La premessa doverosa che va fatta prima di raccontare questa partita con il Sassuolo è che di fatto una vera e propria partita non c’è stata perché l’Inter non è scesa in campo per giocare una vera partita di calcio con in palio il primo posto in classifica, com’era nella realtà questo scontro tra Inter e Sassuolo.
I ritmi di gioco troppo bassi, gli errori individuali enormi e le assenze di Brozovic e Bastoni sono state un inciampo più che sufficiente per mandare al tappeto l’intera squadra nerazzurra in questa gara. La stanchezza della partita col Liverpool, la sterilità offensiva a cui aggiungere il fatto che Inter da settimane sta ormai giocando senza portiere ed ecco che il quadro si completa a tinte piuttosto scure per quanto riguarda l’Inter che si è vista ieri sera.
Quasi nessuna prestazione individuale ha raggiunto la sufficienza e l’assenza di Brozovic ha reso il centrocampo prevenibile, con Gagliardini che ogni volta che gioca si conferma sempre più imbarazzante e inadeguato alla squadra dove si trova. Questo turno di campionato ha dunque fatto venire al pettine tutti i nodi di un mercato non affrontato con la necessaria consapevolezza di quanto questa squadra necessitasse di rinforzi seri ed utilizzabili in determinante posizioni del campo e soprattutto è chiara l’inutilità degli acquisti effettuati a gennaio in quanto Caicedo non è ancora disponibile e Gosens, pur essendo un ottimo innesto in prospettiva, al momento non può dare fiato a Perisic, che nella serata di ieri ha dimostrato di cominciare ad essere, comprensibilmente, in debito d’ossigeno. La mancanza di un centrocampista centrale in grado di dare fiato ai titolari sta facendo danni incalcolabili e la stessa cosa si può dire pure del reparto difensivo in quanto Dimarco dimostra tutti i suoi limiti da quando è stato costretto ad inventarsi “braccetto difensivo”, ricoprendo un ruolo che annulla le sue capacità di offendere e creare superiorità numerica, costringendolo ad un compito dove è palesemente in difficoltà.
Un pensiero a parte merita senz’altro Samir Handanovic che sta vivendo un lungo periodo di prestazioni realmente imbarazzanti dove ogni tiro subìto anche il più innocuo diventa un gol subìto con certezza. In particolare il primo gol è qualcosa di inspiegabile con la palla che passa esattamente sotto al corpo del portiere sloveno senza che questo riesca ad evitare che finisca in rete. Di fronte a questi errori diventa un dettaglio che probabilmente l’inizio dell’azione sia viziato da un fallo ai danni di Calhanoglu.
Un altro tasto molto dolente è rappresentato dalla sterilità offensiva con una prolungata astinenza da gol che sta coinvolgendo tutti gli attaccanti nerazzurri ed anche qui vengono al pettine i nodi di un reparto offensivo costruito male con un occhio alla calcolatrice ed al risparmio piuttosto che a rendimento in campo di giocatori che negli ultimi anni di carriera non hanno saputo mettere insieme dei numeri di rendimento e presenze tali da giustificare il fatto di giocare da titolari nell’Inter. Correa ha passato più tempo in infermeria che in campo ed anche i numeri delle ultime stagioni con la Lazio parlano di un buon giocatore molto discontinuo che però non ha quel guizzo capace di determinare nelle partite che contano. Dzeko è l’unico giocatore in grado di tenere un pallone in zona offensiva andando a sfruttare la struttura fisica ma l’età e conseguentemente la poca dinamicità non gli consentono di essere allo stesso livello per tutte le gare. I nerazzurri non hanno un sostituto utilizzabile dell’attaccante bosniaco perché Caicedo è sostanzialmente indisponibile da inizio stagione e non si capisce perché i nerazzurri lo abbiano preso visto che per tutta la prima parte di stagione ha fatto panchina nel Genoa penultimo in classifica. Per concludere un quadro fosco del reparto offensivo non si può non aggiungere il nome di Sanchez che qualche guizzo di buona qualità riesce ancora ad averlo, ma troppe volte perde palloni sanguinosi con dei controlli palla fuori luogo e fuori tempo a centrocampo che spesso portano la squadra a subire svariate azioni di contropiede da cui nascono occasioni da gol come nel derby e in tante altre circostanze. Se a tutto questo aggiungiamo ancora un rendimento di Lautaro Martinez assolutamente lontano da quello che aveva garantito le ultime due stagioni a fianco di Lukaku è chiaro che la sterilità offensiva dei nerazzurri trova una spiegazione più plausibile.
Non è la sconfitta con il Sassuolo in sé ad essere scandalosa perché con il Sassuolo hanno perso tutte le grandi del campionato e certamente aver affrontato i neroverdi dopo la dispendiosa partita col Liverpool non ha aiutato brillantezza ed efficacia, ma come giustamente sottolineato da Inzaghi nel post partita, è l’approccio ad una partita potenzialmente decisiva a preoccupare anche in ottica futura.
Tanti complimenti vanno invece fatti alla formazione di Dionisi che ha si conferma la vera e propria “ammazza grandi” di questo torneo e che contro le formazioni di alta classifica riesce ad esprimere al meglio il talento e la tecnica dei propri giocatori offensivi capaci di produrre un gioco efficace e piacevole con continuità e determinazione, esattamente quello che nella serata di ieri è mancato all’Inter.
Al termine di questa analisi severa e amara resta il fatto che comunque nulla è compromesso perché la stagione si può ancora raddrizzare, approfittando di un calendario che da questo punto del campionato in avanti potrebbe essere in discesa per i nerazzurri dopo i due mesi folli a cui sono stati sottoposti gli uomini di Inzaghi e al netto delle difficoltà nella rosa nell’Inter ci sono ancora potenzialità inespresse che possono permettere ai nerazzurri di mantenersi vivi nella corsa scudetto. Ora però sarà il coraggio di cambiare quello che serve fino a fine stagione, a cominciare dal portiere e da qualche variazione di modulo se sarà utile a poter fare la differenza e ridare all’Inter quell’energia che sta mancando. Un discorso più complesso va fatto in vista della prossima stagione. Partite come questa dimostrano una volta di più che un cambio di proprietà e una rivisitazione pesante della squadra, con la panchina completamente da rifare, non è più rinviabile e non può più essere sacrificata alle logiche di bilancio, perché senza investimenti corretti non si ottengono risultati e senza risultati i bilanci non quadrano in ogni caso.
Federico Ceste
Fonte della fotografia: Emanuele Gambino (Unfolding Roma Magazine)
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