tardi ma l’importante è potersi guardare allo specchio è dire “Vado bene così”. Ecco il Pride è bello proprio perché è una presa di coscienza di quello che si è realmente. E poi dirlo in piazza è molto più forte assumendo un significato sicuramente maggiore. Il vestito migliore che si può indossare è la fiducia in se stessi anche perché nel momento in cui ti accetti diventi anche fonte di ispirazione per gli altri. La paura di essere realmente ciò che si è, può limitare un essere umano e questo non deve mai accadere.
Speriamo che nessuno mai abbia il coraggio di fermare un pride?
Assolutamente. Il Pride è una delle manifestazioni pacifiste più belle in assoluto perché regala la possibilità di inondare le città con ogni tipo di amore e con l’orgoglio di essere se stessi nel bene e nel male. In fondo per vivere in un mondo migliore i valori da seguire sono quelli condivisibili per tutti dove ognuno può godere degli stessi diritti senza alcuna discriminazione. Il fatto di vedere minacciati dei diritti fondamentali è atroce e speriamo di non vederlo accadere in nessuna parte del mondo tanto più nei paesi occidentali che si considerano più all’avanguardia a garantire le condizioni umane. Ricordiamo che la libertà è un fondamentale principio per la crescita dei bambini e per la loro evoluzione per diventare adulti.
Avete un particolare messaggio per la Comunità LGBTQ+?
Ci teniamo molto a ringraziare la comunità per la forza e il loro coraggio. Ci hanno ispirato tante volte, non solo per la musica ma anche per la loro perseveranza a stare in quei luoghi dove non risplendono i colori arcobaleno. L’amore con la comunità è nato nel lontano 2001 quando siamo state madrine del Pride di Milano. Allora eravamo molto pochi e sicuramente fa piacere vedere tutti i progressi che ci sono stati con importanti conquiste che non potranno più essere eliminate. Il legame fortissimo con la comunità si esprime anche nelle nostre canzoni dove affrontiamo argomenti come l’esistenza, l’evoluzione, l’essere liberi. Nel tempo stesso siamo rimaste legate all’idea che l’essere umano deve tendere alla felicità essendo se stesso e questo il popolo lgbtq+ non ce lo fa mai dimenticare con il suo essere scintillante. Insomma, il nostro essere qui è un riconoscimento per l’energia che riusciamo a captare in tutto il Pride, una bellezza che va oltre l’esteriorità per abbracciare soprattutto la sfera più intima.
Eppure molti sono quelli che definiscono il Pride come un fenomeno da baraccone…
Sono quelli che hanno semplicemente paura e la paura è frutto dell’ignoranza. Quando si smetterà di pensare al prorio “Io” e al volere prevalere l’uno sull’altro le cose potranno andare meglio. Per questo non si può prescindere dalle Istituzioni che sono tenute a difendere tutti i diritti della comunità e, soprattutto delle minoranze. La nostra presenza qui vuole essere proprio un atto di condivisione non solo per celebrare la festa ma per la rivendicazione dei diritti e per incitare a riflettere.
Come state vivendo questo ritorno alle scene con così grande successo?
Questo ritorno è stato una scossa di energia totale. Nei tour la sorpresa più bella è la gente che canta con noi conoscendo a memoria tutti i nostri testi. Abbiamo tanti messaggi fra cui anche quelli di chi afferma che i nostri concerti sono posti in cui è possibile sentirsi al sicuro. Una cosa che lascia anche tristezza perché significa che fuori non ci si sente a proprio agio.
Il particolare clima politico può portare qualche artista a non schierarsi per il timore di non riuscire più ad avere contratti di lavoro?
Gli artisti possono vivere nella paura di non potere lavorare ma non si possono giudicare e bisogna sempre considerare situazioni personali. Ci sono paure da cui è difficile uscire soprattutto se nella vita si è subito delle discriminazioni. Anche a noi è capitato di vedere dei concerti cancellati con la motivazione di essere seguite dai pulman dell’Arcigay ma siamo andate avanti nella consapevolezza di essere delle artiste libere. Per noi il Pride rimane una grande conquista e non si torna indietro e la musica può essere un potentissimo messaggio per diffondere luce nei tunnel costruiti da chi vive nell’oscurità dell’ignoranza.
Rosario Schibeci
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