Se n'è andato ad 86 anni ad Ascoli Carlo Mazzone. Veterano degli allenatori, suo il record di panchine, uomo vero ed ultimo rappresentante di un calcio romantico e passionale, esattamente come era lui. Non un vincente, ma senza retorica ha conquistato nella sua carriera le cose più importanti: la stima e l'affetto di tutti quelli che ha incontrato sulla sua strada. Giocatori, tifosi ed addetti ai lavori oltre ogni bandiera o squadra, Mazzone era benvoluto da tutti: ha portato in Europa il Cagliari, ha vinto l' Intertoto con il Bologna e il suo Perugia ha fermato la Juventus il 14 maggio del 2000 dando lo Scudetto alla Lazio. È per questo che ricordarlo solo per quella corsa col pugno alzato al termine di Brescia-Atalanta per rispondere agli insulti dei tifosi nerazzurri sarebbe riduttivo. Er magara, come era soprannominato, era quello sì, forte della sua romanità, ma non solo. È lui che ha accolto e rilanciato Baggio al Brescia nel periodo conclusivo della sua carriera. Quel binomio ha condotto il Brescia alla salvezza e vicinissimo all' Europa. Per questo suo fare paterno è ricordato oggi da Beppe Signori, sotto le sue ali al Bologna nel momento più difficile.
E poi la sua Roma. Tre anni sulla panchina giallorossa non fortunatissimi: un settimo posto e due quinti posti, ma la sua corsa sotto la Sud dopo un derby vinto nonostante le premesse, aver fatto debuttare un giovane Francesco Totti sono ricordi indelebili per ogni tifoso e sicuramente lo sono stati per lui che a Roma è nato e nelle giovanili giallorosse è cresciuto.
Non è arrivato ai vertici, ma tanti campioni sono passati sotto il suo sguardo fiero: uno su tutti Guardiola che nel 2009, da allenatore del Barcellona, gli ha dedicato la vittoria della Champions.
Il mondo del calcio lo piange e lo ricorderà sui campi sui quali da oggi ripartirà il campionato. Enrica Di Carlo Foto Lega Serie A
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