Gli occhi.
Eh già, perché quelli non ingannano mai, ed in un vortice di emozioni vissute fin dal primo momento in cui è atterrato a Roma, il cervello non avrà mai smesso di pensare, quello sguardo sempre un po' fuori sincronia, sorpreso a tratti assente come quello dei bambini alle giostre che per un momento perdono l'orientamento e non sanno dove andare.
Oggi in conferenza stampa poche domande di rito, “Cosa ti aspetti in questo campionato?”, “Se segno contro la Juve, no, no, non esulto!”, “Per lo scudetto è presto, ma ho voglia di vincere!”.
E negli occhi, anche oggi, non c'era lo sguardo di un giocatore navigato consacrato al calcio in una squadra blasonata, ma quella di un ragazzo pronto alla meraviglia.
Ci dimentichiamo sempre troppo presto che dietro ai numeri ed ai fenomeni, ci sono persone, sentimenti ed emozioni che hanno bisogno di essere sviscerate esattamente come le nostre, ci sono idee e ragioni che vanno oltre e Paulo lo sa bene.
Non si conoscono i retroscena della rottura che lo ha portato all'esclusione del progetto Juve, ma da tempo si percepiva un malessere profondo che toglieva serenità; rumors, pettegolezzi, chiacchiere tossiche; sarà che vivo ancora il calcio in modo romantico ma ho sempre voluto credere che per alcuni giocatori il denaro ed i contratti non potessero essere l'unico motore capace di farli correre in mezzo al campo, l'ambiente, il calore, la famiglia crea quel legame profondo che spinge più del denaro e Paulo dopo tanto errare ha preferito tutto questo. Non è facile scegliere una squadra si ambiziosa, ma povera di trofei, scendere con l'ingaggio e tuffarsi in un'avventura che prevede poche certezze, le sue parole stasera hanno spiegato con tutta l'innocenza del Mondo questa scelta: il cuore.
Un'affinità elettiva, il freddo del nord che finalmente dopo tanto tempo viene spazzato da quel vento caldo e pieno di amore che solo alcune tifoserie riescono a dare, ricevere senza aver dato nulla se non una promessa sulla carta del prossimo calendario di serie A, perché ragazzi, a chi non sarebbero venuti i brividi davanti alle migliaia di persone presenti che intonano cori e urlano il tuo nome, un fiume umano che si illumina all'idea di poter sperare in qualcosa di grande che tu puoi contribuire a realizzare. Gli occhi si bagnano, i battiti aumentano forse sale l'adrenalina, forse comincia a percepirsi la pressione ma lo sai che fa parte del gioco e, sentirsi vivi proprio per questo aiuta a riprendere coscienza di se stessi, di quello che si sarebbe voluto essere, di quello che si sarebbe voluto dare ma che inspiegabilmente è sempre stato strozzato sul nascere.
Esistono i luoghi del cuore dove ti senti irrimediabilmente a casa, non sai spiegarti come, non ne capisci il senso, ma realizzi di essere dove saresti voluto sempre stare.
La Joya...la Coscia, credo che questo sia passato nella mente di Paulo quando seduto su quella scalinata osservava immobile luci, colori, voci, forse più familiari di quanto potesse mai sperare in una realtà che solo fino a qualche mese fa sarebbe parsa impossibile, anche sciocca per certi versi e dubito fortemente che nessuno ne avrebbe addirittura riso.
Oggi è realtà, più per noi che per lui e credo che il Mondo abbia compreso solo in questa occasione cosa può diventare il calcio, se solo si volesse, quello che si racconta, quello che si vorrebbe passionale e disinteressato, quello che abbiamo spiegato con Totti e De Rossi ma che fino ad oggi sembrava esclusivo di un romanismo casalingo. Ci si è sempre accontentati di poco continuando a fare festa, ora si sono accesi i riflettori e non ci fermiamo più.
Benvenuto Paulo Dybala.
Laura Tarani
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